Luigi Ippolito per www.corriere.it
Acque agitate nel mondo della televisione britannica. Lo scorso weekend ha debuttato GB News, un nuovo canale di notizie di destra che ha l’obiettivo dichiarato di sfidare il politicamente corretto imperante e il monopolio della Bbc: ma, sotto la pressione degli attivisti online, molte grandi aziende, da Vodafone a Ikea a Nivea, hanno già ritirato la pubblicità, in quello che appare come un vero e proprio boicottaggio.
La polemica infuria. È intervenuto il ministro della Cultura, Oliver Dowden, secondo il quale «uno dei pilastri delle nostre libertà sono i nostri media robusti, liberi e diversificati: e GB News è un’aggiunta benvenuta a quella diversità. I marchi possono fare pubblicità dove vogliono, ma sarebbe preoccupante se soccombessero ai gruppi di pressione». E il Times in un editoriale di stamattina ha bollato come «sinistro e stupido» il boicottaggio pubblicitario.
Il lancio di GbNews è avvenuto tra grandi fanfare: e al debutto ha attirato più spettatori di Bbc News (parliamo del canale di notizie dell’emittente pubblica, non dei canali generalisti). L’arrivo della nuova tv è stato letto come il segno di una «americanizzazione» dei media britannici, ossia come una tendenza a dividersi su linee politiche partigiane, tanto che il nuovo canale è stato paragonato a Fox News, la tv di destra Usa che ha agito come il megafono di Trump.
GB News vuole essere un’alternativa a una Bbc «troppo metropolitana e privilegiata»: la tv pubblica infatti viene spesso accusata di essere dominata da una intellighenzia liberal lontana dal Paese reale, di essere stata ostile alla Brexit e di perseguire un’agenda troppo politicamente corretta. E per questo negli ultimi tempi la Bbc si è trovata sotto attacco da parte del governo di Boris Johnson, che la percepisce come ostile.
Ora la sfida arriva anche dall’etere. GB News è guidata da transfughi della Bbc, che non trovavano modo di esprimere le loro idee conservatrici sulla tv pubblica: ma intanto la nuova rete si è già attirata centinaia di reclami presso l’Organismo di Vigilanza, dopo che uno dei conduttori si è lanciato in un lungo monologo anti-lockdown.
Quindi è partita la campagna online di «Stop Funding Hate» (Basta finanziare l’odio), un gruppo di attivisti di sinistra che ha convinto i grandi inserzionisti a tenersi alla larga da GB News.
«Questo è il peggior tipo di cancel culture (cultura della cancellazione) — ha reagito il presidente conservatore della Commissione Media e Cultura del Parlamento, Julian Knight —. GB News sta portando una prospettiva di cui c’è molto bisogno nel nostro panorama dei media. I marchi che stanno ritirando la pubblicità sono francamente codardi e devono capire che la Gran Bretagna è un Paese conservatore e rimarrà così per il prevedibile futuro».
Questo scontro è l’ultimo capitolo delle cosiddette «guerre culturali» che stanno squassando la Gran Bretagna: una battaglia che si combatte sui temi del razzismo, dell’eredità del passato coloniale e sulle identità di genere e che vede in campo una sinistra fatta di giovani attivisti online cui si contrappone un governo conservatore ben felice di ingaggiare il confronto.
nigel farage nella redazione di gb news
Johnson e i suoi sfruttano, quando non aizzano, la polemica perché sanno bene che la maggioranza dell’opinione pubblica trova aliene le istanze più estreme del politicamente corretto, mentre i laburisti sono in difficoltà a contenere le frange più militanti. Ora l’arrivo di GBNews getta un altro tizzone nel braciere.
andrew neil gb news dan wootton gb news