Andrew Morton per Vanity Fair
Nel settembre 1997 Meghan e le sue compagne guardarono in televisione il funerale di Diana, principessa di Galles, e scoppiarono a piangere quando le telecamere zoomarono sul feretro reale. I mazzi di fiori bianchi erano sormontati da una busta con la semplice intestazione: «Per la mia mamma». Erano le ultime parole indirizzate dal principe Harry alla madre amatissima.
Al liceo Immaculate Heart, da lei frequentato a Los Angeles, se ne parlò molto. Nel corso di religione, la classe si trovò davanti a un paradosso tratto dalla vita reale: quello di una bellissima giovane donna, con due bambini piccoli e una missione umanitaria, che finisce stroncata nel fiore degli anni da un banale incidente automobilistico.
Dopo la notizia, lei e la sua amica Suzy Ardakani guardarono i vecchi filmati delle nozze di lady Diana Spencer con il principe Carlo, celebrate nel 1981. Secondo amici della famiglia, Meghan era affascinata da Diana non soltanto per il suo stile ma per l’indipendenza dimostrata nel realizzare i suoi obiettivi filantropici: la considerava un modello. Incoraggiate dall’esempio della principessa, lei e Suzy cominciarono a raccogliere abiti e giocattoli per i bambini bisognosi.
L’amica d’infanzia Ninaki Priddy ha osservato al riguardo: «Ha sempre avuto una fascinazione per la famiglia reale. Oggi aspira a diventare la principessa Diana 2.0».
meghan markle e la madre doria ragland
Meghan Markle è nata il 4 agosto 1981. Tom Markle e Doria Ragland, i suoi genitori, si erano incontrati sul set di General Hospital, la soap opera della Abc, dove Doria era apprendista truccatrice e Tom un affermato direttore delle luci. L’uomo aveva avuto due figli da un precedente matrimonio, Tom Junior e Yvonne. A dispetto dei dodici anni di differenza – Doria era quasi più coetanea di Yvonne che del fidanzato –, la coppia si intendeva a meraviglia.
Quanto a Yvonne, la sua indifferenza per Doria sconfinava nell’ostilità. La ragazza si risentiva delle attenzioni che il padre riservava alla nuova fidanzata. Perciò, almeno a detta del fratello, con gli amici liquidava la presenza della fidanzata afroamericana del padre spacciandola per la domestica di casa.
Prima del suo arrivo, ciascuno in casa faceva di testa propria: Tom Senior lavorava giorno e notte, Yvonne girava per locali e Tom Junior fumava erba con i suoi amici. Doria assunse il ruolo di pacificatrice hippie, ricostituendo in pratica la famiglia.
La donna fu felicissima quando, appena un anno dopo le nozze, scoprì di essere incinta. Anche Tom era fuori di sé dalla gioia. Adorava Meghan, ma amava anche il suo lavoro. Gli capitava ancora di passare 80 o 90 ore la settimana sul set. Doria iniziò ben presto a soffrire per questa situazione. La fatica di occuparsi dei due figli del marito oltre che della propria bambina, gli impegni di una carriera agli esordi e della gestione di quella casa immensa stavano diventando troppo per lei.
Per giunta Woodland Hills era un quartiere a prevalenza bianca e, data la pelle scura della mamma e quella chiara della figlia, i vicini davano spesso per scontato che lei fosse la tata. A un certo punto non ne poté più e tornò dalla madre. La separazione si consumò quando Meghan aveva due anni.
Tom e Doria (che nel frattempo si stava specializzando come assistente sociale) nel 1983 la iscrissero all’esclusiva combinazione di nido e materna della Little Red School House che a Hollywood è un’istituzione: la scuola d’élite per tutti i rampolli dell’industria dello spettacolo. Qui, gli spettacoli allestiti dalla scuola, interpretati dagli allievi e applauditi dai genitori orgogliosi, risvegliarono il suo interesse per il teatro. In occasione di una festa di Natale, Meghan fu co-protagonista di un adattamento del Grinch.
meghan markle con il padre thomas detto tom e il fratello tom junior
Purtroppo la sua co-star, Elizabeth McCoy, venne colpita da un virus intestinale poco prima dello spettacolo, e Meghan dovette affannarsi a imparare a memoria entrambe le parti. Quando Elizabeth si scusò per l’accaduto, Meghan le disse: «È stata l’esperienza peggiore della mia vita». Per ironia della sorte, nessuno aveva pensato di assegnare la parte a una ragazzina con un’arruffata chioma bionda, grossi occhiali da vista e modi impacciati, seminascosta tra le coriste. La ragazzina si chiamava Scarlett Johansson.
