Estratto dell’articolo di Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”
Era il 1997 e tutte le radio trasmettevano un brano dal titolo curioso, «Uh la la la».
«Era finito al primo posto dei singoli più trasmessi e in nove Paesi contemporaneamente... non capita così spesso», racconta Alexia. Ora, quella canzone è pronta per tornare con una nuova veste, cucita su misura per la cantante dalle Nervo, gemelle dj australiane che suonano in tutto il mondo. Domani Alexia si esibirà al Tomorrowland, il più importante festival europeo di elettronica, a Boom, in Belgio.
Se ripensa a lei e a come era in quel 1997, che effetto le fa?
«Provo tenerezza: non ho mai avuto un’idea precisa di quello che volevo dalla carriera. Inseguivo la qualità. Allora, dopo tre hit di successo era arrivata questa, più lenta, che mi permetteva di mostrare un altro mio lato. Ma, dopo tanti concerti e produzioni, è arrivato il burnout ».
Si è sentita sopraffatta?
«Continuavo a girare come una trottola, senza avere tempo per me. A un certo punto mi sono chiesta: ma io, in tutto questo, chi sono? Ho scelto di rallentare un po’ la mia carriera: ero una ragazza di 27 anni che ne dimostrava anche meno e zompettava da un palco all’altro, sprigionando un sacco di energia, ma ignara che avrebbe pagato un conto altissimo».
C’è stato un impatto psicologico?
«Sì. Alle soglie del 2000 ho avuto un crollo nel realizzare che ero una pedina mossa all’interno di un sistema. Non era così che mi immaginavo che fosse questo ambiente».
Come ne è uscita?
«È stato un processo lungo, ho dovuto lavorare molto su me stessa. A un certo punto ho capito che volevo anche una vita famigliare, volevo dei figli e anche per quello mi sono allontanata dalle scene per un periodo. Ho rinunciato a tante cose, tra cui i primi posti in classifica».
[…] Le donne sono più o meno emancipate oggi, rispetto agli anni Novanta?
«Vedo due categorie: quelle che si considerano emancipate magari spogliandosi o ammiccando nei selfie perché rivendicano libertà di essere loro stesse, non rendendosi conto che sono in realtà una massa di persone tutte uguali. E poi ci sono persone davvero emancipate perché studiano, lavorano e sono autodeterminate».
Molte cantanti rivendicano la libertà di usare il proprio corpo come vogliono, anche sul palco. Eppure i loro corpi sono sempre giudicati. Cosa ne pensa?
«Quando sono diventata popolare la mia immagine era legata a ciò che ci suggeriva la moda dell’epoca, ma in questo modo ho avuto la fortuna di rispecchiare un periodo in cui le ragazze dovevano avere un po’ più di grinta. Ora vedo ragazze di 16 anni con le unghie finte e il trucco marcato che usano la libertà come giustificazione per mostrarsi in un certo modo. Questo universo social contagia anche la musica, in qualche modo». […]
alexia 6 giorgio armani con alexia e andrea camerana alexia 7 alexia 5 alexia 8 alexia 1