ROCCO 60! LE ORIGINI DEL MITO DI ROCCO SIFFREDI, CHE SPEGNE 60 CANDELINE – “MIO PADRE NON AVEVA NESSUNA AMBIZIONE, A PARTE LA FIGA. FACEVA IL CANTONIERE, S’INFILAVA IN OGNI CASA CON LA SCUSA DEL CAFFÈ…” – LA SCOPERTA PRECOCE DELLA SESSUALITÀ: “A 10 ANNI GIÀ MI MASTURBAVO” – L'INIZIO CON IL PORNO: “A ORTONA, DOVE SONO NATO, ALLA TERZA RAGAZZA CON CUI ANDAVI ERI GIÀ UN POCO DI BUONO. È DA LÌ CHE PARTO E ARRIVO AL PORNO: ‘AL DIAVOLO TUTTI. MI SCOPO IL MONDO’” – QUANDO LA MADRE SCOPRÌ CHE FACEVA IL PORNOATTORE: “MI INSEGUÌ PER CASA: ‘DISGRAZIATO, GLIELO METTI DAVVERO DENTRO?’. E IO: ‘NO, MAMMA, DI LATO’” – VIDEO

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Da “Anteprima - La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti” - biografia a cura di Simone Furfaro

 

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Rocco Siffredi (Rocco Antonio Tano), nato a Ortona (Chieti) il 4 maggio 1964 (60 anni). Attore, regista e produttore pornografico. «Per avere il posto fisso alla Sip ho passato notti e notti a studiare: “Se hai i voti alti, tuo zio ti fa entrare nella società dei telefoni”. Poi ottenni il diploma, ma lo zio si diede: scappò ed evaporò con le sue promesse. Un lavoro, dovevo pur farlo» (a Malcom Pagani)

 

«Il mio nonno materno avrà avuto 23 o 24 figli. Faceva l’allevatore di tori da monta e morì incornato mentre rafforzava le catene. Pare che nei periodi di magra i tori facessero sangue nero, una malattia che li rendeva pazzi…» (a Paolo Di Stefano). «Eravamo cinque fratelli e una sorella. Io ero il penultimo. Siamo rimasti in cinque. Mio fratello è morto a 12 anni, soffocato: soffriva di crisi epilettiche. Avevo sei anni: insieme al più piccolo, di tre, eravamo gli unici ancora a casa, gli altri già lavoravano.

 

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Mia madre era sempre stata il vero pilastro della famiglia, verso di lei ho sempre provato un amore sfrenato. Ho subìto la sua follia, perché, da quel giorno, non si è più ripresa. Mio padre era un uomo buono, gentile, ma inesistente. Non aveva nessuna ambizione, a parte la figa. Faceva il cantoniere e il suo capo lo rimproverava spesso perché s’infilava in ogni casa con la scusa del bicchiere d’acqua, del caffè, sperando di trovare una donna sola.

 

Mia madre era gelosa e ne ha sofferto fino all’ultimo. È morta di cirrosi per un’epatite mai diagnosticata. Stava per entrare in coma, e lui flirtava con la signora del letto vicino. Mi disse: “Caccialo fuori, non ce la faccio più”. È l’ultima immagine che ho di loro insieme. […] Mia mamma se n’era andata da un giorno e lui era già alla ricerca di una donna. Andava a trovare le vedove dei suoi amici che ancora stavano piangendo il defunto. Percepivano la sua disperazione e lo respingevano. È vissuto da solo gli ultimi vent’anni. È morto solo» (a Enrica Brocardo).

 

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Durante l’infanzia fu chierichetto. «Mia madre avrebbe voluto che io diventassi prete della comunità della parrocchia di San Giuseppe. Ci teneva tantissimo. Ero il più alto dei suoi figli, avevo un bell’aspetto e per lei sarebbe stata una grande soddisfazione vedermi vestito con una tunica nera lunga fino ai piedi».

 

«Sono cresciuto davvero in fretta, a 8-9 anni già pulivo le spiagge» (a Boris Sollazzo). «Ho scoperto la sessualità presto. A dieci anni già mi masturbavo. Purtroppo la finestra del bagno dava sul terrazzo dove mia madre stendeva i panni. Così un giorno apro gli occhi e vedo mamma che mi guarda. Sono rimasto chiuso in bagno per altre due ore, non avevo il coraggio di uscire. È stata lei a chiamarmi: “Hai finito? La pasta si fredda”. […] Non so se sia vera la storia che se ti masturbi perdi la vista, però io a quel tempo ho perso otto diottrie per occhio» (a Teresa Ciabatti).

