Giorgio Gandola per “la Verità”
Mario Cardinali del vernacoliere
«Stiamo assistendo a una sacralizzazione dell'Ucraina mai vista». È disarmato Mario Cardinali, dopo 60 anni precisi è costretto a spiegare una battuta, a depotenziare un motteggio, a fare l'esegesi di una vignetta. E a scusarsi. Non glielo chiese mai Giulio Andreotti, massacrato almeno una volta al mese; non lo pretesero gli ospiti fissi Bettino Craxi e Tina Anselmi; ci ridono sopra Matteo Renzi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, abbozza a ogni sberlone il pisano Enrico Letta. Una volta arrivò in redazione la querela di cinque suore ma fu archiviata dalla Procura.
LE DOTI DELLE BADANTI UCRAINE - IL VERNACOLIERE
Invece il suo Vernacoliere, storico mensile livornese di satira e borborigmi, è finito nel circo Medrano dell'indignazione collettiva per una locandina colorita, stile bassifondi, in cui si dà notizia di una badante ucraina che riesce - grazie a doti taumaturgiche molto terrene - a risolvere i problemi di erezione di un anziano. «Ora anche i miràoli!», si legge in puro dialetto labronico che stinge nello sghignazzo. Chiudi gli occhi e vedi Roberto Benigni prima maniera, sboccato ma innocuo. Ebbene, la storiella non è piaciuta alla comunità ucraina di Livorno, ha suscitato reazioni piccate e deluse. Ora il giornale rischia la denuncia.
«Oltre al pensiero delle nostre famiglie che si trovano in una situazione drammatica per la guerra», si legge in una lettera firmata da badanti residenti in Toscana, «non ci sembra giusto subire anche una satira offensiva della nostra dignità». «Lavoriamo, siamo oneste, abbiamo delle responsabilità e poi veniamo offese così», ha dichiarato la portavoce della protesta, Alina Ivanova. «In oltre 20 anni a Livorno non mi sono mai sentita così umiliata». Contro il Vernacoliere è in atto una raccolta di firme per far togliere la locandina «lesiva della dignità del popolo ucraino».
Mario Cardinali del vernacoliere
Solitamente il direttore-editore Cardinali, che nel 1961 fondò il giornale chiamandolo «Livorno cronaca, settimanale di controinformazione», si lascia scorrere le critiche sulle spalle e tira dritto. Questa volta ha annusato l'aria, ha colto accenti pericolosi dovuti alla rigidità del pensiero unico e ha deciso di spiegare.
«Mi spiace se qualcuno si è sentito offeso, non c'è la volontà di insultare nessuno, è soltanto satira e non tutti la capiscono. L'intento non era di colpire le badanti ma la concezione che abbiamo adesso dell'Ucraina».
titoli del vernacoliere ph ray banhoff
La replica è interessante perché tocca un nervo scoperto, un retropensiero permanente: la concezione molto italiana che - soprattutto sul tema della guerra - chi critica il manovratore commette reato.
Senza voler scomodare Charlie Hebdo, Cardinali vede il re nudo e lo addita. Ma l'obiettivo non è la badante, bensì il nostro conformismo di facciata.
«Stiamo assistendo a una sacralizzazione dell'Ucraina, che da noi aveva lo stereotipo della badante. Ora sono vittime dell'imperialismo russo e stanno vivendo una brutta pagina di guerra, così come molti altri popoli di cui si parla meno. Sull'Ucraina si è riversata una forte attenzione mediatica, mai vista finora. L'intento della locandina era quello di desacralizzare questa cosa, non quello di sbeffeggiare un lavoro nobile. È solo ironia. È un modo per prendere in giro la nostra visione delle cose, non quello che deve sopportare il popolo ucraino».
La distinzione è decisiva. Quanto a serenità collettiva siamo al livello del vecchio Carosello in cui Gatto Silvestro, tentando di prendere a mazzate il canarino Titti, vedeva la passata di pomodoro e diceva: «No, su De Rica non si può». È la fenomenologia di un dibattito pubblico isterico nel quale - va sottolineato - gli ucraini sono vittime e la loro pelle sottile è normale. Durante la prima ondata di Covid, Canal + trasmise un video nel quale si mostrava come produrre la nuova «pizza corona» e tutti parlarono di «immondizia antitaliana».
Detto questo, è singolare soprassedere con sussiego davanti alle liste di proscrizione stilate da quotidiani paludati e chiedere provvedimenti contro una rivista che fa della derisione e della distorsione satirica ragioni di vita. Nella sua storia Cardinali non ha risparmiato nessuno.
Ora prova a sorridere: «Se i pisani se la fossero presa per tutte le volte che abbiamo fatto ironia su di loro... Spiace davvero se qualcuno si è offeso, ma la speculazione che si vede in Italia sull'Ucraina e il popolo ucraino non si è mai vista finora». Alla fine l'unico gesto che conta è quello che lui non farà: ritirare la locandina. «No, ci sono delle leggi sulla libertà di stampa, sull'informazione. Però mi ha fatto male sentire persone che si sono sentite umiliate, mi spiace ma non volevo offendere nessuno».
Lo sport dell'indignazione a prescindere è poco ucraino e molto boldriniano, molto piddino, molto mediatico e televisivo. La macchina del conformismo di Stato ha meccanismi perfino scontati, anche le badanti ucraine li hanno imparati. Non bombardate il Vernacoliere, non lo ha fatto neppure Vladimir Putin quando è stato definito «peggio di un pisano». Siamo pur sempre il Paese in cui Tognazzi è il capo delle Br. E gli unici servizi deviati erano quelli di Panatta.
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