sanremo 2018 invasione sul palco
1 - FIORELLO SUPERSTAR IL FESTIVAL DECOLLA
Renato Franco per il Corriere della Sera
Il disturbatore che vuole parlare con il procuratore della Repubblica, Fiorello che sa far ridere ma sa anche cantare da dio, Baglioni che si fa prestare gli occhiali da un orchestrale, Michelle Hunziker che ama e bacia il marito, Favino che sa recitare la parte del conduttore, sua entità Laura Pausini che interviene via telefono. Una marea di canzoni, tutte e venti, forse troppe in una sera. E la sensazione di un copione che sembra scritto anche negli imprevisti, spontaneità costruita, un punto di forza ma anche un limite.
La questione di fondo rimane un'altra. Baglioni ha costruito il Sanremo 2018 sulle canzoni, quindi tolte le due isole di Fiorello, il resto annega in un mare di musica. È vero che è il Festival della canzone italiana, ma la forza di Sanremo è sempre stata essere anche evento mediatico e televisivo. Se pagherà lo vedremo questa mattina, con il giudice che accende o spegne ogni polemica: l'Auditel.
«Lo sapevo che non ci dovevo venire...». La prima sorpresa sul palco di Sanremo non è Fiorello, ma l'interruzione di un disturbatore cha arriva sul palco in contemporanea con lui. Sbuca all'improvviso e chiede di poter parlare con il procuratore della Repubblica. Per quale motivo non si sa, perché nel dubbio viene spedito a passare la serata in Questura. «Una volta facevano irruzione, adesso sono anche educati. Dicono "scusi"», scherza subito Fiorello.
sanremo 2018 invasione sul palco
Fiorello non è un comico, è diverso, è l'unico che quando sale sul palco riesce a mettere d'accordo tutti. Sa scherzare, sa cantare, non si vergogna di mostrare la sua difficoltà quando chiede una bottiglietta d'acqua perché gli si è «infelpata la lingua». Guarda le prime file, cerca il dg della Rai Orfeo: «Attento, se vince il toyboy di Orietta Berti (Di Maio, ndr) si va a casa... Guarda che bella scenografia, hanno tolto le prime 13 file per allungare il palco. È l' unico Festival dove non si eliminano i cantanti ma si elimina direttamente il pubblico».
Si sa, è un Festival di canzoni interrotte da altre canzoni, quelle dei superospiti: «Quest'anno i superospiti hanno superato gli altri, c'è una gara nella gara perché la Rai non bada a spese. È la Rai più ricca di sempre perché il canone lo pagano tutti. Se non paghi il canone ti levano la corrente, e se ti levano la corrente non puoi vedere le serie di Netflix e Sky».
sanremo 2018 il cast di a casa tutti bene
Legge il messaggio che Baglioni gli ha mandato per convincerlo a vincere la sua ansia da prestazione e salire sul palco di Sanremo: «Mi sono trovato ad essere sacrestano nel tempio della musica italiana. E già per aver detto sacrestano gli hanno tolto l'otto per mille...», commenta Fiorello, che poi riprende a leggere il whatsapp del dittatore artistico: «In queste notti di note, di emozioni che si intrecciano a passioni, sai quanto la tua arte sia sinonimo di sentimenti. Potresti essere il mio gancio in mezzo al cielo... Amici, non potevo dire di no, se tu ci metti la musica a questo messaggio arrivi terzo a Sanremo».
sanremo 2018 il cast di a casa tutti bene
Prende in giro gli orchestrali vestiti di bianco («sembrate Love Boat») e i Pooh («sai che dietro le quinte ovunque ti giri vedi un Pooh?»). Poi tocca a Baglioni e Morandi: «Si parlava di scimmiette clonate, loro sono come minimo alla terza copia». A questo punto arriva un medley con le hit di entrambi, innestando le parole di uno sulle note dell'altro e facendo capire che il credito che si è costruito è solo merito suo.
pierfrancesco savino a sanremo
Fiorello chiude augurando un buon Sanremo «1918», da Prima guerra mondiale, e lascia il palco a Baglioni che spiega al pubblico la sua idea di Festival: «Bisogna mettere al centro, di nuovo, le canzoni», che sono «arte povera, semplice, di poco conto: sembrano valere poco in certi momenti eppure hanno la stessa forza evocativa dei profumi». Quindi si lascia prendere la mano, la vena poetica si fa lisergica: «Le canzoni sono come coriandoli di infinito, sono mare, vento, terra, cielo, neve di sogni che sembra venire da un altro pianeta. Nessuno sa da dove provengano. In pochi secondi fanno piccoli miracoli».
