"LA FICTION SU MARGHERITA HACK E’ SENZA PATHOS E DI DISARMANTE CONVENZIONALITA’” – ALDO GRASSO STRONCA IL FILM TV "SANTINO", “MARGHERITA DELLE STELLE” – “LA CAPOTONDI RECITA SENZA RECITARE, PRONUNCIA FRASI SENZA RAPPORTO CON IL PENSIERO FORTE DELL’ASTROFISICA  - LA FICTION E’ DIRETTA DA GIULIO BASE, QUELLO DI “PADRE PIO”, DI “MARIA GORETTI”, DI “GIOVANNI PAOLO II”. NON MALE COME SCELTA PER UNA ASTROFISICA CHE SI DEFINIVA ATEA”

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Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" - Estratti

CRISTIANA CAPOTONDI MARGHERITA DELLE STELLE CRISTIANA CAPOTONDI MARGHERITA DELLE STELLE

 

Pensavo che per Rai Fiction fosse definitivamente terminata la stagione dei «santini», quei biopic agiografici o forse oleografici o forse semplicemente didascalici da seguire con la dovuta devozione per non vedere l’interpretazione.

 

E invece «Margherita delle stelle», scritto da Monica Zappelli con la collaborazione di Federico Taddia, diretto da Giulio Base è un film-tv di disarmante convenzionalità (Rai1). Del resto, basta vedere tutte le regie di Giulio Base per non stupirsi del risultato. È quello di «Padre Pio», di «Maria Goretti», di «Giovanni Paolo II».

 

CRISTIANA CAPOTONDI MARGHERITA DELLE STELLE CRISTIANA CAPOTONDI MARGHERITA DELLE STELLE

Non male come scelta per una Margherita Hack (interpretata da Cristiana Capotondi), l’astrofisica che si definiva atea, una «che non si è mai piegata a compromessi». La «vera» vita di Margherita Hack è stata fuori dal comune, un mirabile esempio di autostima e fiducia in sé stessa e, senza entrare nel merito dei suoi studi scientifici, degna di un omaggio televisivo; ma qui stiamo parlando di finzione, di sceneggiatura, di recitazione.

aldo grasso aldo grasso

 

(...) Visti i primi dieci minuti di «Margherita delle stelle», lo spettatore ha visto tutto: non c’è crescita narrativa, non c’è pathos interpretativo, non c’è spessore di significati: tutto corre piatto come fosse un documentario vecchio stile. Ci sono certi momenti in cui ci si chiede se la scena sia credibile (stavo per scrivere reale), tanta è la comica gravità con cui i personaggi dibattono i loro problemi. L’interprete principale recita senza recitare, pronuncia frasi senza dare loro la giusta importanza e senza rapporto con il pensiero forte di Hack.

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