 

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«A Ortona, dove sono nato, alla terza ragazza con cui andavi eri già un poco di buono, uno da evitare. È da lì che parto e arrivo al porno: “Al diavolo tutti. Mi scopo il mondo”».

 

«“Da ragazzino […] sono stato letteralmente folgorato dai giornalini porno e ho subito capito che avrei fatto il pornostar: c’era solo il come sarà e dove sarà, ma ero sicuro”. Che giornali erano? “Era Supersex di Gabriel Pontello, che poi incontro in un locale di scambisti, e lì comincia la mia storia”. A Parigi? “Yes. All’inizio facevo il cameriere alla Pizza Pino, agli Champs-Élysées, e dopo un breve periodo sono andato a lavorare da mio fratello, che dirigeva la catena di ristoranti Casa Nostra, di fronte alla Tour Eiffel”» (Di Stefano).

 

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«“È stato lì che ho iniziato a chiedere dove si faceva il porno: mio fratello si incazzava, non voleva che disturbassi i clienti. Io la prima volta, questa domanda, l’ho fatta a lui a 13 anni, poi a 16, poi a Parigi. Finché un tizio, lì, mi dice: qualche pornostar, l’ho vista nei club per scambisti. Ma mi guardavano come un matto, perché all’epoca i pornodivi erano considerati degli scappati di casa, dei mezzi banditi… […]

 

Ho cercato una donna che mi accompagnasse, perché facevano entrare solo coppie. Quando sono arrivato al 106, che era il locale di Denise, un’ex pornostar anni ’70 che aveva aperto questo club di scambisti, mi sono detto: sono in paradiso. C’erano Charles Aznavour e Gérard Depardieu: in Francia erano avanti anni luce rispetto all’Italia. È stato un periodo meraviglioso”» (Silvia Bombino).

 

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«“Ero single, e i single di norma non li facevano entrare. Così venni utilizzato per qualche mese come scaldacoppie e gettato tra i divani completamente nudo per stimolare l’atmosfera”. Chiese a Pontello di lavorare? “Per me Pontello non era un’occasione, ma l’occasione. Denise gli aveva già parlato di me: ‘Tu saresti l’italiano con il cazzo enorme? Fammi vedere cosa sai fare’. Mi ritrovai su un set a Montrouge, vestito da Adamo, con una foglia di fico lì proprio lì. Vidi Platinette nei panni di Eva e mi venne durissimo.

 

Prima di quelli spinti, avremmo dovuto fare alcuni scatti soft, ma in quelle condizioni era impossibile. Pontello rideva: ‘Mi sa che qui abbiamo un problema diverso dal solito. Rocco, ma lo capisci che vuol dire moscio?’. Io gli chiedevo: ‘Ma come si fa a farlo scendere?’, perché per me stare con una donna nuda a vent’anni senza erezione era inconcepibile. Facemmo 4 giorni di foto a Montrouge, e al quinto, grazie alla raccomandazione di Pontello, […] mi ritrovai con Marc Dorcel e Michel Ricaud sul set del mio primo film, Belle d’amour. Dorcel, personaggio incredibile e collezionista compulsivo di Ferrari partito da un piccolo sexy shop a Parigi, era un produttore importante”.

 

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Dorcel le diede una chance? “Mi aveva dato una sola scena da interpretare. Dovevo aprire la porta di un meraviglioso appartamento parigino nel XVI arrondissement e pronunciare poche battute. Ma, appena entrato, vidi le attrici francesi e austriache in lingerie e tacchi a spillo e persi la testa. […] Mi sentii in paradiso e mi dissi: ‘Morirò qui’. Temendo il peggio mi chiusi in bagno per toccarmi, ma fu inutile. Una volta in scena venni in meno di 2 minuti. Ricaud provocava: ‘Non vale niente’. Dorcel era furibondo. […] Incassai senza fiatare gli insulti di Pontello – ‘Mi hai fatto fare una figura di merda’ – e pregai Dorcel di concedermi un’altra opportunità: ‘Vediamo stasera’, rispose, ‘ma solo se non finisco troppo tardi’.