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meghan markle col suo primo nome rachel
In quel periodo, all’insaputa di Meghan, un colpo di fortuna aveva permesso a Tom Senior di rallentare un po’ i suoi frenetici ritmi lavorativi. Nel 1990 aveva azzeccato la sequenza vincente – cinque numeri, ripresi dalla data di nascita di Meghan – a un’estrazione della lotteria di stato della California. La vincita di 750 mila dollari lo aveva ampiamente ripagato delle migliaia di dollari spesi in biglietti in passato.
Date le dispute finanziarie ancora in corso dal divorzio con Doria, Tom aveva tenuto segreta la vincita. Ma l’avidità gli si ritorse contro. Per evitare di rivelare il proprio nome all’ente di controllo della lotteria, Tom aveva mandato un vecchio amico di Chicago a ritirare il bottino. Secondo il figlio il piano gli costò carissimo, perché l’amico intascò buona parte del denaro e lo mandò in fumo investendolo in una gioielleria sull’orlo della crisi.
Ma c’erano anche altre preoccupazioni che tormentavano la piccola Meghan. In primo luogo il timore dell’emarginazione. John Dlugolecki, per anni fotografo dell’Immaculate Heart, notò che la ragazza non frequentava cerchie specifiche di compagne afroamericane, asiatiche o di altre etnie. Aggiunge che «le altre non la consideravano di razza mista», e precisa: «La vedevano sempre insieme a Tom, mai con sua madre». Perciò per i docenti fu un piccolo shock incontrare finalmente Doria. «Data la carnagione appena più scura, pensavamo tutti che la giovane Markle fosse italiana», ricorda un ex insegnante. «Solo al colloquio con sua madre ci siamo resi conto delle sue origini afroamericane».
meghan markle al ballo del liceo
Una volta arrivata alla Northwestern University, lontana dalla severa vigilanza della madre, cominciò a sperimentare un aspetto diverso: un trucco più deciso, i colpi di sole ai capelli. Non mancò nemmeno di mettere su la tipica «zavorra da matricola», i chili di troppo che gli studenti del primo anno si ritrovano a furia di alcolici, carboidrati della mensa e sortite notturne al Burger King.
Decise anche che in fin dei conti sarebbe stato meglio candidarsi a una sorellanza, e scelse la Kappa Kappa Gamma. Superò l’iniziazione ed entrò a far parte di un gruppo di ragazze che nel campus avevano fama di essere «intelligenti e anticonformiste».
Com’è naturale, per parecchi studenti la nuova vita sociale aveva un obiettivo preciso: la ricerca di un partner. Più sofisticata e matura di gran parte dei suoi coetanei, Meghan era corteggiatissima. Il suo primo fidanzato fu Steve Lepore, uno studente bianco del secondo anno, originario dell’Ohio, con il fisico scolpito e due metri di statura. Neanche a dirlo, un giocatore di basket. Ma la relazione non durò molto. Gli impegni sportivi imponevano a Steve un rigoroso regime di allenamenti, Meghan invece adorava le feste e non intendeva rinunciare alla possibilità di fare tardi e bersi qualche drink senza chiedere il permesso a nessuno.
Nel 2003 si laureò e non molto tempo dopo la sua migliore amica del college, Lindsay Jill Roth, che si stava occupando del casting di un film intitolato Sballati d’amore, con protagonista il sex symbol e attore comico Ashton Kutcher, le procurò un provino per una parte con un’unica battuta. «Sei capace di dire “Ciao”?», le domandò il regista all’audizione. «Sì», rispose lei.
Era un’esistenza precaria, la stessa di migliaia di altri aspiranti attori di Hollywood. Il suo motto era diventato «io scelgo la felicità», e quindi cercò di restare positiva anche se il suo magro bilancio le consentiva soltanto una pizza e una bottiglia di vino con gli amici, rare uscite per locali e le lezioni di yoga a cui non rinunciava. Una sera le sue scarse risorse la condussero in un bar di infima categoria a West Hollywood. Entrando, la sua attenzione fu attirata dal vocione di un tizio con un marcato accento newyorkese.
Alto un metro e ottantacinque, con i capelli biondo-rossicci e gli occhi azzurri, Trevor Engelson aveva l’aria e l’atteggiamento di un Matthew McConaughey in formato ridotto, ma era nato e cresciuto a Great Neck, nello stato di New York, figlio di un dentista affermato e bisnipote di immigrati ebrei. Trevor di mestiere faceva il produttore. I due divennero subito una coppia. Mentre aspettava la sua grande occasione, Meghan continuava a mantenersi lavorando come direttrice di sala in un ristorante di Beverly Hills e insegnando a confezionare pacchetti regalo in un negozio del quartiere e mettendo a frutto l’impeccabile calligrafia appresa all’Immaculate Heart.
