Giulia Cazzaniga per la Verità
Risponde al telefono con gentilezza e se gli chiedi «come sta» è lui per primo a parlare del suo lutto. La notte del 21 marzo moriva la mamma Felicita, artista e poetessa, in ospedale, e lui, Piero Chiambretti, 64 anni, guariva a qualche porta di distanza.
Entrambi erano risultati positivi al Covid-19. In estate le cronache lo raccontano incerto su un suo ritorno in tv, poi l'annuncio: la conduzione di Tiki Taka, su Italia 1, al lunedì in seconda serata. Il momento non è dei più semplici.
«Sto bene, sto bene. Da un po' di tempo ho imparato a guardare al bicchiere mezzo pieno. Prima neanche vedevo il bicchiere, ma quando la vita ti mette di fronte a situazioni complicate come la morte di una madre e la malattia, tutto diventa molto relativo.
Oggi stare nella mia bella casa davanti al computer a scrivere il programma che da qualche settimana ho iniziato sul canale del Biscione mi sembra una grande fortuna. Il lavoro ha effetti benefici, mi ci dedico con determinazione, passione, coraggio, seppure la disperazione di una perdita, la mancanza di una madre, sia difficile da colmare».
Non esce?
«Solo per la trasmissione, per andare a Milano, a Cologno Monzese. Mi rendo conto che non ho più nessuna intenzione di uscire».
Neppure un giretto in centro nella sua Torino?
«Torino è una gran bella città, anche se qualche classifica sulla qualità della vita l'ha declassata. Io ci vivo bene, e di posti ne ho visti, girando tanto l'Italia per lavoro. Ma adesso è una città malata. Spenta, con bar, cultura, musei chiusi».
E che l'anno prossimo torna al voto.
«Si può solo migliorare. Ma credo che l'Appendino paghi il partito che rappresenta, oltre che i pregressi delle gestioni prima di lei. L'ho conosciuta, è seria e appassionata, non mi ha dato l'idea della politica vecchio stampo, quella dell'inciucio. I 5 stelle però non sono propriamente una grande forza politica».
Ce ne sono?
«No, ce ne sono tante piccole».
Ha paura?
«Un po' mi è passata: mi dicono che chi ha preso il virus con violenza ha gli anticorpi. Io non credo a niente e credo a tutto, sto comunque sempre all'erta».
Non la rassicurano i decreti del governo?
«Il governo fa quel che può, ma il miglior protocollo siamo noi. Se avessimo fatto attenzione prima, ad assembramenti e mascherine, non ci sarebbe chi oggi parla di censura fascista. Il punto è che, a partire dai più giovani, in troppi pensano solo per sé stessi».
A Natale se la famiglia abita fuori Comune non si potrà stare insieme. Lei riuscirà a vedere sua figlia Margherita, che ha 9 anni?
«Credo e spero di sì. Se non fai Natale con i tuoi più cari, con chi lo devi passare... Ma sarà un Natale triste, il primo senza mia madre e senza neppure il supporto di un gruppo di amici ad allietare l'albero. Il punto è che potrebbe andare ancora peggio».
Lei fa televisione dagli anni Ottanta. Ha lasciato la sua impronta alla Rai, a La7, a Mediaset. Oggi il calcio. È una distrazione di cui abbiamo bisogno?
«Distrarsi è sempre decisivo, in questo momento di più. Il film, la serie o il programma che ti appassiona è il modo migliore per non pensare all'angoscia che sta in casa tua. Non per niente si vendono sempre più televisioni. Pure io ne ho presa una più grande per cinema e partite. La casa è diventata un bunker, che ognuno attrezza con i mezzi che ha a disposizione».
Lei cosa guarda in tv quando non è in onda?
«La guardo a notte fonda, perdo quasi sempre le prime serate».
Non dorme?
«Dormo magari di più di giorno, recupero al mattino. Ma in questo periodo dormo poco in generale e infatti sono rincoglionito. Dormire è decisivo per la creatività. Comunque in tv per me l'informazione è al primo posto - su tutte le reti, ma ho anche una passione per i tg regionali, locali, artigianali - e al secondo posto c'è lo sport.
Mi sto poi innamorando delle serie di Netflix, Sky, Infinity e delle altre, sto sveglio anche notti intere per finirle. Sto guardando La regina degli scacchi, ma Homeland è stata la mia preferita. E poi La casa di carta, Narcos, Suburra: molto forte. Come tutti, insomma».
herrera paternostro chiambretti prove tecniche di trasmissione
Tiki Taka va in onda così tardi che persino lei ci scherza: «Riuscirò a stare sveglio?»
«Il calcio dovrebbe essere evasione e divertimento, ma oggi è tutto meno bello: gli stadi sono vuoti, i calciatori si ammalano, le società perdono milioni di euro. È l'oppio dei popoli, ma immagini i gladiatori dell'antica Roma in uno stadio vuoto, ecco. Partite e programmi sul calcio fanno meno ascolti perché è diventato meno eroico, il pubblico è più distaccato».
patty pravo piero chiambretti nel 2002
Quindi la sua è una sfida impossibile?