 

Cercai di calmarmi, scesi alla brasserie per bere 4 camomille e quando perdonato tornai sul set. Finalmente, ogni cosa andò per il verso giusto. All’epoca la bellezza non era dirimente. Potevi essere brutto e grasso, ma ti si doveva drizzare. Solo quello contava. Sono stato fortunato”» (Pagani).

 

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«Cercavo il mondo che mi aveva folgorato in Supersex, ma non è stato solo questo a farmi partire. Avevo voglia di rivalsa. Di fare qualcosa per mia madre, che ho visto sorridere così raramente. E per mio padre, che faticava a tirare a fine mese. Diventare famoso è stata una fortuna, ma non mi sono mai davvero allontanato» (a Valeria Vignale).

 

«Come ha detto ai suoi genitori che voleva fare l’attore porno? “Mai detto. A casa mia non si parlava di sesso. Ho capito che lo sapevano scoprendo nel comodino di mia madre una rivista dove c’ero io. Sono stato io a scoprire lei. E allora lei m’insegue per casa, colpendomi con la rivista e gridando: ‘Disgraziato, glielo metti davvero dentro?’. E io: ‘No, mamma, di lato’”» (Ciabatti).

 

 «Non le hanno posto nessun ostacolo? “Nel nostro palazzo di Ortona c’era gente che criticava mia madre: ‘Ma come fai a sopportare una cosa del genere?’. Rispondeva: ‘Senti, io gliel’ho fatto così… e ci fa quel che vuole’ (ride). Vedeva che quando tornavo a casa ero sempre lo stesso, e il resto non contava. Aveva già sofferto tanto e io non le avrei mai dato altri dispiaceri”» (Di Stefano).

 

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«Il momento più bello della mia carriera è il 1993, quando porto mio padre agli Oscar del porno a Cannes. Mia madre era appena mancata e lui si stava un po’ spegnendo, solo, a casa. Così organizziamo, gli prendiamo uno smoking e lo faccio venire con me al gala. Vinco come miglior attore e mi porto sul palco lui: “Voglio ringraziare il mio primo fan, mio padre”, ho detto. Gli hanno fatto dieci minuti di applausi, in piedi, duemila persone. Quando siamo usciti – mi vengono i brividi a raccontarlo anche ora – mi ha fermato, guardato negli occhi e detto: “E io potevo morire senza sapere tutto questo? Ora capisco perché hai voluto farlo”. Poi quella sera c’era anche Rózsa, che nel frattempo era diventata la mia fidanzata… È stato bellissimo».

 

 

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«Comincia, questo ragazzo, negli anni ’80 a Parigi, […] poi in Italia trova il successo, insieme all’altra icona, purtroppo scomparsa a soli 33 anni, Moana Pozzi, in Fantastica Moana. Viene considerato il più grande della storia dell’hard, unico e vero erede di John Stagliano. È però Curse of the Cat Woman di John Leslie (che poi lo renderà protagonista del suo capolavoro, Chameleons), a Los Angeles, a dargli l’attuale successo mondiale. Quaranta oscar del porno, centinaia di film, tra cui la mitica saga Rocco lo stallone italiano e il cult Rocco e le storie tese, celebre per la scena dell’orgia mentre gli EelST cantano Tapparella. […]

 

E infine una filmografia anche mainstream, dall’autorialità di Catherine Breillat ad Amorestremo di Maria Martinelli fino ai cinepanettoni Natale a 5 stelle, nella parte di se stesso, e Matrimonio a Parigi con Massimo Boldi, in cui interpreta uno stilista bisessuale, François Leroy» (Sollazzo). «Partito come attore porno, è poi passato dall’altro lato della macchina da presa, fondando la casa di produzione Rocco Siffredi Production e lanciando anche la Siffredi Hard Academy a Budapest, dove vive ormai da decenni.

 

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Strada facendo è diventato un volto tv che spazia dalle pubblicità (chi non ricorda quello delle patatine Amica Chips?) a trasmissioni come L’isola dei famosi e pure Sanremo (nel 2013 duettò con Elio e le Storie Tese). Nel suo cv non mancano nemmeno i libri (l’autobiografia Io, Rocco e il manuale Sex lessons. Il mio corso di educazione sessuale, entrambi editi da Mondadori), […] un documentario (Rocco, di Thierry Demaizière e Alban Teurlai), una striscia tv (Casa Siffredi, su Canale 5, con i figli) e uno spettacolo teatrale (Autentico. L’ultimo samurai), qualche offerta politica (era stato contattato dai Radicali) e adesso anche una serie tv (Supersex, […] su Netflix)» (Greta Sclaunich).