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meghan markle con il principe harry
In quel periodo Trevor stava producendo Licenza di matrimonio, una commedia romantica interpretata dal celebre comico Robin Williams e da Mandy Moore. In segreto Meghan aveva sperato che il compagno le riservasse almeno una particina nel film, ma questa cosa non era avvenuta. Il fatto che Trevor non si impegnasse più a fondo per includerla nelle sue produzioni diventò una fonte di conflitto tra loro.
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meghan con l ex corey vitiello
Nel 2011 avvenne la svolta: lei e Trevor erano ufficialmente fidanzati, quando la scritturarono per girare il pilota delle serie legal Suits. Le riprese si tenevano in Canada e un mese prima delle loro nozze venne confermata la realizzazione della seconda stagione. In questo modo i due sposi iniziarono la loro vita insieme da «separati».
Meghan salutò la famiglia e il marito e partì per Toronto, dove avrebbe trascorso nove mesi impegnata nelle riprese. Naturalmente lei e Trevor si sentivano spesso via Skype e FaceTime, ma era dura vivere tanto distanti, soprattutto durante il lungo e grigio inverno canadese. Le cose tra di loro incominciarono a peggiorare. Un tempo Meghan aveva detto di non poter neanche immaginare di vivere senza di lui. E tuttavia, ne fosse o meno consapevole, nel periodo trascorso a Toronto si era costruita un nuovo mondo tutto suo.
meghan markle gioca alla principessa da bambina
Nell’estate del 2013, Meghan annunciò che lei e Trevor si sarebbero separati. A quanto pare era stata lei a prendere la decisione. E l’aveva messa in atto così bruscamente che ancora adesso, cinque anni dopo, basta accennare al suo nome perché Trevor abbandoni all’istante il suo atteggiamento accomodante e rilassato. «No comment», risponde secco a chiunque gli faccia domande su di lei. Secondo un loro conoscente, per restituire a Trevor il diamante di fidanzamento e la fede di nozze, Meghan era ricorsa addirittura alla posta raccomandata.
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Intanto la fama di Meghan aumentava: inviti alle serate di gala, amici famosi, diventa anche una rappresentante dell’Onu. Come se non bastasse, la signorina Markle comparve anche nel ruolo di protagonista di un romanzo femminile, What Pretty Girls Are Made of, scritto dalla sua migliore amica dei tempi del college, Lindsay Roth. Lindsay non soltanto la ringraziò pubblicamente, ma spedì una copia del romanzo a Kensington Palace, destinataria Kate Middleton, insieme a un biglietto in cui definiva la duchessa la più «carina» in assoluto. Dopodiché postò con fierezza il biglietto prestampato di ringraziamento inviato dall’ufficio stampa della duchessa di Cambridge.
Nel 2016, allacciandosi la cintura in preparazione dell’atterraggio all’aeroporto di Heathrow, anche Meghan aveva in mente l’amore e il matrimonio. Era di ritorno dall’isola greca di Idra, dove aveva organizzato il weekend di addio al nubilato dell’amica Lindsay. Sul fronte professionale, la visita a Londra doveva servire a promuovere la nuova stagione di Suits e il marchio Ralph Lauren.
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Ed ecco che, il 1° luglio, avvenne l’incontro con il principe Harry, in un locale esclusivo a Soho, combinato proprio dalla responsabile delle pr del marchio di cui Meghan era testimonial, Violet von Westenholz. Fu un colpo di fulmine, proprio come al cinema.
MEGHAN MARKLE PUNTA LA PISTOLA IN FRINGE
Come in seguito avrebbe confermato Harry, i due continuarono a vedersi ogni giorno, sfruttando al massimo il breve soggiorno londinese di Meghan prima della sua partenza per Toronto, il 5. L’attrice, di solito così controllata, era rapita e, incapace di contenersi, si lasciò sfuggire un indizio: il 3 luglio postò su Instagram una foto di due caramelle della Love Hearts con la scritta: KISS ME. Il suo commento all’immagine: «Love Hearts in London». Quando, poche settimane dopo il primo incontro, Harry le chiese se le sarebbe piaciuto accompagnarlo a un safari ad agosto, lei si sorprese a rispondere di slancio: «Moltissimo!».
meghan markle a deal or no deal 8
È probabile che in parecchi, a palazzo, avessero scosso la testa alla notizia che il principe Harry aveva invitato l’ennesimo flirt a un safari in Botswana. Gli esperti di mondanità sapevano che si sarebbe trattato del suo settimo viaggio laggiù, e della quarta ragazza che l’avrebbe accompagnato per qualche nottata romantica sotto le stelle dell’Africa meridionale.
