Michele Bovi per Dagospia
stanlio e ollio i diavoli volanti 1
È nata prima Guardo gli asini che volano la canzone del film “I diavoli volanti” che rese popolarissima in Italia la coppia di comici americani Stan Laurel e Oliver Hardy o A Zonzo, successo evergreen del cantante torinese Ernesto Bonino? I ritornelli sono identici, gli autori sono gli stessi, un apparente auto-plagio. Attorno alle origini e all’esecuzione di quei due brani permangono abbagli, controversie e misteri.
Nell’archivio delle opere musicali della Siae Guardo gli asini che volano è depositato come titolo alterativo all’originale A Zonzo, con i nomi del compositore Gino Filippini e del paroliere Riccardo Morbelli e quello delle edizioni Curci.
Il deposito risale al 1942 anno di pubblicazione di A Zonzo e mentre l’etichetta del disco riporta la dicitura “Dal film I diavoli volanti”, lo spartito aggiunge altri dettagli: “Dal film Aci-Europa I diavoli volanti con Stan Laurel e Oliver Hardy”. Pertanto, al contrario di quanto si è sempre letto, gli asini di Stanlio e Ollio precedettero la canzone-cult di Ernesto Bonino.
stanlio e ollio i diavoli volanti 2
Il film “The Flying Deuces” uscì negli Stati Uniti nel 1939 con Oliver Hardy che cantava Shine On Harvest Moon, uno dei brani più popolari della Broadway di inizio Novecento. La versione italiana “I diavoli volanti” fu realizzata nel 1941 negli studi romani della Aci-Europa Film e proiettata nelle nostre sale cinematografiche nei primi mesi del 1942, con Ollio che intona Guardo gli asini che volano in subentro a Shine On Harvest Moon, forte di una perfetta consonanza labiale: non si percepisce la sostituzione del motivo americano con quello italiano, identica sequenza, nessun trucco di montaggio.
La casa di produzione Aci (Anonima cinematografica italiana) fondata nel novembre del 1940 da Vittorio Mussolini aveva acquisito due mesi dopo l’Europa Film dando vita alla nuova società Aci-Europa Film. Una ricerca della storica Carla Nardi sull’attività dell’Enaipe (Ente nazionale acquisti importazioni pellicole estere) attraverso la documentazione conservata nell’Archivio dello Stato rivela che Benito Mussolini, molto attento al cinema hollywodiano inteso come strumento di propaganda, era un ammiratore dei due comici americani, guardava i loro film in proiezioni private a Villa Torlonia e nel 1937 incaricò il figlio Vittorio di incontrare in America Hal Roach produttore delle loro pellicole per stabilire un rapporto che portasse alla realizzazione di una serie di film tratte da opere liriche, nel primo dei quali Stan Laurel e Oliver Hardy avrebbero dovuto parodiare il Rigoletto di Giuseppe Verdi.
alberto sordi e mauro zambuto durante il doppiaggio.
Nacque così la società RAM, acronimo di “Roach and Mussolini”, con un capitale iniziale di sei milioni di dollari, che riuscì di fatto a produrre soltanto pochi cinegiornali di propaganda per l’Italia. Nella ricerca sono focalizzati alcuni aspetti relativi all’applicazione pratica della politica subalterna al Regime, come doppiaggio e mediazione culturale, con la curiosa consuetudine di italianizzare gli inserti musicali delle pellicole straniere.
alberto sordi con stanlio e ollio
Le voci italiane di Stan Laurel e Oliver Hardy dal 1937 erano quelle di Mauro Zambuto, figlio di Gero Zambuto, un doppiatore che aveva lavorato per gli americani della Walt Disney Company, e di Alberto Sordi al debutto nel mondo della cinematografia. Zambuto fu Stanlio e Sordi fu Ollio fino all’ultimo film della coppia “Atollo K” del 1951. Mauro Zambuto era un genio poliedrico che si divise sempre tra Italia e Stati Uniti. A Roma divenne docente di Fisica Teorica nella scuola fondata da Enrico Fermi e nel 1952 si trasferì a New York per dirigere l’Italian Film Export la società che curava l’importazione in America dei film italiani e la loro sincronizzazione, e contemporaneamente per lavorare alla Rca come ingegnere a un progetto dell’azienda britannica Marconi sullo sviluppo dei tubi a raggi catodici.
