Dal profilo Instagram di Carlo Verdone
Il 22 gennaio di quarant' anni fa usciva il film che avrebbe dato una svolta sicura alla mia carriera: Borotalco.
Non potevo permettermi il minimo passo falso, non potevo rischiare di essere ricordato solo per i personaggi. E così insieme ad Enrico Oldoini impiegammo tanti mesi per arrivare ad identificare l'idea di questo film. Ogni settimana buttavamo un soggetto che per tre giorni ci sembrava perfetto, per poi definirlo una banalità subito dopo.
Un giorno ci dicemmo: "Basta, cerchiamo di raccontare gli anni '80 con i suoi colori, le precarietà dei ragazzi e i loro sogni un po' da mitomani. Ma anche l'entusiasmo un po' infantile di un periodo in cui c'era una nuova musica che mandava segnali di grande creatività attraverso tanti cantautori intelligenti ed ispirati".
Borotalco fu una nitida fotografia di quel periodo. Una miniera di battute ed intuizioni frutto di un'epoca un po' ingenua ma piena di poesia e fermento giovanile. Qui alla mia destra la locandina ufficiale e alla mia sinistra il primo bozzetto di prova. Grazie a voi per la fiducia di ben 40 anni fa! Io diedi tutto me stesso ....
Una buona serata a tutti voi.
Carlo Verdone
VERDONE
Su Repubblica un’intervista a Carlo Verdone: Borotalco, una delle sue pellicole più famose, compie 40 anni. Ma prima di quel film, racconta il regista, aveva pensato di smettere.
«Quando uscì Bianco, rosso e Verdone i produttori dell’epoca Sergio Leone e Medusa erano contentissimi. Ma Leone stava andando verso altri progetti e non aveva tempo per seguirmi».
Non gli rinnovarono il contratto, ma non glielo dissero, lo scoprì da solo.
«Passano le settimane, il telefono non squilla. Malgrado il successo, i David, i Nastri, spariscono tutti».
Così pensò di lasciar perdere.
«Tornai all’università a cercare il professore di Storia delle religioni, sperando di entrare come suo assistente. Scoprii che si era suicidato. In quelle settimane non sapevo cosa fare della mia vita. Poi squilla il telefono. Il mio agente dice che il produttore Mario Cecchi Gori mi vuole incontrare. Ha visto in ritardo Bianco, Rosso e Verdone, lo ha colpito il personaggio dell’emigrante muto che esplode con un’invettiva contro l’Italia. “Credo in te. Facciamo un film e se va bene firmiamo per altri quattro. Ma puntiamo su un personaggio unico”».
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Verdone si mise a scrivere, ci mise quasi un anno e buttò via sei soggetti, poi trovò l’illuminazione.
«Venne fuori Borotalco. Portammo il copione a Mario Cecchi Gori e lui disse “mi piace, titolo geniale”. Non sapeva che la Manetti &Roberts ci avrebbe minacciato causa, si fermò solo di fronte al successo del film».
In Borotalco debuttò Moana Pozzi. Racconta come la conobbe.
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«La conobbi a casa di Troisi. Era bellissima, pensai all’ennesima fiamma di Massimo, il più grande conquistatore che abbia conosciuto. Abbiamo fatto quattro chiacchiere. Quando feci i sopralluoghi per la casa della Giorgi nel film, a Trastevere, aprì una ragazza, vidi la casa tranne la camera in cui dormiva la coinquilina, alle 12.30. Insistemmo: riconobbi la ragazza a casa di Troisi. Indossava solo un paio di slip. Le dissi che avevo una parte per lei, in ufficio il giorno dopo le spiegai il ruolo dell’amante che si fa la doccia. “Nessun problema con il nudo”».
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Per il film rischiò di litigare con Lucio Dalla, che fa parte della colonna sonora del film.
«Il produttore tappezzò le strade con il poster con il suo nome enorme, il mio piccolo. Mi chiamò arrabbiato. “Non si fa così. Ora vedo il film, se non mi piace ti faccio causa”. Andò a Bologna, non c’erano più biglietti, lo vide seduto a terra, si commosse. Il giorno dopo alle 8 telefonò: “Ti perdono perché hai fatto un bel film”».
Verdone capì di aver firmato un successo la sera dell’uscita del film.
«La cassiera del cinema Corso ci disse che aveva fatto un botto di soldi. Arrivò col sigaro Cecchi Gori, sapeva tutto. Dopo una settimana, per togliermi dal mercato e dai contatti con altri produttori, con mia moglie e sua moglie ci portò a Bali per 20 giorni, Borotalco è il film più importante della carriera, se non ci fosse stato, ora non sarei qui».
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