Marco Giusti per Dagospia
Di fronte a questo riuscito, commovente, sì un po’ paraculo, “En fanfare” di Emmanuel Courcol, già visto a Cannes e ora presentato alla Festa del Cinema di Roma tra i “best del 2024”, mi chiedo perché non sappiamo anche noi italiani costruire film di questo tipo. Commedie dolceamare legate alla nostra tradizione, tra provincia e città con personaggi forti, magari facili, ma sicuramente film che sanno come acchiappare da subito il loro pubblico.
Thibault Desormeaux, interpretato dal bravissimo Benjamin Lavernhe de La Comédie, è un prestigioso direttore d’orchestra francese noto in tutto il mondo. Quando scopre di avere una leucemia, i medici gli dicono che l’unica possibilità che ha di continuare a vivere è trovare un donatore di midollo. Ma ci vuole un parente stretto, giovane. Scopre così un segreto che sua madre non gli ha mai rivelato. Cioè che sua sorella non è la sua vera sorella e sua madre non è la sua vera. E’ stato adottato. Dove lo trova adesso un parente?
In un paesino nel culo del mondo nel nord della Francia, vicino a Lilla, Wali… qualcosa, dove vive il suo vero fratello, Jimmy, interpretato da Pierre Lottin, scombinato cuoco operaio di una fabbrica che sta per chiudere e suonatore di trombone a tempo perso nella sguaiata orchestra della fabbrica. Uomo burbero ma di buon cuore che vive ancora con la mamma, che non è la sua vera mamma, lo ha solo adottato, Jimmy accetta di aiutare il fratello Thibault. Qualche tempo dopo, Thibault cercherà di sdebitarsi con lui proprio dando una mano all'orchestra scombinata del paese.
In pochi minuti, lo avrete capito, c’è tutto. La città e la provincia. La solitudine dei ragazzi ricchi e la ricchezza dei ragazzi cresciuti nelle comunità operaie. Le due orchestre, La crisi economica. Il desiderio di ritrovare la propria vita. E due fratelli che dovranno volersi bene. Uno ricco e arrivato, benché malato, perché adottato da una famiglia altoborghese, la mamma è Ludmila Mikael, che ricordo esordì in un vecchissimo film di John Flynn, “Il sergente”, e l’altro provinciale, non ricco, confuso, con un matrimonio fallito alle spalle, una professione precaria, ma con l’orecchio assoluto.
Se la mamma di Thibault avesse adottato anche lui, magari il direttore d’orchestra sarebbe stato proprio Jimmy e non Thibault. Se Thibault fosse stato adottato dalla mamma di Jimmy cosa sarebbe capitato? Mah… Me lo sono visto fino alla fine con piacere. In Italia uscirà come “L’orchestra stonata”.