UN RITO VODOO CONTRO IL CAPITONE? - IL SOSPETTO SULL'ATTACCO A SALVINI. DIETRO LA ROTTURA DEL ROSARIO CI POTREBBE ESSERE "UN GESTO DI MAGIA NERA TRIBALE" – L’ANTROPOLOGO: “PENSO PIU’ AL GESTO DI UNA ESALTATA. LA SIMILITUDINE CON IL RITO FATTO A CALDEROLI? LI’ C'ERA LA CERIMONIA, IL PENTOLONE, LA FOTO DEL POVERETTO. IL PADRE DELLA KYENGE VERSIONE STREGONE” – AGUZZA LA VISTA: NESSUNO SI ACCORGE CHE LA CONGOLESE CHE HA STRAPPATO IL ROSARIO AL LEGHISTA ERA… - VIDEO

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Giovanni Giacalone per il Giornale

 

salvini aggredito salvini aggredito

L'aggressione perpetrata a Pontassieve nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, dalla 30enne congolese Auriane Fatuma Bindela ha destato sgomento, non soltanto per il fatto in sé, che è di una gravità inaudita (non si capisce infatti come la donna abbia potuto avvicinare l'esponente politico senza venire fermata in tempo dalla sicurezza), ma anche per la brutalità del gesto: lo strappare il rosario che Salvini portava al collo con tanto di grido "ti maledico".

 

Un atto di inaudita violenza non soltanto nei confronti del leader della Lega, ma anche di un simbolo religioso che andrebbe invece rispettato. Accanto all'ipotesi più plausibile, e cioè quella dell'azione di una squilibrata piena di rabbia, non si può non affiancare quella di un atto di magia nera, in particolare ripensando al famoso rito voodoo contro un altro esponente della Lega, Roberto Calderoli, celebrato in Congo nel 2013 dal padre di Cecile Kyenge. Nel Paese africano vi è infatti un'antica tradizione di culti che fanno ricorso anche alla magia nera, spesso definiti genericamente come "voodoo".

salvini aggressione salvini aggressione

 

Ne abbiamo parlato con Andrea Bocchi Modrone, antropologo ed esperto in religioni sincretiche afro-americane e autore di Le Livre du Vaudou - Misteri e Segreti di una Religione.

 

Dottor Bocchi Modrone, l'aggressione a Salvini ha innescato nella mente di tanti la possibilità che si sia trattato di un rito di magia nera africana; la rottura del rosario, il grido "ti maledico"; ha senso un'ipotesi del genere?

Allora, premesso che a me sembra una persona fuori di testa, però in effetti c'ho pensato anche io e vedo comunque alcuni elementi che possono far pensare anche a un gesto di magia nera tribale. Innanzitutto vi è la rottura del rosario che sul piano "magico" può essere visto come un talismano di protezione, quindi un gesto che, osservato con la lente della magia nera può essere interpretato come un "io rompo la tua protezione e ti attacco con il mio Dio che è superiore".

 

Poi c'è un secondo aspetto che riguarda l'aggressione culturale e cioè il disprezzo nei confronti della fede (cristiana) di Salvini: per dirla in maniera semplice "io disprezzo il tuo Dio e il tuo credo".

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Teniamo a mente che in Congo è ancora molto forte l'idea della religione tribale e non si tratta di un culto sincretico come nel caso ad esempio del Palo Mayombe a Cuba. C'è poi il tentativo di strappare un pezzo d'indumento a Salvini, indumento che può essere utilizzato come "testimone" (oggetto appartenuto alla persona che fa da tramite) per fare un rito di stregoneria, una fattura.

 

Ammesso poi che questa persona conosca le pratiche rituali o conosca qualcuno che le sa fare. Li è tutto da vedere. In ogni caso può trattarsi del tentativo di impossessarsi di un oggetto da utilizzare come "feticcio" per danneggiare la vittima.

 

E il grido "ti maledico", al di là dell'aggressione fisica in sé?

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L'aggressione fisica mostra un odio profondo nei confronti di un esponente politico avversario che non viene rispettato neanche a livello umano, del resto gli mette le mani addosso come se fosse una lotta tribale delle più bieche. Come già detto, lo strappo del rosario, al di là della rottura della protezione, può essere un attacco al crocifisso visto come nemico, come "Dio dei bianchi", in contrapposizione a un non ben chiaro Dio del suo Paese, della sua stirpe.

 

Per quanto riguarda il grido "ti maledico", è una maledizione, un'esternazione di odio, ti butto addosso il male per fartela pagare. Non lo ha semplicemente insultato, lo ha maledetto.

 

Un gesto che può turbare chi lo riceve, no?

È certamente un gesto che può turbare, al di là del credo personale; può turbare dal punto di vista religioso, dal punto di vista umano, può turbare perché comunque la persona si sente minacciata ed ha timore. È una violenza verbale pesante perché non è un semplice insulto. La maledizione implica l'appellarsi a una forza superiore affinchè questa ti crei del danno.

salvini salvini

 

Lei lo maledice in nome di quale Dio?

Sicuramente non in nome di quello cristiano, altrimenti non romperebbe il rosario. Lì poi entrano in gioco tutta una serie di elementi tra cui la fede e le paure della persona. Anche nel Voodoo a volte fanno trovare la bambolina con gli aghi infilzati, poi la persona si autosuggestiona e ricollega a quello tutto ciò che le può accadere.

 

In Congo questi culti sono ancora oggi ampiamente presenti e praticati?

