Paola Italiano per “la Stampa”
A scrivere di un cantante che parte per il servizio militare sembra di precipitare in un'altra epoca. Ma se in Italia la leva obbligatoria non esiste più da quasi 20 anni, così non è in Corea del Sud - come potrebbe, con l'armamentario nucleare dei coreani, quelli del Nord, con cui tecnicamente il Paese è ancora in guerra. E allora ecco la notizia: i sette ragazzi coreani che formano i BTS, la più famosa boy band del mondo - 68,4 milioni di follower su Instagram, 53,7 milioni su TikTok, il fenomeno mondiale più eclatante del pop - stanno per partire per la naja.
Nessuna deroga: in Corea del Sud la leva è obbligatoria per tutti i maschi prima dei 30 anni, il governo in passato ha già esentato in passato ballerini e musicisti classici, ma per il pop proprio non se ne parla. I manager hanno chiarito che i Bts sono «contenti» di adempiere ai loro doveri e di riunirsi di nuovo come gruppo intorno al 2025», data che ha gettato nella disperazione i suddetti milioni di fans, un coro greco via social di proteste e lacrime senza precedenti.
I BTS si aggiungono a una folta schiera di artisti celebri chiamati dal dovere. Il più vicino per portata internazionale è il più lontano nel tempo: alle 6,35 del 24 marzo 1958 Elvis Aaron Presley si presentava all'ufficio leva di Memphis per uscirne matricola numero 53310761. Era già «The Pelvis» e i due anni di militare lo avrebbero segnato: mentre il suo manager, il Colonnello Parker (colonnello solo per titolo onorifico) pianificava uscite di dischi e film per tenere alto nelle classifiche il nome dell'artista, il soldato Elvis affrontò prima la morte della madre e poi partì per la Germania Ovest a seguito delle truppe di occupazione sul territorio tedesco.
Lì fece due incontri: Priscilla, che sarebbe diventata sua moglie, e le anfetamine: dalla prima, figlia adottiva di un colonnello suo superiore (un altro colonnello), si separò nel 1972, dalle seconde non si separò più. Anche al padre italiano del rock' n'roll tocca la naja quando il successo lo ha già baciato: Celentano è a Sanremo del 1961 grazie a un permesso speciale firmato dal ministro della Difesa Giulio Andreotti. La recluta è indisciplinata, è l'anno delle spalle al pubblico che fanno scandalo. Molto più ligio il soldato Gianni Morandi che il 7 febbraio 1967 entra al Car di Taggia e benché sia l'alba, alla stazione e davanti alla caserma trova orde di fan.
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Ma nulla in confronto alla sua prima libera uscita, con il traffico paralizzato, al punto che addio libertà e addio pure uscita, il comando bloccò tutto con grande disappunto dell'unica ad aspettare che ne aveva titolo, la moglie Laura Efrikian: il loro amore, ironia della sorte, era nato sul set di un musicarello del '64 in cui Morandi era un giovane che partiva militare. Il cantante ricorda spesso il periodo sotto le armi: «In caserma ero a mio agio con i ragazzi della mia generazione - scriveva in un post - che mi trattavano con molta normalità. Non ero abituato».
In Liguria, ad Albenga, passa anche un altro milite arci noto, Lorenzo Jovanotti Cherubini, anno '88-89. Pure lui parte in missione per Sanremo («No Vasco io non ci casco») e in quel periodo canta Asso, sigla di Classe di ferro, telefilm su Italia 1 con cui l'Esercito cercava di svecchiare la sua immagine. Gli adolescenti di allora ricordano i rulli di tamburo e Lorenzo che declamava «la storia di uno regolare che poi l'hanno mandato a fare il militare»: Jova non voleva scriverla, ma Cecchetto gli suggerì di sfruttare l'occasione: «Chiedemmo 15 giorni di licenza, in realtà per il pezzo impiegammo mezz' ora».
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