Tre notizie a chiudere. La prima è il premio alla carriera che fa felice Milva. La seconda è che tre delle 4 donne in gara (Annalisa, Noemi, Zilli) sono nella classifica alta della giuria demoscopica, insieme con Ron, Meta-Moro, Lo stato sociale. La terza è la sigla di inizio Festival con tutti i cantanti coinvolti. Il pubblico è rimasto per lo meno perplesso.
2 - IL SORRISO DI MICHELLE BATTE L' ALIENO BAGLIONI
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Un'unica stella polare, Fiorello. Beh, iniziare il Festival con lui sono capaci tutti. Basta la sua presenza perché ogni cosa sia illuminata, persino il vecchio Teatro Ariston, persino il baudesco colpo di scena «sociale». Chiamalo scaldapubblico: resta solo il rimpianto di cosa potrebbe essere un Sanremo condotto da Fiorello!
Padronanza del palco e del pubblico, ironia, capacità di improvvisare, talento vero.
I problemi iniziano quando Fiorello ritorna fra le quinte e appare il direttore artistico Claudio Baglioni, con lo spiegone autocompiaciuto sul mistero delle canzoni (bastava dire che le canzoni rappresentano il diritto di esprimere la nostra sacrosanta volgarità sentimentale, la nostra cultura pop).
Lo studio è un' astronave da cui discende l' alieno «dittatore». Alieno nel rivendicare l' importanza della musica e delle parole fin dall' inizio. Alieno rispetto alle logiche e alle regole televisive, ovviamente in attesa dei dati d' ascolto della prima serata. Alieno nella scelta dei co-conduttori, nel regolamento senza eliminazioni, nel ritmo disteso e «rispettoso» (che noia!).
Abbiamo capito: al centro del Festival c' è la musica. Sì, ma chi scrive i testi a Baglioni, a Pierfrancesco Favino, all' ilare Michelle Hunziker. I due maschietti sono così spenti, slegati, ridicoli (presentare è un mestiere) che alla Hunziker basta fare l' unica cosa che sa fare bene, ridere, per sovrastarli alla grande. Peccato che appena scatta la dinamica di coppia, ogni suo entusiasmo rimanda fatalmente a Ezio Greggio, a Striscia , alle risate finte in sottofondo. Sarà un riflesso pavloviano.
Per fortuna, torna Fiorello: per risollevare un Sanremo che sembra un funerale, per rianimare un Baglioni esanime. Accenna a cosa potrebbe essere un Sanremo intero (o una prima serata, di nuovo) nelle sue mani con il remix di testi e musiche delle canzoni di Baglioni e di Morandi. Bisognerebbe che tornasse ogni mezz' ora.
Il festival è cominciato da un' oretta e già tutti karaokano soltanto Baglioni, la gara sembra lontanissima. Favino resta defilato, poi d' un tratto si scatena con poesie, con canzoni, reminiscenze sanremesi, in verità un po' stiracchiate. Al centro c' è la musica, va bene, qui non si parla di canzoni, ma l' impressione che attorno non ci sia nulla.
claudio baglioni e michelle hunziker
Un Festival senza. Un Festival condotto da tre non presentatori perché nessuno voleva condurlo, dopo che Carlo Conti e Maria De Filippi (l' unico patto del Nazareno che abbia realmente funzionato) hanno lasciato alla Rai una patata bollente, una manifestazione irripetibile dal punto di vista degli ascolti. Un Festival diretto da un cantante che si è già consegnato al museo delle cere e al freezer dei sentimenti (sembra il fratello di Ridge di «Beautiful»). Un Festival che conta più ospiti che concorrenti. Un Festival dove non c' è più gara fra cantanti.
Un Festival senza satira perché le elezioni sono in arrivo. Allora non è vero che Sanremo è Sanremo. C' è anche un Sanremo senza. Senza Fiorello, per le prossime serate.
Quand' è che Sanremo ha smesso di essere Sanremo, cioè la liturgia canora di un Paese che vive tutto come cerimonia, rito, teatralità diffusa? Probabilmente non esiste una data precisa. Il «veleno» ha agito lentamente, anno dopo anno, e adesso ci resta solo il «cadavere squisito» di un corpaccione mediatico spropositato.
Sanremo è (era?) bello perché era un rito fondativo del Niente e nel mondo della cultura pop il Niente è il vuoto che tutti possono riempire, con leggerezza e ironia, è la vertigine del tempo che ritorna, è il fascino della canzone perché, come sostiene Jovanotti, «le canzoni non devono essere belle». A proposito, e le canzoni? Cantanti e Gazzè, artigiani della qualitè.
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