Assolutamente sì. Il panorama è un po' confuso in quanto legato anche al discorso tribale. Io conosco meglio i culti sincretici dell'America latina, i quali trovano però origine in Africa. Per quanto riguarda comunque i culti del Congo, vi è una figura di Dio unico, "Zambi" che però non identificano col Dio cristiano, come avviene ad esempio in Sud America.

 

IL PADRE DI CECILE KYENGE CON LA FOTO DI CALDEROLI IL PADRE DI CECILE KYENGE CON LA FOTO DI CALDEROLI

Del resto, se spacchi il crocifisso, già crei una rottura tra le due divinità. Ci tengo tra l'altro a precisare che non mi sento di indicare questi culti africani come "animismo", in antropologia non si può più utilizzare questo termine; le indicherei invece come reminiscenze di spiritualità tribali non sopite e del resto questo lo troviamo spesso anche nell'Islam africano quando si forma il sincretismo con credenze pre-islamiche.

 

Secondo Lei ci può essere una similitudine con il caso di Calderoli con la Kyenge?

KYENGE KONG CALDEROLI KYENGE KONG CALDEROLI

Il rito fatto a Calderoli era proprio chiaro, c'era la cerimonia, il pentolone, la foto del poveretto. Facevano vedere proprio la cerimonia in atto in Congo. Il padre della Kyenge del resto si è mostrato come stregone. Lo stesso Calderoli dichiarò che dopo il rito gli era capitato di tutto (riferendosi alla caduta che gli ha danneggiato una vertebra e fratturato due dita) ed aveva anche trovato un grosso serpente in casa. Li entra in gioco la psiche e il discorso diventa ben complesso.

 

Nel caso di Salvini, si è trattata di un'aggressione fisica vera e propria, andata sul personale, nell'intimo con la rottura del rosario e simbolicamente del suo Credo. Un'azione che va ben oltre il dissenso politico e scaturisce in maledizione. Io ci vedo rabbia, frustrazione, odio profondo uniti a uno stato mentale psicologicamente instabile. Non possiamo sapere cosa le è passato per la testa.

 

L'ipotesi del rito di magia nera non mi sento di abbandonarla completamente, ma penso più al gesto di un'esaltata in stato alterato. Attenzione poi alle emulazioni, perchè questo caso fa da precedente.

 

 

QUEL DETTAGLIO SULL'AGGRESSIONE: NESSUNO SGRIDA LA CONTESTATRICE?

STRETTA DI MANO TRA CALDEROLI E KYENGE STRETTA DI MANO TRA CALDEROLI E KYENGE

Giuseppe De Lorenzo per il Giornale

Alla poca coerenza di certi commentatori occorre farci il callo. Dunque non stupisce, o non dovrebbe essere una sorpresa, se l’aggressione a suon di “ti maledico” contro Matteo Salvini non ha sortito la stessa indignazione unanime di fatti simili avvenuti in campi avversi.

 

 

Però questa è la stagione del Covid. E passi pure l’aver minacciato una persona in strada. Ma anche i più ostinati avversari del leghista, che magari sperano davvero che in quell'invocazione ci fosse della magia nera, non dovrebbero essere disposti a perdonare alla giovane assalitrice il suo più grande peccato.

 

In pochi in effetti sembrano essersene accorti. Neppure il più strenui difensori della mascherina in piazza. Ma la signora in questione non ha solo strappato un rosario o rovinato la camicia del leader del Carroccio. No. Si è presentata in quella piazza, pronta ad attaccare l'avversario, senza copertura sul volto.

calderoli-kyenge-orango-vignetta calderoli-kyenge-orango-vignetta

 

Nessuno l’ha notato? Nessuno ha trovato il tempo di stendere due righe per biasimarla? L’errore della giovane congolese appare grave. Perché oltre a condannare il leghista alla ignota maledizione, ha pure rischiato di infettarlo. Di sicuro il salvifico metro di distanza non l’ha rispettato. E di questi tempi non sono mancanze che si perdonano senza una pia penitenza.

 

Fa ridere dover sperare che Salvini non si sia contagiato grazie alla mascherina che lui, invece, stava diligentemente indossando. E fa sorridere ripensando alle tante, tantissime critiche che caddero sul leghista il 2 giugno in occasione della manifestazione del centrodestra in piazza. Il leader si tolse la maschera tricolore per scattare i selfie a breve distanza con i suoi fan. Apriti cielo.

kyenge kyenge

 

Le condanne furono unanimi e intransigenti. Andrea Scanzi, giusto per citarne uno, parlò di atto “vergognoso”, “riprovevole”, “imperdonabile” fino ad arrivare a dire che, se ci fosse stata una nuova esplosione della pandemia, “sapremo di chi è la colpa”. Il tono è rimasto lo stesso anche nei giorni a seguire, quando ad ogni appuntamento elettorale o meno la prima critica rivolta al leghista da ogni parte è stata quella di non coprirsi abbastanza la faccia.

 

Ecco perché, anche solo per decenza e non tanto per intelletto, un paio di righe sull’aggressione di Pontassieve senza protezioni poteva anche essere spesa. Perché dubito che nessuno, ma proprio nessun sinistro osservatore, di solito così attenti, si sia accorto di quella colpevole mancanza.

ROBERTO CALDEROLI IN SENATO ROBERTO CALDEROLI IN SENATO

 

Vero è che pure quando il premier Conte sfilò tra la folla a viso scoperto di rimproveri ne arrivarono pochi. Ma stavolta non c'è mica un governo da proteggere. Avrebbero potuto scrivere così: “La camicia si ricompra. Il rosario si fa ri-benedire. Ma la salute di tutti va protetta”. Peccato l’approccio sia sempre lo stesso: due pesi e due mascherine.

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