L’ESTATE DEI RIGHEIRA NON E’ MAI FINITA! – UN LIBRO RIFLETTE SU “VAMOS A LA PLAYA”, IL BRANO POST PUNK DEL 1983, SIMBOLO DI UN’EPOCA DI CUI NON CI LIBEREREMO MAI (PER FORTUNA) – LA COLONNA SONORA DI UNA NAZIONE CHE AVEVA DECISO DI SPRIGIONARE POSITIVITÀ DEPENSANTE: NONOSTANTE IL BRANO PARLI DI BOMBE CHE SONO ESPLOSE, C'È QUESTO SENTORE A NON ARRENDERSI. ‘STICAZZI SE C'È STATO L'ARMAGEDDON, NOI ANDREMO IN SPIAGGIA COMUNQUE - VIDEO

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Estratto dell’articolo di Demented Burrocacao per Il Venerdì- la Repubblica

 

 

righeira righeira

"Non si esce vivi dagli anni 80" è uno degli adagi che avrete spesso sentito, e che in un certo senso getta una accezione negativa rispetto a quel periodo storico. Ma già il fatto che quest'ultimo venga citato, riciclato, rinnovato, finanche criticato, e in ultima istanza "ricreato", vorrà pur dire qualcosa: ma che cosa?

 

Ci troviamo di fronte alla semplice "nostalgia canaglia" di una generazione che da futuribile (per autocitare il mio libro Italian Futuribili) è oramai alla pari con gli anziani che ballano l'"alligalli" nelle parrocchie pensando "ah, i favolosi anni 60"? O forse nella musica di oggi ci troviamo di fronte a un inaridimento creativo generalizzato, visto che ad esempio le produzioni trap di tutto il mondo si basano tutte sulle "sbarattolate" della Roland TR808, batteria elettronica tipicamente anni 80?

 

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Forse c'è ben altro: per cercare di indagare su questo, Fabio De Luca (conosciuto per essere una sagace penna di Rolling Stone di cui è stato anche vicedirettore e tra le altre cose storico conduttore radiofonico di Suoni e Ultrasuoni e del mitico Planet Rock) pubblica il libello Oh oh oh oh oh, in libreria dal 28 aprile: il titolo si riferisce all'epocale 45 giri che ha inaugurato un po' la fase dei "tormentoni", ovvero Vamos a la playa dei Righeira.

 

 

 

De Luca scrive il libro usando questo brano come simbolo di un'era, come uno dei singoli che ha trainato il pop italiano verso una certa idea di futuro, svecchiando il nostro canzoniere in maniera tanto improvvisa quanto - in realtà - mutuata dall'eredità del punk e post punk italiano di cui i cari Johnson e Michael Righeira erano due portavoce prima della svolta La Bionda (che producendoli in maniera certosina li eternarono). Vamos a la playa in teoria, nel libro, viene vista un po' come il perno intorno al quale accadono dei fatti: storici, politici, culturali, musicali.

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Un pretesto per tentare di cucire parti che sembrano molto diverse tra loro: stralci di interviste, retrospettive storiche, analisi sociologiche e di costume, per non parlare di svariati momenti autobiografici. È palese dove De Luca voglia andare a parare: cristallizzare in un'aura di propulsione verso il nuovo un anno in particolare, ovvero il 1983. L'anno appunto di pubblicazione di Vamos a la playa, colonna sonora di una nazione che ha deciso di sprigionare positività depensante. Ed è anche grazie ai Righeira che tutto ciò accade: nonostante il brano parli di bombe che sono esplose, un momento balneare radioattivo poco rassicurante quindi, nel pezzo c'è questo sentore a non arrendersi. Sticazzi se c'è stato l'Armageddon, noi andremo in spiaggia comunque.

 

RIGHEIRA RIGHEIRA

Interpellato in proposito, Johnson racconta: "C'era molto ottimismo, venivamo da anni bui, dal terrorismo: c'era voglia di divertirsi , voglia di fare. Sono stati anni fantastici, al di là del fatto che siano stati dipinti spesso come anni di superficialità: per me non lo sono. È stato l'ultimo decennio di grandissima creatività in tutti gli ambiti artistici. C'era una quantità pazzesca di musica che ancora adesso stanno riscoprendo: nasce l'Italo Disco ad esempio. Non è un caso che siano tornati in modo prepotente anche oggi".

 

(…)

 

https://www.repubblica.it/podcast/audio-rubrica/your-song/2022/08/27/news/tropicana_tormentone_del_1983-363026188/

 

 

(…)

 

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Un altro personaggio fondamentale di quegli anni è Maurizio Marsico, che come Monofonic Orchestra è stato braccio "sinistro" musicale del collettivo Frigidaire:  "I "nostri" sintetizzatori, le nostre batterie elettroniche e le nostre voci trattate sono tornati a suonare nei dischi patinati e di tendenza in ogni parte del globo. Nel mio calendario mentale identifico il 1983 come la data che sancisce l'inizio della fine. L'inizio di una traiettoria scellerata che via via ha condotto la musica in Italia, nello stato in cui verte oggi. La fine dell'immaginazione pura e di un'arte che avrebbe diritto di esistere pur senza essere connessa alla politica o al mercato".

 

https://www.repubblica.it/venerdi/2020/07/06/news/righeira_vamos_a_la_playa_40_anni_intervista_johnson_righeira_nuova_etichetta_boy_george_sanremo_punk_anni_80_il_venerdi_re-300821643/

 

 

(...)

 

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Il finale del libro è un colpo di scena - forse telefonato ma vabbè, non spoileriamo - che in qualche modo rende "mitologica" l'eredità del Festivalbar che lanciò - fuori gara - i Righeira di quella famosa estate 1983, ovvero l'avanguardia delle "visualizzazioni" che all'epoca erano i gettoni nel juke-box e ora il like su YouTube o su TikTok. Ebbene sì, ammettiamolo: tutto si è cristallizzato nel 1983, Eden perduto che la nostra attualità vorrebbe recuperare, ma hai voglia a estati radioattive che hanno da passa'... Intanto "Vamos a la playa", che è meglio: leggendo, ovvio, il libro di De Luca sdraiati sull'asciugamano.

 

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L'autore del pezzo è autore del libro Italian Futuribili (Minimum Fax)

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