Estratto dell'articolo di Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”
Sulla stagione del Covid se ne sono dette di ogni ma che la causa di tanti decessi fosse da addebitare in qualche modo proprio alla destra italiana e a Fratelli d’Italia in particolare – unico partito sempre all’opposizione in quella fase – è davvero troppo.
A stabilirlo non solo la logica e la cronaca spicciola degli avvenimenti ma anche il Tribunale di Roma che ha condannato chi, in diretta televisiva, ha pensato bene di puntare il dito contro coloro che non avevano alcun numero in Parlamento per adottare una benché minima decisione sul tema. Si tratta del giornalista-divulgatore Alessandro Cecchi Paone che dovrà risarcire adesso i danni (quantificati in 20mila euro) alla reputazione e all’immagine del partito di via della Scrofa.
Tutto è nato nel corso di una delle diatribe andate in onda nei mesi di pandemia: la tramissione in questione era Zona Bianca del 14 luglio del 2021. Il tema della puntata? Il Green pass. La discussione in studio è partita dalla lettura di un tweet di Giorgia Meloni, ai tempi leader dell’opposizione, sul lasciapassare verde. In base a questo Cecchi Paone affermava che la responsabilità dei 130mila morti e la perdita di dieci punti del Pil fosse attribuibile «anche» a quella che veniva liquidata polemicamente come «destra no vax». Incluso proprio Fratelli d’Italia.
In soldoni la tesi del giornalista televisivo era che Meloni & co avessero avuto un orientamento ostile, a suo avviso del tutto gratuito e immotivato, alle restrizioni imposte dal governo Draghi per fronteggiare il Covid. «Hanno continuamente chiesto di aprire», spiegava in diretta facendo intendere che ciò avrebbe favorito la diffusione del virus e le terribili conseguenze sulla popolazione.
Tesi rigettata in toto durante il procedimento da FdI, secondo cui la posizione tenuta in quel frangente dai suoi dirigenti era sì favorevole alla riapertura delle attività ma solo se dotate di misure di contenimento del rischio Covid (rilevando, oltretutto, come nella prima fase dell’epidemia il partito era favorevole alla chiusura generalizzata, quando l’allora governo Conte 2 tentennava). Non solo. Rispedite al mittente, ossia a Cecchi Paone, anche le altre accuse: da quella di aver fatto propaganda contro l’uso delle mascherine a quella più odiosa, la fantomatica contrarietà ai vaccini. I dubbi dei meloniani, invece, si riferivano all’obbligo. Ragion per cui la posizione non era assimilabile in nulla a quella della No vax.
Alla luce di tutto questo è partita la richiesta di risarcimento. Il Tribunale, analizzando la puntata, ha verificato che ciò che ha dichiarato Cecchi Paone riguardo Fratelli d’Italia su chiusure, mascherine e vaccinazioni, non risponde alla realtà: