Marco Giusti per Dagospia
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Magari ora che Gina, la Lollo, se ne è andata, non avremo più problemi a vedere il film che le dedicò Orson Welles nel 1958, “Portrait of Gina”, una sorta di pilot di 26’ per una serie di ritratti per la ABC, non piaciuto all’emittente e mai distribuito, finito in una stanza d’albergo a Parigi e recuperato da un cameriere, che cercò di venderlo mostrandolo nel 1986 a Venezia. Gina stessa lo vide solo allora, lo detestò e ne bloccò la distribuzione mettendo in mezzo gli avvocati. Vai a sapere veramente perché.
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Eppure Gina, nel corso della sua carriera, esplosiva all’inizio, al punto che in cinque anni si ritrovò catapultata a Hollywood tra le braccia di Burt Lancaster, Yul Brynner, Tony Curtis e Rock Hudson, non così fortunato come si poteva prevedere, visto che a metà degli anni ’60 è una star un po’ decaduta, pronta a passare dalla Fata Turchina al Pinocchio televisivo di Luigi Comencini a un ruolo da zia pre-Malizia nuda sotto la doccia in “Un bellissimo novembre” di Mauro Bolognini, fece anche scelte bizzarre e coraggiose che la allontanano dall’icona hollywoodiana che in parte le era stato costruito. Penso a film davvero pop come “La morte ha fatto l’uovo” di Giulio Questi con Jean-Louis Trintignant o a “Queen, King, Knave” di Jerzy Skolimowski, tratto da Vladimir Nabokov, con David Niven e John Moulder Brown. Segno che non era stata una star viziata o aggressiva, e aveva seguito con una certa intelligenza tutte le fasi del suo percorso.
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Nel 1954 Boswley Crowthers, critico del “New York Times”, recensendo “Beat the Devil”/”Il tesoro d’Africa” diretto da John Huston in Italia con Humphrey Bogart, scrive che “Gina è da sola l’attrazione del film”. E i critici erano impazziti a Venezia vedendola in “Le belle di notte” di René Clair dove è il sogno proibito di Gerard Philippe. A quel punto, dopo una serie di piccoli ruoli nel cinema del dopoguerra, “Aquila nera”, Il delitto di Giovanni Episcopo”, “Follie per l’opera”, si è già fatta notare come Nedda, la moglie infedele di Canio ne “I pagliacci”, in “Vita da cani” di Steno con Aldo Fabrizi, in “Alina” di Giorgio Pastina con Amedeo Nazzari, ne “la legge” di Jules Dassin, ma soprattutto è diventata la prima star italiana come la Bersagliera di “Pane, amore e fantasia” e “Pane, amore e gelosia” di Luigi Comencini, i due primi film della serie, interpretata e supervisionata da Vittorio De Sica e ha dimostrato di poter funzionare in ruoli drammatici come dimostra “La romana”, sempre del 1954.
Senza scordare i bellissimi film che gira negli anni ’50, L’episodio “Il processo di Frine” in “Altri tempi” di Alessandro Blasetti, “La città si difende” di Pietro Germi, “”Cuori senza frontiere” di Luigi Zampa. Gli italiani sono giustamente impazziti per Gina, ma non solo loro. Con Gerard Philippe ha girato due bellissimi film, “Fanfan la Tulipe” di Christian Jacque e “Le belle della notte” di Clair. E Hollywood la vuole. Lei sbarca assieme a una sua amica per la prima volta nel 1954 a New York. Un inviato americano, Joe Hyams, le dedica una serie di articoli sui giornali americani, una Lollo Story a puntate. Non la trova però così bella dal vivo. “Troppo piccola, il naso troppo grande, la figura troppo ordinaria, gambe pesanti, solo gli occhi belli. Ma metti tutte queste imperfezioni assieme e nasce il mistero di fotogenia che è Gina Lollobrigida”.
Nelle interviste si schermisce giura di essere una ragazza di campagna, popolare, alla buona, anche se già vanta 80 paia di scarpe e 300 vestiti. E le hanno appena proposto il ruolo da protagonista, la sciantosa Lina Cavalieri in “La donna più bella del mondo” diretto da Robert Z. Leonard a fianco di un Vittorio Gassman ancora da esportazione, e, a seguire, “Trapezio” di Carol Reed, il primo film che uscirà in Supertechnirama 70mm, con Burt Lancaster e Tony Curtis, i maggiori divi di Hollywood, che se la contenderanno, in una rilettura etero di un testo fortemente gay. A questo punto Gina, col mondo ai suoi piedi, ha due problemi. La carriera americana, particolarmente allettante, e, soprattutto, il problema Loren. Sono i giornali americani a farlo diventare davvero un caso. Si leggono titoli del tipo “It’s War Between La Lollo and La Loren”, dove si capisce che la Loren l’ha davvero puntata.
