Aldo Grasso per “il Corriere della Sera”
Gad Lerner è convinto che il mondo si possa cambiare con la ragionevolezza (forse perché, nelle discussioni, è uno cui piace aver ragione). «Islam, Italia» segna il suo ritorno in Rai a 25 anni da quel «Profondo nord» che ci fece conoscere il nascente mondo della Lega, a 16 da quando dovette lasciare burrascosamente la direzione del Tg1. «Islam, Italia» è un' inchiesta i sei puntate da 50 minuti con cui Lerner prova a raccontare la composita realtà musulmana italiana.
Come l'Islam si manifesta nell'abbigliamento delle sue donne; nella paura suscitata dagli attacchi terroristici e dal dramma dei profughi; ma anche nella potenza finanziaria dei sovrani che custodiscono il petrolio, così come nell'apporto degli immigrati alla nostra economia. Per questo le interviste e le testimonianze non si limitano alla sola Italia, ma sono anche il frutto di viaggi in Nigeria, Ungheria, Libano e Qatar (Rai3, domenica, 22.50).
Un reportage che cerca di entrare nelle contraddizioni del nostro rapporto con il mondo islamico si scontra inevitabilmente con i pregiudizi, nostri (di spettatori e di cittadini) e degli interlocutori con cui Lerner cerca di dialogare.
Per esempio, a Bari, durante una cerimonia religiosa Lerner parla con una donna ma viene subito interrotto dal marito che si trincera dietro la gelosia: «L'occhio è la freccia del diavolo». In Qatar Lerner incontra un prete cattolico che gli spiega come in quei luoghi sia impossibile fare evangelizzazione, niente croce e niente campane (dov'è il principio di reciprocità, base essenziale di ogni dialogo?).
Nello stesso Qatar, però, Lerner racconta delle importanti commesse che quel Paese ha fatto alla nostra Fincantieri. Insomma, i Paesi più ricchi del mondo comprano banche e immobili in Italia, con cui finanziano moschee e forse organizzazioni vicine alla jihad. L'Isis è solo una mela marcia della Santa Fratellanza?