Francesco Persili per Dagospia
Gianna Nannini che sviene sul palco a Berlino durante un festival di femministe, la trasformazione di Ennio Melis da segretario di papa Pio XII a direttore artistico della casa discografica Rca, il disco di Battiato “L’era del cinghiale bianco” nato per scommessa con i giornalisti della rivista "Muzak" e l’unica volta che con “Born to love” sentimmo la voce del cantante che non cantava, al secolo musicale, Den Harrow.
Tra le pagine chiare e le pagine scure de “Il Romanzo della canzone italiana”, il nuovo libro di Gino Castaldo, giornalista e critico musicale di Repubblica, si intrecciano melodie e innocenti evasioni, rotonde sul mare e terre dei cachi, cantine polverose e fattacci di cronaca (“Te la ricordi Lella quella ricca, la moje de Proietti er cravattaro…”), desideri e speranze (in confezione spray) dell’Italia canzonettara.
Un’avventura che conosce il suo “salto evolutivo” il primo febbraio del 1958 con “Nel blu dipinto di blu” di Modugno, si infila in una stradina della Brianza in cui Battisti incrocia dopo la separazione Mogol e mormora un “Largo al poeta” e insieme ai panorami più cantautorali squaderna intenzioni ironiche.
A dire il vero tutto è iniziato con una risata. Il primo 78 giri, il primo disco italiano in assoluto, nel 1895, di Berardo Cantalamessa ha un titolo inequivocabile: “La risata”. Da “Mazza, Pezzo e Pizzo” alla Canzone Intelligente di Cochi e Renato, dal sublime “Clarinetto” arboriano, secondo al festival di Sanremo ’86, al “Pippero” di Elio e le Storie Tese, sono tante le canzoni che riescono a strappare un sorriso.
Una disco-collection di parodie irriverenti (la vendittiana Italia, "tierra de scandalos e de scandalizados"), scorribande al limite del buon gusto e apoteosi trash. Dalla confusa saga mods di Ricky Shayne (“Nei docks del porto di Liverpool nelle notti silenziose l’unica nostra voce sono le chitarre”) al raffinato doppio senso di Nadia Cassini che nel 1982 pubblica un pezzo dal titolo “A chi la do stasera” che “dopo una giusta pausa di sospensione si scopre essere la felicità” (allora si chiamava così). E’ solo musica leggera, direbbe Ivano Fossati, così leggera che ci fa sognare.
Nella cappa di piombo, sangue e furore ideologico del 1977 irrompe “Ti amo” di Umberto Tozzi ed è una boccata d’aria fresca, un punto di svolta con quel bizzarro “guerriero di carta igienica” che fa storia. “Sembra uno scherzo, un brano per bambini a fine educativo sull’uso dei materiali da bagno, scrive Castaldo, e invece è una canzone d’amore”. Un cambio di paradigma che sarà scolpito ad inizio anni ’80 anche da Sergio Caputo nel suo “Sabato Italiano”: “Il peggio sembra essere passato”.
Durante la presentazione romana del volume, Ernesto Assante, giornalista e critico musicale di Repubblica, precisa che Castaldo si tiene alla larga dalla “pallosissima” analisi testuale: “I versi servono solo a ricordare le canzoni, non sono citazioni usate per spiegare ma per sentire un suono…”. Il romanzo è piaciuto a Jovanotti che su Instagram ha scritto: “Pubblico questo post senza sapere ancora se il libro parla delle mie e come ne parla, nel caso non ne parlasse o ne parlasse male questo post si autocancellerà”. Non si è autocancellato: l’autore apprezza la forza di Lorenzo Cherubini, “il piccolo Steve Jobs della canzone italiana. Quando nel 1988 se ne uscì con “E’ qui la festa” nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quel ragazzo sarebbe diventato un maestro di evoluzione”… Viene rievocato anche un brano di Jovanotti, “Barabba” scritto nel 1994 in cui canta della contestazione di Torino del 1988 a “quel cantante italiano che cantava per il rispetto dei diritti dell’uomo”.
Quel cantante era Claudio Baglioni, oggi “direttore-dittatore” artistico di Sanremo. A poche ore dall’inizio del Festivalone, il Divo Claudio incassa il no di Venditti: “Sono stato invitato come ogni anno e come ogni anno c’è qualcosa che mi fa dire di no. Ma non è una critica a Baglioni. È semplicemente un mio stato d’animo…”
2. IL POST SU INSTAGRAM DI JOVANOTTI
lorenzo cherubini vs jovanotti
Tra lettura da pausa pranzo in camerino. Sono un appassionato lettore di libri sulla musica, alcuni sono capisaldi nel mio repertorio di letture ( chronicles di dylan, mistery train di grail marcus ecc ecc). Anni fa @ginocastaldo1 era uscito con “il fuoco il buio e il desiderio” e mi era piaciuto moltissimo. Ora inizio il suo nuovo e sono felice che parli della canzone italiana perché sono davvero pochi i libri validi su questa cosa unica che è la canzone nella nostra lingua. Pubblico questo post senza sapere ancora se parla delle mie e come ne parla, nel caso non ne parlasse o ne parlasse male questo post si autocancellerà
3. Il NO DI VENDITTI
Dal profilo Facebook di Antonello Venditti
Sono stato invitato come ogni anno e come ogni anno c’è qualcosa che mi fa dire di no. Forse ancora quel sottilissimo confine culturale e storico che fortunatamente alberga dentro di me e che segna il mio cammino. Lavoro al mio nuovo album che non potrà essere legato a nessun tipo di spettacolo estraneo a se stesso...Ma non è una critica a Claudio Baglioni che mi ha invitato come super ospite. È semplicemente un mio stato d’animo…
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