Silvia D’Onghia per il “Fatto quotidiano”
"Luciano era un uomo del Sud, un punto di riferimento; faceva parte di quella ristretta cerchia di artisti 'dentro', perbene, modesti, non traffichini. E ha pure pagato lo scotto di non essere ruffiano". Appena resa nota la notizia della morte di Luciano De Crescenzo, prima di recarsi - con Marisa Laurito - al Policlinico Gemelli, dove da tempo era ricoverato lo scrittore, Renzo Arbore risponde a più telefoni contemporaneamente: tutti lo cercano, tutti gli chiedono com' era, quella profonda amicizia. "Fino a qualche giorno fa, quando lo andavo a trovare, gli facevo ascoltare le canzoni napoletane dal mio iPad".
Arbore, ricorda quando e come vi siete conosciuti?
L' ho conosciuto a casa sua, mentre litigava con il computer. Era un ingegnere dell' Ibm molto stimato e, mentre noi non sapevamo neanche cosa fosse, lui già dialogava con le macchine. Spesso capitava di vederlo accigliato o proprio incavolato, ma alla fine vinceva: aveva la meglio sul computer. Non solo era bravo, ma era un grande sperimentatore. Ed eccelleva in tutto
DAGO LUCIANO DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNA
Parla della letteratura, del cinema, del teatro?
Anche. Ricordiamoci che Luciano ha venduto 18 milioni di libri in venti Paesi del mondo. Nel suo ufficio ci sono le sue copertine attaccate persino sul soffitto. Ma mi riferisco a tutte le sue passioni. Se si dedicava alla motonautica, vinceva ogni anno la Napoli-Capri. E poi aveva una precisione incredibile: sa che era stato il cronometrista della vittoria di Livio Berruti? Ha ottenuto grandi risultati in ogni attività, e si è tirato indietro molte invidie.
Ma con lei ha mai litigato?
Mai. Era impossibile discutere. Aveva in sé la quiete, la bontà, l' affettuosità del napoletano tipico. E pensi che abbiamo condiviso una ragazza Sta scherzando? No, no. Solo che non lo sapevamo. Lei diceva a me di dover andare a trovare l' amico Luciano a Napoli, e a lui di dover venire a Sorrento dall' amico Renzo. Abbiamo capito dopo che non era amicizia, diciamo che voleva bene a tutti e due
PAZZAGLIA - DAGO - AMBASCIATORE USA MAXWELL RAAB - RENATO CAROSONE - NINO MANFREDI - RENZO ARBORE - DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNA
Quindi ne avete riso?
Come sempre, come quando abbiamo lavorato insieme in due miei film (" FF . SS ." e "Il Pap' occhio", ndr), divertendoci come goliardi. Luciano, che faceva parte dell' Ugi, era un principe della goliardia napoletana, che a quei tempi produceva grandi intellettuali.
De Crescenzo Arbore e Dago - anni '80
De Crescenzo faceva parte e ha saputo raccontare una Napoli che, secondo lei, esiste ancora?
Sono fiero che ci sia ancora quella parte di Napoli e della napoletanità. La cronaca si occupa sempre della "malattia" della città, ma ci sono tante persone "sane". È la Napoli del sorriso, dell' accoglienza, della simpatia. Con Luciano abbiamo sofferto molto e a lungo, quando ci accorgevamo di tornare a Roma con le pive nel sacco. Ma poi, per fortuna, la situazione è migliorata. E lui ha celebrato fino all' ultimo le sue origini. Faceva parte di una generazione importantissima di intellettuali, come Raffaele La Capria o come la napoletana "acquisita" Lina Wertmüller.
Un uomo d'altri tempi, insomma.
Una perdita incolmabile per la cultura. Adesso tutti lo ricorderanno, eppure in vita era guardato da molti con sospetto.
2. LINA WERTMÜLLER RICORDA DE CRESCENZO
Giuseppe Fantasia per www.huffingtonpost.it
“Ho sempre detestato quando gli attori gesticolano troppo, soprattutto se si trattava di miei attori. Eravamo sul set di “Sabato, domenica e lunedì” e c’erano anche Sophia Loren, Luca De Filippo e Pupella Maggio. Lui non smetteva mai di muovere quel dito e la cosa mi diede molto fastidio. Gli dissi di fermarsi, di smetterla, ma lui nulla. Alzai anche la voce. Alla terza volta però, glielo morsi. Gli cucii poi la mano nella tasca, per far sì che non lo tirasse fuori mai più!”.
SOPHIA LOREN E LUCIANO DE CRESCENZO SUL SET DI SABATO, DOMENICA E LUNEDI' DI LINA WERTMULLER
Raggiunta a telefono a Ischia dall’HuffPost, con quella sua solita ironia che non la abbandona mai, la regista Lina Wertmüller ricorda Luciano De Crescenzo, scomparso oggi all’età di 90 anni dopo una lunga malattia. “Siamo stati molto amici, era una persona meravigliosa”, ricorda la prima donna candidata all’Oscar come Migliore regista per il film “Pasqualino Settebellezze” nel 1977, proprio lei che tra pochi mesi ne riceverà, finalmente, uno alla carriera.
“Mi stava molto simpatico, era napoletano e per questo aveva una marcia in più”, aggiunge. “Ho avuto sempre stima nei suoi confronti come uomo e come filosofo/ingegnere, come lo hanno definito i più. Ho sempre ammirato la sua grande cultura. Come si sa – continua - nel corso degli anni è diventato un autore di successo internazionale, ha pubblicato una cinquantina di libri, vendendo milioni di copie nel mondo e le sue opere sono state tradotte in tante lingue e diffuse in tanti Paesi.
È stato anche un mio collega dirigendo, oltre ad interpretare film come “Così parlò Bellavista” e il sequel “Il mistero di Bellavista”, “32 dicembre” e “Croce e delizia”. Dirigerlo era un piacere”. “Il suo grande pregio? Tra i tanti, l’aver parlato di filosofia rendendola sempre divertente e mai pesante. Con lui se ne va un artista che ha saputo far arrivare la cultura a tutti, un po’ come il mio amato Camilleri di cui avevo sempre un libro in borsa. Con lui se ne va l’artista del popolo. Mi mancherà molto”.
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