Lorenzo Soria per “la Stampa”
Sono passati quasi trent' anni anni dai tempi di Total Recall-Atto di forza e di Basic Instinct con l'iconica scena con le gambe accavallate che non lasciava molto all' immaginazione. Poco dopo venne Casino, di Martin Scorsese a rivelare le sue qualità di attrice. E Sharon Stone divenne un delle attrici più ricercate e ammirate del pianeta. Oggi è una bella 62enne che si fa notare per lo sguardo sereno e le parole sagge.
Una donna che ne ha vissute tante: due mariti, tre figli adottivi, due aborti spontanei, un'emorragia celebrale che l'ha tenuta paralizzata per mesi, l'impegno nella lotta prima contro l'Aids cui ha aggiunto quella contro Alzheimer e infarto femminile. Sta prendendo molto sul serio anche il Covid-19 , è in lockdown da prima che le autorità californiane lo rendessero obbligatorio. E oggi la troviamo appunto nell' ampia terrazza della stanza da letto nella sua villa di Beverly Hills, vicino a Franklin Canyon, con i capelli tirati su e una maglia rossa molto casual. La comunicazione avviene via videoconferenza. Eccola.
Che cosa le manca di più della vita pre-pandemia?
«Ma questa è la mia vita normale. Non posso uscire di casa senza paparazzi o persone che mi inseguono, quindi non esco molto. Vivo da eremita da 20 anni! Passo più tempo coi miei figli, che è una cosa bella. Quello che mi fa soffrire è la situazione del mondo, l'orrore e la morte».
Come ha reagito alla sofferenza?
«Ci sono stati momenti durante questa crisi in cui ho pianto per due, anche per tre giorni. Per il dolore di quanta perdita c'è stata. C'è un esercizio buddista che ti insegna a "stare dentro" i sentimenti. Non resisti, lasci che ti consumino completamente. E poi al punto del completo consumo ti chiedi quanti altri esseri umani nel pianeta si sentono esattamente allo stesso modo. E quando penso a questo provo un tale senso di compassione che mi travolge, sino a che sento un enorme senso di liberazione».
La società tornerà come prima dopo la pandemia?
«Non credo. Penso che il mondo cambierà molto. Penso che lavoreremo molto più da casa e che il comportamento delle persone cambierà. Abbiamo già iniziato a cambiare con #metoo, rispettando di più gli spazi degli altri. Penso che questo sia solo un altro passo nella direzione del rispetto per gli spazi reciproci e per il mondo che ci circonda. Penso che siamo a un reset, che stiamo riesaminando passo per passo come dobbiamo comportarci. Come se fossimo tornati all'asilo»
L'abbiamo vista recentemente in "The New Pope" di Paolo Sorrentino. Come è stata l'esperienza?
«Beh, prima di tutto penso che John Malkovich sia un attore straordinario. E' l' immagine sputata del mio primo ragazzo in Pennsylvania, quindi non ho la capacità di giudicarlo razionalmente! E anche Paolo Sorrentino è un genio. La grande bellezza è una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia. Penso che sia quasi impossibile per lui fare cose meno che fantastiche. Andare in Italia, girare a Cinecittà, vedere tutti i vecchi set di Fellini è stata davvero un'esperienza meravigliosa per me».
Ha una nuova serie in preparazione, diretta da Ryan Murphy.
«Sì, uscirà a settembre. Si chiama Ratched con Sarah Paulson e Cynthia Nixon che sono incredibili e Judi Davis. Tutti sono così bravi. Non posso dire molto, se non che è un prequel del Nido del cuculo, sulla vita dell' infermiera Ratched negli anni 40».
E poi c' è un libro in arrivo.
«Esce nel marzo del '21 e sarà dedicato a mia madre. Ho scritto molti racconti per riviste, ho scritto per Esquire e Atlantic, e per Bazaar . Un giorno ero alla fiera del libro di Nantucket e ho incontrato molti scrittori e anche l'organizzatrice che aveva letto alcuni dei miei scritti. Tutti loro mi hanno convinto che scrivo bene e che era ora che mi sedessi e mi mettessi a scrivere un libro. E così ho fatto».
Sembra così saggia. Si arrabbia ogni tanto? E che cosa fa?
«Mi sono data il permesso di uscire sul balcone e di mettermi ad urlare come se fossi stata assassinata. Quindi esco e urlo un sacco e la cosa fantastica è che i vicini sembrano capirlo, nessuno pensa che sia strano se urlo, urlo e urlo. E poi torno dentro e batto la testa sul mio cuscino o do' pugni al cuscino e quindi torno al lavoro. Urlare fa bene, specie in un momento come questo ho bisogno di sentire più compassione, più umorismo, più senso di tenerezza. Ho bisogno di sentire più comprensione di questa crisi globale».
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