«No, anzi. Il coraggio non mi è mai mancato, e neanche a chi mi ha messo lì. Ne serve per una scommessa che si può perdere, ma io credo la vincerò, perché so che la qualità dà risultato. Oggi siamo solo al 60% della trasformazione del format come l'ho in mente io».
Non è semplice cambiarne uno che ha 7 anni di storia: prima alla conduzione c'era Pierluigi Pardo, giornalista sportivo
«Ho causato un piccolo trambusto interno, infatti. Ma per scelta editoriale non voglio fare del pallone l'unico ingrediente e immagino la trasmissione più come un magazine internazionale, con reportage, inchieste, collegamenti, non per forza legati alla partita del sabato e della domenica - che certo seguiamo - ma anche ad altri temi: il virus, l'economia dei club, ad esempio.
Ogni piccola rivoluzione - perdoni il termine, so che è esagerato - richiede tempo e sperimentazione. Nove puntate (questa sera la decima, ndr) sono poche per un bilancio. E poi il calcio mi sta insegnando tante cose».
Ad esempio?
«Il calcio è una trasfigurazione della realtà: c'è il vincente e il perdente, ci sono i poveri e i ricchi, i truffatori e i raccomandati. C'è dentro tutto il meglio e tutto il peggio di quel che la realtà ogni giorno ci consegna. Mi sento abbastanza intelligente a parlare di calcio, perché ogni argomento ha due chiavi di lettura. Una sportiva, l'altra legata all'etica di comportamento, che ricade anche sugli atteggiamenti di chi il calcio lo guarda e non lo gioca».
Una volta ha detto che per uno abituato ai grandi numeri come lei gli ascolti sono una droga. È ancora così?
«I numeri sono molto importanti: se un artista fa un programma che vedono solo sua moglie e sua figlia, è frustrante, ovviamente. Non sono mai stato tra quelli che "più un programma è elitario e meglio è".
La tv è un comunicatore di massa. Poi c'è anche l'orario: a mezzanotte i numeri sono più piccoli, è evidente. Io guardo alle teste, gli altri allo share. Oggi l'auditel è sempre parziale, tra l'altro. C'è chi si connette da pc, chi registra, chi vede da YouTube. Fa comunque sorridere che fino a qualche tempo fa se in tv stavi sotto i 5-6 milioni di spettatori era un fallimento, oggi per 1 milione si è degli eroi».
piero chiambretti con la madre felicita 3
Il suo rapporto con i social? L'ex opinionista di Tiki Taka Bobo Vieri sta per lanciare il suo programma su Twich, una piattaforma online che ti permette di creare la tua televisione.
«Sposo l'intraprendenza di Vieri e di chi si mette a costruire la propria visione del mondo che altrimenti non potrebbe esprimere. Il vantaggio di Internet è che porta ovunque in pochi secondi la tua voce, lo svantaggio è che c'è gente che dietro la tastiera scrive cose fuori da ogni logica. I social li utilizzo più che altro per informare il pubblico delle avventure di "Piero C".
Non ne ho l'uso forsennato che hanno molti miei colleghi, che vivono con l'obiettivo di pubblicare due o tre volte al giorno video, foto e storie. Forse faccio male, perché la dimensione della popolarità oggi nasce sui social».
Forse non ne ha bisogno?
piero chiambretti con la madre felicita 1
«Non so, è diventato paradossale. Puoi non esistere in tv, ma se hai tanti follower, che siano veri o fasulli, gli sponsor ti cercano. Io sto bene così. È un momento così particolare della mia vita, come dicevo, che penso che tutto quel che capita sia meritato. Così lo saranno i risultati»
Ha detto davvero che la pandemia è una maledizione divina?
«È vero, credo che il Covid sia una lezione divina. Come è vero che non abbiamo imparato niente. Dopo la prima chiusura immaginavo ci saremmo salutati e aiutati, invece siamo diventati frenetici e più nervosi. Tutti fanno le stesse cose nello stesso modo. La gente è nervosa e ha anche ragione: lavoro perso, figli a casa che non sai dove metterli, cinque persone in 40 metri, con il timore che la nonna si ammali».
Anche la tv non è cambiata.
piero chiambretti con la madre felicita
«Non si è mai fermata, è il parallelo virtuale della vita reale. Quel che c'era di buono è rimasto, il cattivo è peggiorato. Non ho visto miglioramenti».
Come per esempio il tutorial su come fare la spesa in modo sexy?
«Di quella rubrica potevamo certo farne a meno, più che altro non se ne percepiva l'ironia. Ma in tv si sente e si vede di tutto, la punizione della sospensione del programma è stata eccessiva. Bene, mi sembra di averle detto tutto, in questa infinita intervista, mettiamo giù?».
piersilvio berlusconi chiambretti
Prima mi dica se ha proposto qualcosa a Mediaset per il futuro, se c'è qualcosa nel cassetto.
«L'idea è una prima serata su Canale5 con una truppa di bambini brillanti, che mostrano ai grandi di essere "più grandi" di loro».
Andrà in onda prossimamente?
«Chi lo sa. Oggi c'è il dio pallone, poi se lo buchiamo o ce lo rubano i vigili penseremo ai bambini. Bye bye».
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