SE IL FUTURO È SBALLOTELLI MI TENGO DI NATALE - INVECE DEL 22ENNE SUPERMARIO, CHIOMA COATTA MODELLO “I PICCIONI M’HANNO CACATO IN TESTA” E STRAVIZI DA MINCHIONE A MANCHESTER, CONTRO LA SPAGNA BRILLA IL 35ENNE DI NATALE CHE È RIMASTO A UDINE A FARE CATERVE DI GOL E A GESTIRE LA SUA GELATERIA - TOTÒ INFILZANDO CASILLAS HA RIMESSO A POSTO I CONTI CON LA STORIA: ALL’EUROPEO 2008, PROPRIO CONTRO LE FURIE ROSSE, SBAGLIÒ IL RIGORE DECISIVO CHE CI RIMANDÒ A CASA…

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Maurizio Crosetti per "La Repubblica"

ANTONIO DI NATALE CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALEANTONIO DI NATALE CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE

Balotelli s'addormenta sulla palla come un bimbo, come un ragazzotto appena tornato all'alba dalla discoteca, invece Di Natale è sveglio come il padre del ragazzotto medesimo, colui che l'aspettava alzato facendo avanti e indrè dal tinello alla camera da letto. A volte il tempo restituisce ai più vecchi quello che ha appena tolto loro, con metodo. Balotelli è un bamboccione che stavolta non fa gol, Di Natale è uno che sa fare solo quello. Balotelli ha ventidue anni, Di Natale trentacinque.

balotelli foto mezzelani gmtbalotelli foto mezzelani gmt

Un minuto, il 56', due personaggi e due vite. Lì dentro c'è tutto. Il bimbo esce, il padre entra. Il bimbo aveva appena ricevuto un dono enorme, un pallone regalato dall'avversario distratto: controllo di testa, una corsetta verso la porta, poi il vuoto. «A Cassano, doveva darla a Cassano... » spiega lo zio Prandelli. Il sonno scende all'improvviso, le palpebre non chiedono mai il permesso di andare giù.

Ci sono momenti in cui il bimbo andrebbe un po' sculacciato, tutta Italia l'ha pensato vedendolo lì, indolente, rallentato nei gesti e nei pensieri. Il padre Totò si stava già scaldando ma non serviva: lo fa da una carriera intera, sempre tonico, elettrico, pronto. Il minuto di Balotelli è un carillon sopra la culla, una ninna nanna.

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Il minuto di Di Natale è la palla passata da Pirlo, lo scatto e poi l'anticipo sul portiere e il tocco col destro, il piede appena un po' girato, una carezza da fare in pantofole giocando a palletta in corridoio. La palletta supera Casillas e quasi bacia la guancia interna del palo. Il figlio è in panchina, schiantato. Il padre esulta come i quarantenni che fanno gol nella finale del torneo di calcetto.

Il bimbo avrà altre occasioni, luciderà la sua cresta d'oro sotto altri riflettori, intanto però rifletta. Il padre ripensa invece a quel rigore sbagliato nel 2008 contro la Spagna, Casillas allora parò, azzurri a casa. «Non ho mai dimenticato, è un filo sottile che mi porto dentro, finalmente ho cancellato un fantasma: era un gol che aspettavo da quattro anni», dice.

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«Doppia gioia per questo: e grazie a Pirlo, che passaggio magnifico». Un minuto, due vite opposte. La gioventù felina di Balotelli, le sue mattane, le sue vittorie, le sue conquiste, il suo broncio. Invece Di Natale sorride sempre. A volte i bimbi mettono il muso, e i padri sorridono: di complicità, saggezza, pazienza o resa. Balotelli, un predestinato: Inter, Manchester City, Italia. Di Natale, un periferico: Empoli, Udine. Lo voleva la Juve, lui disse no grazie, aveva una gelateria avviata in Friuli, mica poteva mollare così pistacchio e stracciatella. La prima maglia azzurra, il padre l'ha messa quando aveva già 25 anni: Balotelli li compirà nel 2015.

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Il bimbo poteva battere la Spagna da solo, si è fatto ammonire, è rimasto a ciondolare lontano dal cuore del gioco. Poi il sonno. Chi ha molto futuro, tende a sprecarlo: altrimenti, che si è giovani a fare? Chi, invece, il futuro lo vede come una fessura nella porta del tempo - la porta del tinello, a notte fonda - magari lo vive fino in fondo, non ne sciupa neppure un atomo: e se poi non ritorna? Se finisce subito?

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Il più giovane e il più vecchio (quasi: il portiere di riserva De Sanctis è nato sette mesi prima di Totò, sempre nel remoto 1977), il più atteso e il più sicuro, come certe macchine che a 200 mila chilometri non ci pensano proprio a fermarsi, il motore gira ancora che è una meraviglia. Prandelli spiega che non ha voluto punire Balotelli, levandolo dal campo. Semmai, svegliarlo. Proprio quello che Di Natale, adesso, vorrebbe evitare. Non svegliatelo, dunque. Perché mentre il bimbo dorme, il padre sogna.

 

 

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