Andrea Carugati per "La Stampa"
«L'unica cosa certa è che Indiana Jones non morirà come accaduto recentemente a Ian Solo nella nuova trilogia di Star Wars. Su questo ci potete scommettere». Parola di Harrison Ford, che è appena entrato per la quinta volta nei panni dell'archeologo più famoso della storia del cinema.
La sua battuta svela almeno due cose: Ford, uomo schietto e diretto, non ha gradito la scelta dei produttori della nuova trilogia stellare, che lo hanno fatto fuori senza troppi riguardi dall'altra saga che lo ha reso famoso. E poi che il suo ruolo nel nuovo film su Indiana Jones sarà importante e non di appoggio a nuove generazioni di attori, come invece temuto dai fan.
Le riprese del nuovo capitolo, la cui gestazione è stata molto complicata, iniziano la settimana prossima negli studi Pinewood fuori Londra e prevedono una tappa a Segesta, in Sicilia, nel mese di luglio.
Questo set va a chiudere una storia che risale al 1981, quando Steven Spielberg e George Lucas si inventarono questo archeologo avventuriero, animato ma un po' cialtrone, abile con la frusta, ma terrorizzato dai serpenti, che ha fatto sognare e divertire generazioni di spettatori.
Il progetto era stato annunciato nel 2016 e Ford aveva ammesso le difficoltà: «Non è stato un film facile da mettere insieme e ci voleva anche la storia giusta. Abbiamo avuto alcuni problemi con la sceneggiatura, con la programmazione delle riprese (complicata anche dalla pandemia, ndr) e volevamo essere all'altezza degli altri capitoli. È stato complicato, ma pensiamo di esserci riusciti».
Tanto complicato che Steven Spielberg ha abbandonato la regia, lasciandola a James Mangold, reduce dai successi di Ford vs. Ferrari, Logan e Deadpool. La motivazione ufficiale del regista di Salvate il soldato Ryan, Schindler's List, E.T. e decine di altri film che hanno fatto storia, è nobile: «È giusto lasciare ai giovani talenti la frusta di Indiana, così che possano portare la loro prospettiva sullo schermo».
Si immagina un po' di malinconia per la sua creatura, alla quale continua però a partecipare come co-produttore. Nessun ripensamento per Harrison Ford che con Indiana Jones ha sempre avuto un rapporto d'amore e d'odio. Ford è uno dei pochi attori al mondo ad avere interpretato due personaggi tra i più iconici della storia del cinema hollywoodiano: sarà dunque sempre e per sempre Indiana Jones e Ian Solo, personaggi grazie ai quali ha ottenuto il successo planetario, la ricchezza e la fama, ma che gli hanno impedito di avere ruoli che gli potessero valere un Oscar.
«Sono entrato in questo business per fare soldi, per guadagnare e potermi mantenere. È il mio lavoro creare utili alla casa cinematografica che mi ha assunto. Ed è il mio lavoro fare di tutto perché un film abbia successo. Non mi sono mai preoccupato di essere incastrato a vita in un personaggio, anche se poi è accaduto. Ho sempre e solo cercato di essere professionale e di fare al meglio il lavoro per cui ero pagato. Non mi sono mai pentito di quelle scelte e tutto sommato penso sia andata molto bene».
L'attore ha 78 anni ma non ha perso l'ardore che lo ha sempre contraddistinto: «Non credo sarò più il protagonista di una commedia romantica. A volte leggo una sceneggiatura e mi capita di pensare che sarebbe perfetta se solo avessi dieci anni in meno, ma non li ho, quindi me ne faccio una ragione. A me piace il processo di creazione di un film. Lo trovo affascinante. Mi piace immaginare, spaziare. Adoro usare la mia fantasia e spero che questo aspetto non si sopisca mai e stia con me per sempre. Sono fortunato a potere fare ancora questo lavoro. È magnifico. E poi stiamo parlando di Indiana Jones. Ha significato molto per me».
Non solo gioie: «Ho capito subito che dopo Indiana Jones certe cose non le avrei potute fare; ancora oggi, a volte, non ottengo la parte per questo bagaglio che mi porto dietro, ma per quanto mi possa infastidire, sono grato di avere avuto la fortuna che ho avuto e sarei un folle a rinnegare il mio passato».
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