 

«Che effetto le ha fatto vedere Supersex? “Ho pianto per giorni. Inizialmente non riuscivo a riconoscermi negli attori, poi però ho rivissuto l’infanzia e la morte di un mio fratello. […] Ho rivisto mia madre, gli amici d’infanzia. Bellissimo, ma vedere scorrere la propria vita in poche ore sul divano con moglie e figli è anche surreale”. […]

 

alessandro borghi rocco siffredi alessandro borghi rocco siffredi

A maggio compie 60 anni di cui 40 da pornodivo, con duemila film girati da attore e produttore e 150 premi vinti nel mondo dell’hard. A volte ha annunciato il ritiro ma poi ha sempre ripreso. […] “Quando uno è abituato a fare sesso quotidianamente, con due o tre ragazze diverse al giorno, non è facile tornare alla ‘normalità’: sei come uno sportivo che si ritrova a casa sul divano. Non l’avevo immaginato fino al giorno in cui ho pensato di ritirarmi, a 40 anni. Ho ricominciato e ci sono ricascato tante volte da pensare che fosse insuperabile, una condanna. Ultimamente sto bene, anche se non ci metto più la mano sul fuoco. Fu mia moglie a spingermi a tornare sul set: la ingelosisce di più ciò che è fuori dalla sfera del lavoro”. […]

 

rocco siffredi e rosa oggi rocco siffredi e rosa oggi

A 60 anni, e vista la vita che ha fatto, teme le défaillance dell’età? “Sono tranquillo, e soddisfatto di quello che ho raggiunto, ma se ti rilassi troppo muori. Mi sono anche chiesto: mica mi porterà sfiga questa serie tv biografica alla mia età? Allora mi tengo vivo, continuo a produrre, collaboro coi miei figli alla Hard Academy, prima scuola per talenti del porno, e insegno nella Siffredi Academy, progetto educazionale per sciogliere i nodi della sessualità. Dopo aver visto morire un mio cugino a 58 anni, voglio solo stare vicino alla mia famiglia il più possibile”» (Vignale).

 

Prossimamente interpreterà il ruolo del protagonista in un film autobiografico di Davide Cincis. «Mi ha parlato di un progetto e mi ha detto che avrebbe potuto farlo solo con me. Mi ha detto: “Solo tu puoi raccontare quel dolore, quella dipendenza che hai dentro e che io voglio raccontare: mi serve la tua autenticità”. […] Inizieremo a farlo in autunno, finanziamenti permettendo. Sarà la storia di Davide, molto dolorosa. […] È un film drammatico e risponde ai miei desideri: nel cinema “vero” ho bisogno di tirar fuori le emozioni e il dolore che mi hanno abitato, non ambisco certo a un action movie. Penso di poter dare molto scavando dentro me stesso» (Sollazzo)

 

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Per il nome d’arte si è ispirato al personaggio di Roch Siffredi, il malavitoso interpretato da Alain Delon in Borsalino di Jacques Deray.

 

Vive da anni a Budapest con l’ungherese Rózsa Tassi, ex modella e per breve tempo pornoattrice (solo al fianco di Siffredi) con lo pseudonimo di Rosa Caracciolo, sposata nel 1993 e madre dei suoi due figli.

 

«Vidi una sua foto, mi colpì il suo sguardo e le chiesi se avrebbe sostituito Betty Gabor coprendo un’emergenza. Mi rispose: “Lo faccio solo con te”. Per lei il sesso va in coppia con i sentimenti, anche se le ho sempre detto che poteva mettersi in pari. Oggi mi dice: “Finalmente ti dedichi solo a me. Mi hai fatto aspettare così tanto che adesso devi accettare tu i miei ritmi”».

 

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«Leonardo Tano, il secondogenito, studia Ingegneria meccanica ed è un campione di atletica. Lorenzo Tano, il più grande, è noto per aver partecipato, da ottobre 2023, a Ballando con le stelle. Nella vita di tutti i giorni, però, lavora come project manager nella casa di produzione di famiglia e ha ammesso che appena il padre andrà in pensione anche lui lascerà» (Sclaunich)

 

«Rocco Siffredi, lei come si definirebbe professionalmente? “Porcostar”» (Barbara Romano). «Più dotato John Holmes o lei? “Lui era uno yatch, io il suo tender”» (Ciabatti) •

 

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«Nessuna sensazione di overdose? “No, il sesso resta ancora la cosa più bella, è forse l’80% di tutto quel che mi piace nella vita. Adoro la pasta in bianco olio e parmigiano, mangerei quella tutti i giorni. Se mi vuoi mettere in crisi, fammi la carbonara. Non sono mai stato dipendente da altro che dal sesso: niente droga, niente alcol”» (Di Stefano).

