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— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) December 6, 2019
Fedez a "La Confessione" di Peter Gomez: "Sono a rischio sclerosi multipla"
Michele Bocci per “la Repubblica”
fedez a la confessione di peter gomez
Il professor Giancarlo Comi coordina l' area neurologica dell' Istituto San Raffaele di Milano. È tra i maggiori esperti italiani di sclerosi multipla. Di che tipo di patologia si tratta?
«È una malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale. Ne colpisce la sostanza bianca, cioè la mielina, è quindi detta demielinizzante».
Qual è il suo esordio?
«Nell' 85 per cento dei casi inizia con un episodio acuto, che porta il paziente a fare controlli. Nel resto dei casi si manifesta in maniera subdola. Questa forma si chiama primariamente progressiva, perché appunto progredisce in modo continuo e costante».
Come viene diagnosticata?
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«Lo strumento fondamentale d' indagine è la risonanza magnetica, che ci fa vedere le strutture nervose danneggiate dalla malattia. Poi ci sono anche altri esami, come lo studio delle vie nervose centrali e quello del liquido spinale che ci dice se nell' organismo è in atto un processo infiammatorio».
Quanti sono i pazienti in Italia?
«Si stimano 120mila malati».
Come si manifesta?
«Ha un' estrema variabilità. Ci sono persone che conducono una vita normalissima e altre che a causa della forma progressiva hanno difficoltà motorie, di equilibrio e stabilità, che ovviamente interferiscono sulla qualità della vita.
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Esistono farmaci per combatterla?
«Adesso ne abbiamo quasi 20 a disposizione. Questa è l' unica tra tutte le malattie neurodegenerative, come ad esempio la Sla, per la quale esistono medicinali efficaci a bloccarla o rallentarla. Ma prima ci si muove, meglio è».
Capita spesso che si scopra una demielinizzazione per caso?
«È una dinamica che conosciamo bene quella della scoperta di un reperto occasionale grazie a un esame fatto senza un sospetto specifico. La chiamiamo sindrome radiologicamente isolata, che può anche non portare allo sviluppo della malattia».
Perché si chiama così?
«Perché c' è solo un aspetto radiologico, non associato ad una alterazione rilevabile sul piano clinico. Spesso appunto si tratta di una cosa del tutto irrilevante».
Quanto spesso?
«Su 100 casi del genere, dopo 5 anni circa il 45 per cento sviluppa la malattia. Dopo 10 anni la percentuale sale fino al 60-65 per cento. Agli altri non succede niente».
Come si segue questa condizione?
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«Vanno fatti controlli annuali per almeno 5 anni. La persona interessata non si deve allarmare. E poi se la malattia si manifesta è positivo averla scoperta in quel modo, perché si può mettere in atto un trattamento precoce, che può essere molto efficace».
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