La Metro-Goldwyn-Mayer lo volle come consulente alla tecnica del suono e agli effetti speciali del kolossal “Ben-Hur” del 1959. Zambuto diventò poi direttore del dipartimento di sincronizzazione della casa di produzione statunitense Paramount. Lasciò il cinema negli anni Ottanta per tornare alla sua primaria vocazione, l’insegnamento, e accettò la cattedra di Elettrodinamica Quantistica nella facoltà di Fisica dell’Università del New Jersey.
Zambuto era quindi uno dei massimi esperti al mondo di tecnica di sincronizzazione: chi meglio di lui poteva confezionare il testo della canzoncina affinché sembrasse proprio l’originale intonato da Ollio? È verosimile che il musicista Gino Filippini, già famoso per aver composto nel 1939 il capolavoro di Odoardo Spadaro Sulla carrozzella, abbia lavorato assieme a Zambuto per confezionare il motivo Guardo gli asini che volano, poi dal cinema dirottato alla discografia per diventare con le parole scritte dal drammaturgo Riccardo Morbelli l’incantevole A Zonzo portato al successo da Ernesto Bonino. I malintesi a proposito di quei due brani sono diversi. Ad esempio non fu il direttore d’orchestra dell’Eiar (antenata della Rai) Cinico Angelini a curare l’arrangiamento della registrazione di Bonino, come si è letto finora, bensì il maestro Carlo Zeme, altro direttore d’orchestra dell’Eiar.
E c’è ancora di peggio. Chi per anni ha ritenuto possibile l’attribuzione dell’adattamento del testo della canzone regina de “I diavoli volanti” ad Alberto Sordi oggi deve fare i conti con chi addirittura mette in dubbio che sia la voce di Sordi a interpretarla. A cantare Guardo gli asili che volano è Ollio, ma Sordi aveva dato al tenore Oliver Hardy una voce italiana da basso, mentre nella canzone il tono, le cadenze e le inflessioni anglosassoni suonano a favore della voce di Stanlio, ovvero quella di Mauro Zambuto.
A sostenere la tesi di Zambuto interprete del popolare brano sono numerosi appassionati italiani di Stanlio e Ollio, tra cui l’avvocato novarese Antonio Costa Barbé che ha intrattenuto una fitta corrispondenza con Mauro Zambuto prima della sua scomparsa avvenuta nel 2011 (su YouTube si rintracciano alcune conversazioni telefoniche tra i due). Costa Barbé ha anche incaricato Matteo Pace, uno dei maggiori esperti italiani di registrazioni da studio, di effettuare una perizia per stabilire definitivamente la verità su quell’interpretazione.
stanlio e ollio i diavoli volanti 3
“Pace mi ha detto che non ha ancora sufficiente materiale per dare una risposta precisa – spiega l’avvocato Costa Barbé – Mi sono impegnato a farglielo avere. In realtà Alberto Sordi non ha mai affermato di essere l’esecutore di Guardo gli asini che volano: ha sempre e soltanto sostenuto di essere stato per 14 anni il doppiatore italiano di Oliver Hardy in coppia con lo Stan Laurel di Mauro Zambuto, ossia la sacrosanta verità”. Nel 1984, per il programma televisivo Fantastico 5, Alberto Sordi con Heather Parisi ricrearono la coppia Stanlio e Ollio e in quella circostanza l’attore cantò proprio Guardo gli asini che volano. “Sordi la cantò nella sua naturale tonalità di basso – spiega l’avvocato Costa Barbé – ben diversa da quella del film”. Insomma l’avvocato novarese non ha dubbi: per quella canzone fu Stanlio a prestare la voce a Ollio.