Fabrizio Accatino per “La Stampa” - Estratti
«Dunque, vediamo cos'ho imparato nella vita. A vivere giorno per giorno. La pazienza, tanta. A non entrare mai nei conflitti, perché finiscono per far del male solo a te. E che occorre mantenersi in forma. Se agli 80 ci sono arrivata in salute, tanto male le cose non devo averle fatte». Nata a Ferragosto, leonessa secondo l'astrologia (e pure nei fatti), Barbara Bouchet ha appena raggiunto la ricorrenza tonda. L'ha celebrata in maniera un po' hippie.
«Gli anni li ho suddivisi. I primi 25 li ho festeggiati a Roma, i secondi 25 in Sardegna con una mia coetanea che li compiva negli stessi giorni. Agli ultimi 30 faremo la festa a settembre a Milano, al ristorante di mio figlio Alessandro. Sono come mia madre, che diceva a noi figli: "Siete in sei, voglio essere festeggiata da ognuno di voi separatamente"».
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Che cosa le aveva fatto capire che Luigi Borghese sarebbe stato l'uomo della sua vita?
«Aveva qualcosa per me importantissimo: la capacità di farmi ridere. In 32 anni non mi sono annoiata mai».
clip dei film di barbara bouchet a porta a porta
Alessandro Borghese era partito come «il figlio di Barbara Bouchet», oggi è Barbara Bouchet a essere «la mamma di Alessandro Borghese».
«È vero. E va benissimo così. La mia gloria l'ho avuta e ancora ce l'ho, ora è lui che sta facendo una bellissima carriera».
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Come accadde che Bärbel Gutscherova divenne Barbara Bouchet?
«Quell'"ova" lo abbandonai quando andai in America. Entrai in un'agenzia per modelle, ma il mio agente mi dissi chiaro chiaro che lì il nome Gutscher non avrebbe funzionato.
barbara bouchet la badessa di castro
Fu lui a decidere di cambiarlo, dandogli un tocco di francese».
Non sono in tanti a poter dire di aver esordito nel cinema a Hollywood accanto a Jack Lemmon, Tony Curtis, Bob Hope, Robert Mitchum, Paul Newman, Gene Kelly.
«Ma io ero una ragazza di campagna, non avevo idea di chi fossero! Nel 1964, durante le riprese di I due seduttori a un certo punto mi lamentai: "Chi è che ha questo profumo nauseabondo?". "Io", rispose un ragazzo, tutto imbarazzato. Solo più tardi scoprii che era Marlon Brando».
Com'era vivere con Steve McQueen?
«Quando abitavamo insieme nella sua casa di Malibu, ogni mattina piombava un drappello di amici suoi motociclisti. Si piazzavano a tavola a fare colazione e io, che non cucino mai, mi ritrovavo ogni giorno a preparare uova strapazzate, bacon e patate per tutti. Qualche mese così e ho levato le tende».
Perché non ha accettato la proposta di matrimonio di Omar Sharif?
«Era pieno di fisime. Nella nostra casa a Parigi non voleva né quadri né mensole, mentre io sono cresciuta in una casa con le pareti affollate di qualsiasi cosa. Gli ho risposto: "Vuoi davvero che viviamo in un ospedale?". E poi era sempre via, io sola con sua figlia e lui a folleggiare al casinò. Non avrebbe funzionato».
È vero che una volta ha ammanettato Warren Beatty?
«Eravamo a una festa e l'avevo puntato per quant'era bello. Presi un paio di manette sul davanzale del salone, lo raggiunsi, gliele chiusi ai polsi e gli dissi: "Sei mio". Passai la serata a portarmelo in giro così, come un trofeo».
Com'è stato essere Moneypenny in James Bond 007 – Casino Royale?
«Dividere il set con David Niven è stata un'esperienza meravigliosa. Durante le riprese, però, Londra era angosciante, pioveva sempre. Appena arrivò il bel tempo me ne andai ad Hyde Park a prendere il sole in bikini e venni arrestata. Allora, approfittando di una sosta nelle riprese, mi imbarcai sul volo per Saint- Jean-Cap-Ferrat insieme a David. Solo che al ritorno sembravo mulatta. Per darmi il tempo di tornare bianca la produzione dovette rivedere il piano di produzione».
Ha iniziato a recitare negli Stati Uniti, poi ha trovato il successo in Italia. Le è dispiaciuto andarsene da Hollywood?
«Neanche un po'. Per come sono fatta non avrei resistito, là vige la regola del "cane mangia cane". Per restare in piedi ci sarebbe voluto un pelo sullo stomaco che non ho mai avuto».
Cosa le ha lasciato il cinema popolare italiano degli anni Settanta, che lei ha molto frequentato?
«Ricordi splendidi. Con Antonio Margheriti, Lucio Fulci, Fernando Di Leo, Sergio Martino era bello lavorare. Erano bravissimi ma antidivi, gente simpatica con cui ti veniva sempre voglia di scherzare. Quelli in particolare a cui sono rimasta più legata sono Duccio Tessari e Mauro Bolognini».
Negli anni quel cinema è stato rivalutato, ma ai tempi era considerato di serie B. Ci soffriva?
«Ero abituata, non ci facevo nemmeno più caso. Serie A, serie B, io pensavo a lavorare».
Nel solo 1972 ha recitato in 11 film. Come ha fatto?
«Ma all'epoca i set quello duravano: un mese. Finivi il venerdì e il lunedì ne partiva uno nuovo. Cambiavano il titolo, il tipo di personaggio, il partner, ma per il resto sembrava di recitare sempre nello stesso film».
Per la macchina da presa si è spogliata spesso e volentieri. Mai avuti imbarazzi?
marco giusti barbara bouchet foto di bacco
«In famiglia eravamo sei figli, vivevamo tutti in un'unica stanza e non avevamo il bagno. Questo ci ha resi liberi e aperti, il pudore nemmeno sapevamo cosa fosse».
Ha mai subito molestie in carriera come quelle denunciate dal #metoo?
«Ma certo! Mica però le vado a tirare fuori vent'anni dopo».
Lei era nel cast di uno dei film italiani con il più grande incasso di sempre, «Tolo Tolo». È Checco Zalone l'erede di quel cinema popolare che l'ha lanciata?
«Sicuramente. È straordinario, ha estro, è divertente. Ed è capace di tirare fuori una gag in qualsiasi momento, da qualsiasi cosa». Tarantino l'ha definita la sua musa e nel 2004 l'ha invitata al Festival di Venezia.
Com'è andata?
«Mi aveva voluta fortemente. Disse al direttore Marco Müller che se non fossi venuta non sarebbe andato nemmeno lui. Quando arrivai al Lido mi trovai davanti un plotone di flash e le riverenze di gente che una volta manco mi avrebbe salutata. Di botto tutti mi trattavano come Liz Taylor. Durante la proiezione Quentin continuava a fissare me, anziché lo schermo. Continuava a borbottare: "Non ci posso credere!"».
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