LA ROMA DEI GIUSTI - "L'ALBERO" È UNA STORIA D’AMORE E DI COCA TRA DUE RAGAZZE CHE SCIVOLANO FACILMENTE NELL’ECCESSO, CONFONDENDO I SENTIMENTI, L’AMORE E LA COCA, FORSE NON ESSENDO DAVVERO CONCENTRATE SU NULLA - GIUSTO CHE SI FACCIANO FILM COSÌ, CHE CERTO NON PIACERANNO A QUESTA DESTRA ALLA GIULI-SANGIULIANO E DIVENTERANNO FACILI BERSAGLI NELLA GUERRA CONTRO IL CINEMA SOVVENZIONATO ROMANO… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Come sarà sta coca di San Basilio? E come sono i bar lesbo del Pigneto? E chi paga l’affitto, 1.200 euro, della casetta del Pigneto? Ovviamente i genitori che staranno a Prati. Benvenuti nel mondo lgbt del Pigneto, ambientazione più che realistica di questa storia d’amore e di coca tra due giovani star del cinema italiano, Tecla Insolia e Carlotta Gamba, dove (lo dico da padre) nessuno lavora, nessuno studia, “L’albero”, opera prima della giovane Sara Petraglia, figlia di uno dei più importanti sceneggiatori italiani, Sandro Petraglia, e di Claudia Aloisi, storica produttrice di fiction già ai tempi della Rai.

 

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La poco più che ventenne Bianca, interpretata dall’emergente Tecla Insolia già protagonista della serie “L’arte della gioia” diretta da Valeria Golino e leggo protagonista anche dell’imminente “Primavera”, opera prima della sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, si è chiusa a Pigneto per studiare all’università. Ma non mi sembra che frequenti molto. Anzi, non frequenta affatto. Legge ogni tanto Leopardi (ancora…) e scrive, come si fa in tutte le opere prime al femminile, una sorta di diario dove raccoglie poesie e pensieri.

 

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Divide la casa con la bella Angelica, interpretata da Carlotta Gamba, star delle produzioni italiane più recenti, “Vermiglio”, “Dostoevskij”, “Gloria!”, ma è stata anche la Beatrice del terribile “Dante” di Pupi Avati. Le due ragazze, che all’inizio non sono fidanzate, Bianca ha un’altra, Angelica ha una ragazza a Milano, scivolano facilmente nell’eccesso di coca e poi con l’amore. Forse confondendo i sentimenti, l’amore e la coca, forse non essendo davvero concentrate su nulla. Esagerano con tutto.

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E un viaggio a Napoli e dintorni, sovvenzionato da un bonifico di mammà, non migliora le cose. Anzi. Il loro miglior amico a Napoli è un orrendo pusher che le riempie non si sa bene di cosa. A un certo si dividono. Fortunatamente. Angelica scompare. Bianca si ripulisce, grazie a un’amica malata di cancro. Va anche in bicicletta e capisce dove si trovava l’albero che vede da casa sua, che è poi l’albero del titolo. A Casilina Vecchia, no? Poi Angelica torna.

 

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Che vi devo dire? I personaggi di Bianca e Angelica temo che siano personaggi della realtà, non solo romana, di oggi. Ventenni che vivono ogni giorno come fosse l’ultimo giorno della loro vita. Che vedono i più maturi trentenni come “vecchi de merda”. Che noi più vecchi dei vecchi de merda nemmeno sfioriamo. Due sere fa a Pigneto mi sono pure perso.

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Ma che ne so io della scena lesbo di Pigneto e dei sogni e dei bisogni di queste ragazze? Giusto però che si facciano film così, che certo non piaceranno a questa destra alla Giuli-Sangiuliano e diventeranno facili bersagli nella guerra contro il cinema sovvenzionato romano. Detto questo, il film ha una solida produzione, Angelo Barbagallo, una buona regia, due bravissime protagoniste. 

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