Jesse Singal per “New York Magazine”
Non sono pochi gli uomini eterosessuali che fanno sesso gay. Se lo fa una donna, si parla di esplorazione della femminilità. Se lo fa la controparte maschile, non si parla mai di sperimentazione o curiosità, ed è tutta un’altra storia. Il contatto omosessuale è prevalente , nelle prigioni come negli ambienti militari, tra le gang di motociclisti come tra i più conservatori, eppure non vi si trova altra spiegazione che non sia: sono omosessuali latenti. Lo sono e non lo accettano.
giochini erotici nelle fratellanze
Insomma l’idea che passa è che la donna sia ricettiva e flessibile, l’uomo chiuso e rigido. L’uomo avrebbe come unico obiettivo quello di diffondere il seme, la sua sessualità è legata alla biologia e alla teoria evoluzionistica e può comportarsi da omosessuale solo in circostanze estreme, tipo la galera o la caserma, dove non si vedono donne. Eppure ci sono centinaia di luoghi dove gli uomini, non costretti dal contesto, decidono comunque di dedicarsi al reciproco ano. Basti pensare alla “tearoom culture” degli anni Sessanta, alla pratica di tizi sposati di fare o ricevere pompini nei bagni isolati, nei parchi, sotto la metro.
All’epoca qualche sociologo disse che lo facevano per sfuggire alle pressioni cattoliche: con le mogli non potevano usare i profilattici e se facevano sesso quando volevano si rischiava di avere molti più figli. C’è sempre una ragione razionale all’omosessualità maschile, sembra. L’omosessualità capita, e questo mantiene l’eterosessualità intatta.
Lo stesso accade nelle fratellanze. Al college fai cose tipo la “Elephant Walk” (il trenino nudi) perché te lo dice lo studente più anziano e fra due anni sarai tu a dare lo stesso ordine a una matricola. Questione di pressione psicologica, di ricerca di accettazione. Sarà pure, ma nelle foto gli studenti ridono e si divertono. Che dire dei rituali dei marinai, tipo la penetrazione anale o cose simili per festeggiare l’attraversamento dell’equatore? Non è percepito come sesso, né come atto gay. E’ goliardia, condivisione. E’ come dire: sono talmente etero che posso scherzarci su senza problemi. Anche sui siti di “dating” gli annunci spesso recitano: “Non sono solito andare coi gay, e sono attivo, non passivo”. Usano il linguaggio etero, anche se cercano un’esperienza omo. Postano foto di addominali per dimostrare di essere maschi. Per chi legge, sono omosessuali che non ammettono di esserlo.
La verità è che gli uomini si sono interessati ai contatti omosessuali nello stesso momento in cui è nata l’eterosessualità, solo che ogni volta devono legittimare le loro azioni, a differenza delle donne. Non sono omosessuali, tantomeno bisessuali, perché spesso, dopo l’esperienza, si sposano, fanno figli, frequentano donne, proseguono la loro vita seguendo l’orientamento eterosessuale. Se proprio vogliamo usare una categoria è quella “queer”, sottocultura che apre a tutti i tipi di relazioni, ancorata a una lunga tradizione di essere contro le norme. Ma gli etero non sentono alcun bisogno di sentirsi parte di questa comunità. Per concludere, chi fa sesso omosessuale, non è necessariamente omosessuale, che si tratti di uomo o donna. E’ un desiderio condiviso, che fa parte della condizione umana. C’è chi lo realizza e chi no. Bisogna smetterla di essere ossessionati da argomenti socio-biologici, che si tramutano in una trappola. Non scegliamo né abbiamo controllo sulla nostra attrazione sessuale.
bruno vespa tweet su gay ed etero elephant walk al college