Ma il problema era che, al ritorno in Inghilterra, l’etichetta di altezza reale tornava a mettersi di mezzo. Le precedenti relazioni con Chelsy Davy e Cressida Bonas si erano arenate perché né l’una né l’altra tolleravano di vivere sempre sotto i riflettori.
meghan markle a deal or no deal 6
Perciò, i due innamorati avevano la necessità di mantenere un riserbo assoluto sulla relazione, almeno per il tempo che sarebbe servito loro a capire, in tutta serenità, se quel rapporto era destinato a durare. Altro che paparazzi: il loro nemico numero uno divenne il jet lag. Quando, prima di lasciare il Sudafrica, consultarono le rispettive agende, fu subito evidente che quell’autunno sarebbe stata lei la più impegnata. Al rientro a Londra anche Harry dovette tornare al suo calendario di impegni.
Intanto, nell’ultimo weekend di settembre, Meghan partecipò al suo secondo summit di One Young World organizzato a Ottawa, la capitale canadese. Nel discorso tenuto – senza appunti – al forum sulla parità di genere, Meghan parlò della sua protesta contro il sessismo di Suits. Stufa di vedersi propinare copioni in cui Rachel Zane veniva inquadrata fuori dalla doccia, coperta soltanto da un asciugamano, Meghan se n’era lamentata con la produzione, e i siparietti ammiccanti erano spariti dalla serie.
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La visibilità del suo intervento alla conferenza rammentò a Harry – sempre che fosse necessario – di avere a che fare con una persona molto speciale. Poco dopo la rivide a Londra. La privacy innanzitutto, perciò i due si appartarono nel modesto cottage del principe sui terreni di Kensington Palace. Il palazzo è forse il villaggio più esclusivo d’Inghilterra, residenza di un ampio assortimento di reali, compresi i duchi di Cambridge e i loro bambini, vari cortigiani e membri del personale in pensione.
Come in qualsiasi villaggio, a Kensington Palace le voci e i pettegolezzi sono il pane quotidiano, ma è raro che oltre i cancelli filtrino indiscrezioni. Dunque il riserbo sulla relazione era salvo, ma se Meghan si aspettava una reggia restò amaramente delusa. Il Nottingham Cottage, residenza ufficiale di Harry, era più piccolo della sua villetta di Toronto, e con i soffitti più bassi.
E lì, a parte le inevitabili assenze per gli impegni di lavoro, i due inaugurarono la loro convivenza, conducendo in gran segreto una tranquilla vita domestica. I due andarono avanti così per mesi. Era giunto però il momento di prendere una decisione, e la palla era nelle mani del principe, che doveva ottenere il benestare della nonna Elisabetta. Se si fosse presentato da lei qualche anno prima, «in quel caso sì che la conversazione sarebbe stata imbarazzante», mi ha detto un ex dipendente della corte. E il risultato sarebbe stato lo stesso di quando, nel 1955, la sorella della sovrana, Margaret, voleva sposare un altro divorziato, il capitano Peter Townsend: un «no» secco.
La sovrana aveva seguito con attenzione – e approvato – il comportamento impeccabile di Harry come suo rappresentante all’estero e il suo impegno nell’ideazione e promozione degli Invictus Games. Un funzionario di corte mi ha detto: «La regina fa affidamento sui nipoti. Nei loro confronti nutre una fiducia che non ha mai dimostrato al figlio maggiore. William e Harry hanno dato prova di saper comunicare davvero con la nazione. Hanno la qualità delle star, eredi credibili e autentici della monarchia».
Così, nel novembre del 2017, Meghan e Harry vennero convocati a Palazzo. Scortati dalla guardia del corpo di Scotland Yard, i due percorsero il labirinto di corridoi coperti di tappeti che porta al salotto privato della regina.
Nel corso di quell’ora di incontro Meghan ebbe anche modo di vedere in prima persona il rispetto e l’amore di Harry per la nonna, che lei stessa avrebbe definito «una donna straordinaria». Infine, con un’ultima riverenza e un’abbaiata di congedo da parte dei cani, Harry e Meghan presero commiato, lasciando in fretta il palazzo prima che la macchina dei pettegolezzi di corte si mettesse in moto. Missione compiuta.
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