Lettera di Barbara Costa a Dagospia
Caro Dago,
scusa se ti rubo uno spazio non mio, che non c’entra niente con la mia rubrica su Dagospia, o forse c’entra pure troppo. Sono incazzata nera. Tiziana Cantone è morta da quasi due mesi e non passa giorno che non la infamino. E lo sai perché? Non solo per quello che ha fatto, filmato, passato, per come si è uccisa. No. Perché Tiziana era una donna a cui tutti, (TUTTI!), hanno dato inconsciamente, e molti attivamente sui social, la colpa di aver fatto la puttana.
Una colpa incancellabile e vivissima in una società immobile e bigotta come quella in cui mi tocca vivere. Adesso un po’ di sana verità sul “caso Tiziana Cantone” la dico io, Barbara Costa, “quella” che sul tuo fenomenale sito si occupa di porno, scrive cazzo e fica senza censure e lo considera un privilegio. Un privilegio che devo scontare anch’io, nel mio piccolo, perché scrivo di sesso e sono una donna.
Non sai quelli che pensano che io, per quello che scrivo, in realtà non esista, che al massimo sia un uomo, o addirittura che io sia te, caro Dago, che scrivi usando uno pseudonimo femminile. Se non è ignoranza sessista questa. Tiziana Cantone è morta perché una società rimasta ferma col cervello ad una bigotteria che puzza di marcio lontano un miglio, non gli ha perdonato di aver fatto, e mostrato sul web, quello che se lo avesse fatto una qualsiasi altra persona di sesso maschile col suo cazzone in erezione in primo piano, ancora oggi sarebbero ad applaudirlo ed ad incitarlo come un eroe.
O magari sul web non se lo sarebbero filato più di tanto. Tiziana sì, perché era una donna, e per questa società schifosa essere una donna è una colpa, e se sei una donna bella e fiera di esserlo e di ostentarlo, allora meriti solo invidia e maldicenza, un’invidia che ci mette poco a trasformarsi in odio. A Tiziana è stata data la colpa di aver fatto quello che fanno tutti, (TUTTI!), la colpa di postare ogni momento della propria vita sul web e di condividerlo.
Compresa la propria vita sessuale. Lo fanno tutti, o quasi, chi non lo fa è una percentuale minima, e lo fanno perché questa è oggi la nostra educazione, vediamo genitori e nonni che non fanno altro, vivono tutti, come i loro figli, con lo smartphone in mano, e postano ogni cazzata che gli passa per la testa, senza pensarci, compreso quello che fanno a letto. Questa è “l’evoluzione” a cui siamo arrivati.
Su una cosa, essenziale, non ci siamo evoluti: dal considerare le donne che vivono liberamente la loro sessualità delle luride puttane. Questo è quello che la maggior parte delle persone pensa. Lo pensa di Tiziana Cantone, di tutte quelle che vede nude sul web, che siano pornostar, divette televisive, persone comuni.
Non sanno dire di no alla loro voglia di guardarle e poi di denigrarle, di insultarle perché così si sentono migliori di loro. Pensano che siano delle luride puttane. E non solo. Pensano anche che non meritino nessun rispetto, né sul web né fuori, ma solo merda e denigrazioni, non certo lo stesso rispetto che si nutre per la propria madre/sorella/fidanzata/moglie, loro no, certo, loro sono diverse, sono tutte degli angeli, sempre, anche se poi magari, qualcuna di loro, col telefonino…
Le cose stanno così. Non raccontiamoci palle. Selvaggia Lucarelli ha fatto benissimo a mettere alla gogna, in radio e sul web, uno dei tanti che si è “divertito” a dare della puttana a Tiziana Cantone. La Lucarelli è una delle più brave giornaliste che ci sono in circolazione, ma lei stessa deve “pagare” la sua quotidiana dose di insulti via social contro il suo corpo perché, per la mentalità contro cui ho bestemmiato fino a qui, non le si perdona il fatto di essere una bellissima ragazza e di non occultarlo sotto un burka. Tutto quello che ho scritto finora lo confermo ponendo me stessa come esempio: io ho il privilegio di scrivere sul tuo sito, caro Roberto, e di scrivere di sesso, pornografia e annessi.
Ne sono felicissima, come sai. Ma quello che faccio lo devo pagare con una denigrazione che non raggiunge i livelli di Tiziana Cantone solo perché io ho deciso fin da subito di stare fuori dai social. Perché altrimenti, a parole scritte, mi sbranerebbero. Non mi perdonerebbero di essere una donna, vedendo le mie foto avrebbero la stessa reazione che hanno quelli che nella realtà, magari in una cena tra amici, scoprono che quella ragazza in jeans, con un filo di trucco, semplicissima, è proprio quella Barbara Costa che leggono su Dagospia (e che leggono di nascosto dalle loro “incantevoli” consorti).
Rimangono stupiti che io non sia, né d’aspetto né nei modi, quel troione che la loro mente, prigioniera del bigotto e sbagliatissimo pregiudizio per cui se scrive quello che scrive (o posta quello che posta come nel caso di Tiziana) non sia una puttana anche nella realtà. Che non la dia a tutti, che non veda l’ora.
Quando poi nel mio caso mi ascoltano parlare e sentono che ho anche un cervello più che funzionante oltre ad avere tutte le curve al posto giusto, e magari vengono a sapere che io sto sul tuo sito non avendola data né a te, caro Dago, né a tutta la tua redazione… allora proprio non se lo perdonano di quanto siano meschini e piccoli.
Nessuno ha niente da ridire se sei un giornalista che si occupa di moda, cronaca nera, o di sport. Lì sono solo complimenti. Ma se sei una donna, e scrivi di sesso, di Siffredi e lodi il corpo delle pornostar, allora no, non va bene, c’è qualcosa sotto, e se non c’è allora lo fai perché sei una puttana pure tu. Devi pagare. E guai se ti incazzi, se hai qualcosa da ridire, se pretendi lo stesso rispetto di ogni altra persona, perché lo sai di essere mille volte più pulita di mille altre insospettabili.
Non meriti rispetto. Come in massa non hanno avuto rispetto per Tiziana Cantone. Lo hanno deciso gli altri che era una puttana. Invece Tiziana era una ragazza pulita. Che ha fatto un grande errore ed è finita in un gioco più grande di lei. Un gioco che non ha mai voluto giocare.
E’ diventata, suo malgrado, una star del web. Ma perché il suo pubblico, i suoi “fan”, la incitavano in quanto puttana. Nessuno riuscirà mai a capire il dolore, la solitudine, la rabbia sorda di Tiziana. Non sapeva come uscirne. Tiziana era sola. L’hanno lasciata sola, tranne i suoi familiari. Si è uccisa perché era sola, perché tutti quelli che hanno deciso che era una puttana hanno pensato che la solitudine fosse l’unico destino che meritasse.
Barbara Costa