Clara Delente per “LesInRocks”
Kristen Stewart, Katy Perry, Cara Delevingne, Amandla Stenberg, Zoë Kravitz… una dietro l’altra le teste delle famose si sono rasate a zero, effetto palla di neve. Era successo a Demi Moore, Natalie Portman e a Charlize Theron ma per ruoli cinematografici e piuttosto traumatici, e a personaggi ribelli come Amber Rose, Grace Jones e Sinead O’Connor, lo aveva fatto in un atto di rottura Britney Spears, ma non era mai diventata una moda.
Ora le attrici si rapano e poi si ossigenano, sfilando sui red carpet. Come mai? I capelli lunghi di solito sono simbolo di femminilità e seduzione, per questo in molti paesi le donne sono obbligate a nasconderli sotto a un velo. La rasatura invece è un segno di schiavitù, di soppressione dell’identità, di degradazione. I capelli lunghi sono la norma, quelli rasati sono l’infamia. Giovanna d’Arco fu rasata tre volte prima di essere messa al rogo, stessa sorte toccata alle collaborazioniste dopo la Liberazione.
collaborazioniste dopo la liberazione
Rasarsi a zero da sole è quindi un atto sovversivo per una donna. Significa sbarazzarsi di un emblema tradizionale e patriarcale. Le celebrità stanno cercando di destabilizzare, di produrre altre rappresentazioni di genere che non siano quelle strettamente binarie. Difficile dire se diventerà un taglio virale e perderà il suo valore di contestazione. Per ora non è un gesto banale e privo di significato. Lo sguardo degli altri, la percezione di sé, tutto è diverso con pochi millimetri di capelli sulla testa.
Kristen Stewart trova che sia una sensazione meravigliosa, Cara Delevingne che sia liberatorio, e invita a togliersi pure i vestiti e il trucco. Queste star non lasciano decidere il taglio al parrucchiere, curano la propria immagine e hanno tutte un’idea di bellezza non convenzionale (e sono sessualmente fluide). Il loro è un gesto queer, il rifiuto della seduzione come semplice funzione fisica.
Il capello è politica, e le nuove generazioni l’hanno capito bene. Amandla Stenberg, si è separata dalla sua chioma afro, come atto di amor proprio e stima di sé: «La mia identità afro non passa solo per la mia capigliatura». La bellezza non è proporzionale alla lunghezza dei capelli.
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