 

«Mai fatti sogni erotici» • «Non ho mai votato: a 18 anni già vivevo all’estero, non seguo la politica italiana e non saprei proprio a chi dare il mio voto». «Mentalmente sono più vicino alla sinistra, ma materialmente agisco come uno di destra». «La sinistra in teoria doveva essere la più progressista sul sesso, in realtà sono i più bacchettoni: mi hanno sempre criticato di brutto»

 

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Antico sogno irrealizzato quello di interpretare un film pornografico insieme a Silvio Berlusconi, «un vero amatore. Uno old style. Mi ha sempre dato l’impressione di uno che ha il chiodo fisso, un po’ come me, solo che io ne ho fatto un lavoro e lui un divertimento. Mi piace perché non è ipocrita»

 

«Con il #MeToo cos’è cambiato? “Ci sono molte più regole, anche per girare quattro bacini devi sapere che l’attrice si può ritirare in ogni momento senza neanche scusarsi. Per l’uomo è diventato molto più complicato sperimentare”» (Di Stefano) • «Godo solo se vedo una donna godere. Riesco a fare l’amore anche con donne di 70 anni: le guardo negli occhi e penso che ne hanno avuti venti, meritano il mio rispetto. Sono in missione, un liberatore. Anche se il primo a non essere completamente libero sono io»

 

«Ha fatto più Rocco Siffredi per le donne che tante donne in politica» (Paolo Virzì) • «Una volta in questi film si faceva sesso, ora si fanno atti teatrali: è molto più complesso». «Per eccitarsi la gente vuole sempre di più. Forse il futuro del porno, ma anche del sesso, è la bisessualità senza limiti» (a Gloria Satta)

 

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• «La sessualità sta tutta nel cervello. Il resto sono solo accessori» • «Hai mai fatto brutta figura su un set? “Tante volte, non una! […] Ho fatto tante volte brutta figura, ma non ho mai mollato un set!”» (Edoardo Sylos Labini) • «Almeno all’inizio, avrei potuto pagare per fare questo lavoro! Poi ho capito che nella vita, un lavoro, lo dovevo pur fare, quindi ho deciso di farmi pagare, e anche tanto!».

 

«Non mi sono mai pentito di nulla, lo rifarei 50 milioni di volte. La pornografia mi ha dato tutto» • «La mia vita è stato il tentativo costante di mettere insieme quello che mi hanno insegnato, quello che dentro di me penso sia giusto o sbagliato, e quello che ho deciso di fare nella vita. Sul set sto con cinque donne, è il mio lavoro, torno a casa e sento che qualcosa di sbagliato nei confronti di mia moglie l’ho fatto.

 

Conosco persone che fanno sesso fuori dal matrimonio e non hanno sensi di colpa. Io sono in perenne conflitto con me stesso. Ogni volta che rientro dopo aver girato una scena, Rózsa cerca i miei occhi. E ogni volta mi sforzo di capire, nel suo sguardo, se mi ha perdonato o no. Come se mi confessassi. Come da bambino, quando hai bisogno che tua madre ti guardi e ti dica: “È tutto a posto”. […]

 

ROCCO SIFFREDI PORTA LA SUA HARD ACADEMY A BOLOGNA ROCCO SIFFREDI PORTA LA SUA HARD ACADEMY A BOLOGNA

La mia vita è fatta di angeli che mi portano in alto e di demoni che mi risbattono giù, che mi dicono: “Devi soffrire”. Ma mi sono anche chiesto: “Senza quella parte di me che a volte odio e vorrei reprimere, sarei quello che sono? È possibile che ciò che mi fa stare male mi abbia anche dato tutto quello che ho?”. Il mio dolore interiore mi ha reso un attore porno migliore. Sono stato uno dei primi a far vedere il rapporto fra sofferenza e sesso. Positivo e negativo, piacere e dolore. Una matassa che non si può sciogliere. È la mia vita».

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