"Tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro, sono successe cose molto belle nella mia vita!"
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“Mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina”
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Alberto Mattioli per "la Stampa"
La seconda serata è uguale alla prima e l' attuale Sanremone a quello dell' anno scorso: tutto già visto o quasi. Ed è magari la spiegazione degli ascolti non trionfali, in ogni caso inferiori a quelli che ci si poteva aspettare con tre quarti dell' Italia in clausura domestica coatta (anzi, la vera domanda è: che diavolo fanno i segregati in casa, pur di non vedere Sanremo?).
Lo show è sempre appeso alla professionalità di Amadeus e all' estro di Fiorello, ambedue ragguardevoli, certo, belli, sì, ma sempre quelli. Anche perché gli autori procedono per accumulo: più roba c' è e meglio è, affastellando personaggi e personaggini, storie e «numeri» che non si coagulano mai in una drammaturgia coerente, o almeno decifrabile.
La grande novità è che stavolta i fiori non arrivano sul carrello ospedaliero ma portati da valletti ambosessi muti. Per il resto, si continua con le gag consolidate. In mancanza di pubblico, la platea è stata riempita di palloncini (uno anche clamorosamente fallico, ironizzano i social) che può anche essere un progresso rispetto ai consueti palloni gonfiati sistemati a favor di telecamera nelle prime file. Fiorello insiste a fare il verso ad Achille Lauro, il Pelide piumato che però, anche lui, c' era già nel ventiventi.
Lo showman più amato dagli italiani entra con un piumaggio nero sulle spalle (appena visto alla Scala nella Salome di Strauss: uguale), poi fa la gag del piccione viaggiatore che porta il messaggio di Draghi. Con 'sto via vai di piccioni, viene quasi nostalgia dell' infausto Povia, all' epoca soprannominato vai via. Comunque la battuta che la band preferita di superMario sono «i Bundesbank» è buona.
Il tormentone della serata è Amadeus chiamato «Patato» come pare faccia la moglie a casa, ma anche a Sanremo perché è lì a condurre il tragico prefestival. Che poi Fiorello sia quanto di più Broadway o West End disponga la telepatria non lo scopriamo oggi. Il suo pseudoVasco, un «inedito» sull' umarell dei cantieri, titolo Gli scavi sopra, è un' invenzione perfino troppo raffinata.
I gggiovani come al solito sono sbrigati in fretta, dentro uno e fuori l' altro. In ogni caso passano in finale Wrongonyou e Davide Shorty, tornano a casa Zuccoli e i Dellai. Il festival «vero» inizia, ancora, con Ama e Fiore che sgambettano e cantano con le ballerine. Repetita iuvant ma talvolta stufant. Poi sbuca Orietta Berti sberluccicante con la consueta aria di chi pensa che con un buon piatto di cappelletti caserecci passa tutto, anche il Covid. La notizia però è che abbiamo il primo cantante che non stona del Sanremo 71, ed era anche ora.
Ma le canzoni sono il contorno. Il piatto forte, le ospitate varie. Il ruolo della coconduttrice spetta a Elodie, che arriva tutta di rosso vestita, perde subito un orecchino e nel complesso se la cava assai bene.
Playback a parte, notevolissimo il balletto: habemus Beyoncé. Si celebra Laura Pausini per il suo trionfo ai Golden Globe ed è tutto un bollettino della vittoria che a Sanremo, questo Piave della musica italiana, tutto sommato ci sta. Per ricordare Ennio Morricone sono stati convocati il figlio Andrea per dirigere e il Volo per cantare. E qui c' è da dire che i tre paratenorini sembrano curiosamente più agè del pimpantissimo trio Cinquetti-Leali-Bella che arriva direttamente dai tempi del primo centrosinistra.
Il marciatore Alex Schwazer racconta il caso di malagiustizia sportiva che gli ha rovinato vita e carriera con la ruvida serenità del montanaro alle prese con le calamità naturali, le provette manomesse come la grandine. E poi, Gigi D' Alessio con i rapper, Lauro con treccia rossa e la coppia Barra-Santamaria, varii ed eventuali.
Poi, appunto, le canzoni. La seconda serata sembra nel complesso meno mesta della prima, se non altro ci sono lo Stato sociale e gli Extraliscio. Ah, per finire: l' obbligatorio spot per la Liguria non è più quello dove si diceva che il festival fa dormire e che aveva suscitato l' irritazione del pur mitissimo Amadeus. Dunque qualcosa di nuovo c' è.
GIGLIOLA CINQUETTI SANREMO palloncino a forma di pene sanremo laura pausini marcella bella orietta berti elodie 11 elodie 1 FAUSTO LEALI SANREMO