LORENZO DE CICCO PER la Repubblica
Sulle poltrone della "terza Camera", che governa da 26 anni filati, Alessandro Orsini non lo farebbe accomodare. A Bruno Vespa il talk formato "né né", specialmente in tempi di guerra, proprio non piace.Vespa, ha detto che trasformare la questione Russia-Ucraina "in un derby alla Roma-Lazio è avvilente".
C'è stata una degenerazione in questi anni, nei salotti tv, prima col Covid ora con la guerra?
"La pandemia ci ha insegnato quanti danni può fare una informazione distorta. L'estremismo No Vax portato in televisione ha sulla coscienza tante anime fragili. Con la guerra non si può commettere lo stesso errore. È in gioco la civiltà occidentale, la libertà per cui si sono battuti i nostri padri. Da una legittima critica agli errori degli ucraini in passato, non si può passare al "né né" tipico di troppi italiani".
Dev'esserci una differenza, anche in questo approccio, tra servizio pubblico e tv commerciali?
"Quando si parla a milioni di persone su temi fondamentali, tutto è servizio pubblico. Se compro un medicinale, non mi chiedo se me lo venda una farmacia comunale o una privata".
Bianca Berlinguer parla di pluralismo delle idee da garantire. Ma può valere tutto, lo scienziato ospitato insieme al no-vax convinto che nel siero ci sia il grafene, fino a chi sostiene contro-narrazioni simili alla propaganda di Putin?
"Non giudico il lavoro dei miei colleghi e Bianca è una brava professionista. In ogni trasmissione, se si usano toni troppo alti, si stona e il pubblico deve tapparsi le orecchie. Un conto è il confronto, altro è la rissa. Ed è facile portare lo spettatore meno informato fuori dei sentieri della storia".
La commissione di Vigilanza Rai prepara un pacchetto di regole per i talk: basta tuttologi, solo ospiti competenti, rotazione delle presenze per evitare il solito circolo, evitare la rappresentazione teatrale delle contraddizioni. È d'accordo?
ALESSANDRO ORSINI A CARTABIANCA
"Questo è lo stile di Porta a porta da sempre. Ma credo sia impossibile regolare con un decalogo parlamentare una materia così complessa e soggettiva".
Le nuove regole al vaglio della Vigilanza chiedono di privilegiare gli ospiti "a titolo gratuito". Si può fare un buon programma di informazione senza pagare gli opinionisti? A Porta a Porta ci sono compensi per le ospitate?
"Il budget ospiti di Porta a porta è, absit iniuria, la mensa della Caritas, viste le cifre che girano. Nella storia del programma gli opinionisti non sono mai stati pagati. Dall'anno scorso, visto che le altre trasmissioni d'informazione pubbliche e private facevano contratti a raffica, rischiavamo di restare all'asciutto o con presenze poco equilibrate e abbiamo fatto due o tre piccoli contrattini, per garantirci un minimo di pluralismo".
Il prof Orsini l'avrebbe invitato?
"È un mio difetto, ma non l'ho mai ascoltato. Se è vero quello che leggo, no".
Vede, dietro certe ospitate controverse, una rincorsa allo share?
"Bè, è nelle cose..."
Nella sua lunga carriera, si è mai pentito di avere invitato qualcuno?
"I Casamonica. Non mi pento dell'intervista, ma di averla fatta in studio. Quelle poltrone, a torto o a ragione, hanno un minimo di sacralità...".