"L'EMERGENZA CORONAVIRUS È UNA GRANDE OCCASIONE PER LE MAFIE" – IL PROCURATORE NICOLA GRATTERI A 'CIRCO MASSIMO': "LE BANCHE DEVONO RISCHIARE E PRESTARE SOLDI ANCHE CON RISCHIO, ALTRIMENTI ARRIVANO I CLAN. SOLDI AI LAVORATORI IN NERO TRAMITE I PICCOLI COMUNI, MA LA FINANZA CONTROLLI GLI ELENCHI. LA COCAINA? NON C'È CRISI, IL TRAFFICO CONTINUA: CI SONO TONNELLATE DI DROGA STOCCATE IN EUROPA"

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Da Circo Massimo - Radio Capital

 

L'emergenza coronavirus è una grande occasione per le mafie. A Circo Massimo, su Radio Capital, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri sottolinea che "le mafie sono presenti dove c'è da gestire denaro e potere.

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E le elite delle mafie fanno molte operazioni non per arricchirsi, ma per avere consenso, potere". Un esempio è un tema di cui si parla molto in questi giorni: il lavoro nero: "Pensate in che frustrazione si trovano gli operai che, al sud ma anche al nord, lavorano in nero nell'agricoltura e nell'edilizia, guadagnando 30 euro al giorno.

 

Questi soldi", spiega il magistrato, intervistato da Massimo Giannini e Oscar Giannino, "per loro sono oro, e se gli arrivano dal capomafia se ne ricorderanno quando sarà ora di votare. Così le mafie prenderanno pacchetti di voti senza problemi". Altro problema, l'usura: "Pensate alla situazione in cui sono imprenditori che hanno costruito ristrutturato un ristorante, una pizzeria o un albergo pensando che dalla primavera avrebbero cominciato a guadagnare.

 

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A loro le banche non daranno soldi. E allora chi glieli darà? C'è l'usura normale, e quella delle mafie, della ndrangheta", distingue Gratteri, "La differenza è che l'usuraio ndranghetista vuole meno garanzie, perché sa che la garanzia è la vita del commerciante. Inizialmente il commerciante sarà invogliato e incentivato da interessi più bassi, sotto la soglia delle banche, poi pian piano, in uno-due anni, comincerà la lenta agonia, perché l'obiettivo del mafioso non è guadagnare sull'usura ma rilevare l'attività commerciale, e usarla per riciclare denaro".

 

Per il procuratore di Catanzaro, quindi, c'è bisogno che "il governo parli direttamente con le banche, che devono rischiare un po' di più, e capire che devono prestare soldi anche se il rischio di insolvenza è più alto. Se non si supera questo blocco, non ne usciamo", avverte Gratteri, "C'è bisogno di soldi veri in mano adessi ai piccoli e medi imprenditori, sennò non ne usciamo". E i poveri che lavoravano in nero? "Lì bisogna intervenire e dare i soldi attraverso i comuni. Ma al contempo la guardia di finanza e i carabinieri dovrebbero controllare gli elenchi di poveri e piccoli imprenditori che ricevono aiuti.

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È bene far fare questa cosa ai sindaci perché si risparmiano passaggi, ma", puntualizza il magistrato, "se il sindaco è un mafioso o un faccendiere si fa figli e figliastri, si danno benefici ai soliti clienti elettorali e chi ha votato contro non li avrà". L'emergenza, fra l'altro, non ha fermato i traffici di droga: "In Colombia, Bolivia e Perù c'è difficoltà a reperire precursori chimici, che vengono dalla Cina, per lavorare la pasta di coca. La produzione quindi è rallentata, ma sono tanti i depositi di tonnellate di cocaina... pensate alla Spagna, dove ci sono colonie di colombiani che hanno stoccato anche dieci tonnellate, e all'Afghanistan, dove ci sono tonnellate di eroina pronte ad arrivare in Europa. Il problema non c'è", conclude Gratteri, "La riprova che non c'è crisi è il prezzo, che è rimasto invariato". 

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