Gina Lollobrigida e Vittorio Gassman in un'immagine della mostra 'Fuori dal Set'
“E’ una copiona”, spiega ai giornalisti americani, “una copycat.” E la Loren: “Non sono io che copio, abbiamo lo stesso pubblico”. Ma sostiene che le copia anche i vestiti, e se la ritrova nei posti dove va lei. Intanto, visto che la Lollo ha rifiutato l’offerta di fare un terzo titolo della serie “Pane, amore…” con Vittorio De Sica, “Ho detto alla Titanus che non avrei mai fatto un terzo film, anche se mi avessero pagato in dobloni d’oro”, Goffredo Lombardo, patron della Titanus ha offerto la parte a Sophia. E lei ha subito accettato. E’ quello che le ci voleva per lanciarsi. “Ma non c’è guerra tra Miss Lollo e me”, dice Sophia alla stampa americana, “Non voglio certo prendere un ruolo pensato per lei. Sarà scritto un nuovo copione adattato alla mia personalità”. IN fondo, dichiara lo stesso Lobardo, che ha prodotto tutta la serie di film “In Italia si girano 150 film all’anno. C’è abbastanza spazio per più di una sola star. E ritengo che la Lollo abbia una serie antagonista, la Loren”.
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Gina ha rifiutato, sembra, 290 mila dollari, una cifra enorme, ma pensa a Hollywood, anche se negli anni si pentirà amaramente di aver lasciato la porta aperta alla rivale. E’ stato il suo più grande errore. E la Loren ne ha approfittato. “Pane, amore e…” diretto da Dino Risi a colori sarà un grande successo. Mentre la Lollo pensa a Hollywood con “La donna più bella del mondo”, che dovrebbe far tacere i fan della rivale già dal titolo, e al successivo “Trapezio”, che non sarà però il capolavoro sperato.
Anche se io, da bambino, lo adoravo. Come adoravo il quasi imbarazzante “Salomone e la Regina di Saba” di King Vidor, dove è la conturbante Sheba, mentre Salomone, interpretato inizialmente da Tyrone Power verrà sostituto a metà da riprese da Yul Brynner, perché si è accasciato durante il duello con George Sanders e è tragicamente morto. Anche sul set di “Trapezio” muore un’attrice, proprio la stunt di Gina. E’ un film difficile da fare. La carriera americana di Gina non è così ricca come si poteva pensare. Non riesce a muoversi bene come si era mossa in Italia a Hollywood. Ha problemi con George Cukor sul set di “Lady L” e il film si farà, ahimé, con Peter Ustinov regista e La Loren al posto della Lollo. Perbacco.
Se Sophia gira “Madame Sans Gene”, Gina gira “Venere imperiale” di Jean Delannoy con Stephen Boyd e Raymond Pellegrin. Non funziona più così bene sul mercato internazionale. La Loren ha macinato ruoli, premi. E se, forse, neanche lei, alla fine è riuscita davvero a superare da star gli anni ’70, ha comunque una filmografia più forte negli anni ’60 e in America.
Le cose migliori Gina le gira in Italia nella seconda metà degli anni ’60, “Mare matto” di Renato Castellani con Jean-Paul Belmondo e Tomas Milian, “Le bambole”, dove darà scandalo, nel suo episodio, diretto da Mauro Bolognini, il fatto che conquisti il bel pretino Jean Sorel. Devo dire che lì è favolosa. L’ultimo film dove è ancora La Lollo è forse “Le piacevoli notti” con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Dopo le rimarranno ruoli in film anche curiosi come “La morte ha fatto l’uovo” di Questi o “Queen, King, Knave” di Skolimowski tratto da Nabokov, che sarà un flop, e qualche ospitata in tv in qua e là.
Al punto che è quasi un evento rivederla come attrice, nel ruolo della madre di Francesca Dellera nella edizione televisiva di “La Romana” diretta da Mauro Bolognini, prodotta da Ciro Ippolito per Mediaset. Ma il giorno dell’anteprima a Roma stupisce tutti i presenti quando dal palco, dove siede assieme a regista, produttore, a Alberto Moravia e alla protagonista Francesca Dellera, demolisce la protagonista dicendo che non sa recitare e che è stata doppiata. Credo che il suo ultimo film sia lo scombinato “Box Office 3D” di Ezio Greggio.
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