Estratto dell'articolo di Luigi Bolognini per “la Repubblica”
Doveva essere il giorno del trionfo per Baby Gang: stasera gli spettatori avrebbero riempito fino a fare il tutto esaurito il Forum di Assago. […] E invece il trapper — vero nome Zaccaria Mohuib, italiano nato a Lecco, il 26 giugno 2001, da genitori marocchini, […] esattamente sette giorni fa si è visto annullare la detenzione agli arresti domiciliari, col conseguente obbligo di tornare in carcere, a Busto Arsizio (e di rinviare al 14 dicembre il concerto al Forum).
Motivo? Aver violato le prescrizioni a cui era sottoposto, facendo post sui social mostrando una foto che lo ritrae con una pistola in pugno puntata verso l’obiettivo e il braccialetto elettronico in bella vista. Perché a neppure 23 anni ha già alle spalle un discreto elenco di incontri tempestosi con la giustizia, come tanti altri italiani di seconda generazione, alle prese con un’integrazione difficile. Da bambino, a Casablanca, si trova a vivere in un bilocale con sei tra fratelli e sorelle, a 11 anni scappa di casa e inizia ad assumere ansiolitici e hashish e inizia a dedicarsi a furti e furtarelli.
L'ANGELO DEL MALE DI BABY GANG
[…]. Tornato in Italia, entra ed esce da prigioni minorili e case comunità, incontrando don Claudio Burgio — da qualche mese nuovo cappellano del carcere per giovani di Milano, il Cesare Beccaria, che lo instrada verso la musica. Di lì in poi trap e problemi giudiziari vanno di pari passo. Nel 2021 il disco d’esordio Delinquente, nel 2023 Innocente e, adesso, L’Angelo del male, […]direttamente in vetta alla classifica. […]
La discografia, molto compatta e omogenea nei suoni e nei temi, racconta una vita difficile, dura, anche violenta. Quanto al Codice penale, a parte altri procedimenti ancora in corso al momento Baby Gang ha due condanne di primo grado sulle spalle: 4 anni e 10 mesi per rapina e 5 anni e 2 mesi per sparatoria. Per questi due processi era stato messo in carcere a Busto Arsizio a ottobre 2022 per restarci fino al febbraio del 2023, poi era stato trasferito in una comunità di recupero e infine, da gennaio a lunedì scorso, agli arresti domiciliari.
In questi mesi da casa Baby Gang aveva però chiesto e ottenuto permessi dai giudici per terminare la lavorazione del nuovo disco e girare i videoclip per la promozione, di cui l’immagine con la pistola era un fotogramma. «Ma ci sono due dettagli che cambiano tutto — dice il suo avvocato Niccolò Vecchioni — anzitutto sia l’arma che la marijuana che compaiono nell’immagine sono finte. Secondo, non è stato Zaccaria a fare quei post su Instagram, ma un collaboratore del suo staff, che aveva l’autorizzazione di parlargli. Quindi non c’è il reato e non c’è il reo». Col paradosso, tra l’altro, che ad annunciare il ritorno in carcere è stato il suo profilo ufficiale di Instagram, gestito dal suo team.
Baby Gang nell’ultimo periodo si era detto cambiato coi giudici della sezione autonoma misure di prevenzione: «Non ho mai sgarrato una prescrizione, ho fatto volontariato e non ho sbagliato nulla, solo le persone che ho frequentato in passato. Pesa il mio nome, Baby gang. La vittima sono io, arrivo da una situazione non facile». Aggiunge l’avvocato Vecchioni: «Il problema è l’eccessiva attenzione dei magistrati verso Zaccaria, che nasconde l’ostilità per i messaggi che lancia.
Nessuno è obbligato, ovviamente, a concordare su quel che racconta e come lo racconta, ma questo non deve fare parte del giudizio su eventuali reati».
Qui forse si arriva al punto, che è poi un vecchio problema, quello del “cattivo maestro”. Accusa piombata sugli intellettuali, la tv, Internet, adesso anche sulla musica. La coincidenza tra la nuova detenzione e il primo posto in classifica è troppo ghiotta per non chiederselo. […]
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