"IL MUSICAL NON È NATO A BROADWAY NELL'OTTOCENTO MA A NAPOLI NEL CINQUECENTO" - MARINO NIOLA: "A DIRLO È UN BELLISSIMO LIBRO APPENA USCITO DALL'EDITORE ARGO E INTITOLATO IL CHIARO E LO SCURO" - "ALL'ORIGINE DI TUTTO CI SONO GLI SCHIAVI AFRICANI CHE AFFOLLANO LA CITTÀ E CHE MESCOLANO LA LORO LINGUA, LA LORO MUSICA E LA LORO ARTE A QUELLA DEI PADRONI" - "DALLE PAGINE EMERGE UN MELTING-POT IN SALSA NAPOLETANA, DOVE LE CULTURE AFRICANE SI INTEGRANO PACIFICAMENTE CON QUELLA LOCALE…"

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IL CHIARO E LO SCURO IL CHIARO E LO SCURO

Marino Niola per “il Venerdì di Repubblica”

 

Colpo di scena. Il musical non è nato a Broadway nell'Ottocento ma a Napoli nel Cinquecento. A dirlo è un bellissimo libro appena uscito dall'editore Argo e intitolato Il chiaro e lo scuro (pp. 496, euro 28).

 

A curare il volume è il noto etnomusicologo Gianfranco Salvatore, grande esperto di tradizioni musicali afroeuropee e professore all'Università del Salento. Insieme a lui, studiosi di fama internazionale come, tra gli altri, l'africanista Norbert Cyffer dell'Università di Vienna, lo storico dell'arte Paul H.D. Kaplan della Purchase University di New York, la storica Kate Lowe del prestigioso Warburg Institute di Londra, Mishele Rak, esperto del patrimonio culturale europeo.

 

africani in europa nel rinascimento africani in europa nel rinascimento

All'origine di tutto ci sono gli schiavi africani che affollano la città e che mescolano la loro lingua, la loro musica e la loro arte a quella dei padroni. E proprio dalla folla di colored che vive all'ombra del Vesuvio prendono vita nuove forme espressive.

 

Come la "canzone moresca" per lo più considerata un genere musicale autoctono e fino ad ora confusa con altri tipi di canto popolare come le villanelle. La presenza di termini incomprensibili in queste canzoni recitate e ballate è stata per lo più interpretata come un gergo dimenticato.

 

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E invece queste parole e suoni misteriosi appartengono al kanuri, una lingua africana diffusa in Nigeria, Sudan e Camerun. Facendo luce sul mistero delle "moresche", il volume fa affiorare una realtà multiculturale e multilinguistica dove tra bianchi e neri si stabilisce una relazione di simpatia, addirittura di empatia, che non ha confronti in Europa.

 

E che produce forme artistiche fusion, in cui i neri sono protagonisti, in anticipo sul teatro musicale moderno. Dalle pagine emerge, insomma, un melting-pot in salsa napoletana, dove le culture africane si integrano pacificamente con quella locale. E producono un'arte nera a metà.

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