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— Lorenzo Jovanotti (@lorenzojova) September 11, 2022
Stefano Landi per www.corriere.it
Eccolo qui il richiamino di sole per chi pensava di aver finito le vacanze. Rossi paonazzi a svuotare la riserva di creme solari. E chissenefrega se la sabbia è terra e all’orizzonte non c’è il mare ma il traffico dell’A4. Non è Coachella anche se il tentativo estetico c’è tutto. Le corone di fiori, le mongolfiere, le camicie hawaiane, costumi avventurosi, cappelli da cow-boy.
Lorenzo atterra su Bresso. Intorno alle 8 si mette in proprio e attacca il suo set. Davanti si srotola un tappeto umano lungo il pratone dello scalo. Volano aeroplanini di carta. «Lasciamoci indietro le cose brutte che abbiamo passato», dice Lorenzo. Invitati alla festa di Bresso ci sono anche Tommaso Paradiso, Elisa, Gianni Morandi, Raf e Rkomi, che è nato e cresciuto non lontano da qui. E poi Gianmarco Tamberi che apre 4 ore di show, che contando l’aperitivo a fare da spalla agli altri dal pomeriggio, diventano 8.
Una maratona. Gli chiedi come fai? Lui non prende nemmeno fiato e risponde: «Non lo so». Gli stadi sono più comodi, la logistica è apparecchiata ma a Jovanotti piace il famolo strano. Riecco, quindi, il format dell’invasione dell’aeroporto. Un festone per 55 mila persone. Tanti, per chi sotto i colpi della pandemia ha pensato che certi volumi non fossero più possibili.
Abbastanza, a confrontarli con Linate, quando nella prima edizione del Jova Beach Party stabilì la cifra record degli show del 2019, con 74 mila persone. Troppi, a chiedere ai residenti di Bresso che nonostante la Ztl riservata hanno visto la quiete di provincia prima della tempesta. Fin dal mattino seduti ai baretti, tazzina del caffè alla mano e polemica libera. Qui al limite erano abituati al rumore degli aerei.
In passato solo una volta la torre di controllo aveva avvistato qualcosa di anomalo. Dieci anni fa. Il 3 giugno papa Ratzinger portò qui una milionata di persone, fedele più fedele meno. Bresso sembrava Woodstock. Un po’ come ieri, quando le finestre di casa vibravano sotto il martello a cassa dritta dalle tre del pomeriggio a volume da lite condominiale. Una scossa per il lato nord di una città che abbraccia anche la marea rossa avanti e indietro con Monza nel weekend che a colpi di sport e musica torna a far rumore come non si era abituati da tempo.
Quello del Jova Beach Party è stato un viaggio lungo i mari del Paese. A volerlo pesare (perché è così che si pesano oggi le cose) significa anche 47 milioni di condivisioni su Instagram e 105 su Tik Tok. Una tribù che ha ballato come ai famigerati tempi del pre Covid. La gente è tornata ai concerti nello slalom tra i rimbalzi della pandemia. Un pubblico, come storia di Jova insegna, molto eterogeneo: famiglie al completo, vecchi, bambini.
Ci sono Stefano Accorsi, Barbara d’Urso, Alba Parietti, Nicola Savino, Daniele Bossari, Ambra Angiolini, Claudio Cecchetto, Pif, Fabio Rovazzi. Il flusso, più ordinato e snello rispetto all’atto primo di Linate, quando per 24 ore fu chiuso al resto del mondo tutto viale Forlanini. In bici, a piedi, macchine o motorini. E con le fermate della metro, chiamate agli straordinari fino a notte fonda sotto una luna che sembra messa lì apposta per fare spettacolo. Tutti hanno dato tutto. «Mi fermo solo quando mi staccano la spina», aveva promesso. All’orizzonte, Jovanotti apre una finestra sull’ipotesi di una terza serie da mandare in onda la prossima estate. Ovviamente Milano sarebbe la chiusa. A quel punto lo scalo che resta è Malpensa. Poi la mappa aeroportuale è completa.
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