Pierluigi Diaco per ‘Oggi’
LUCIANO DE CRESCENZO E TEO TEOCOLI
È uno dei pochi galantuomini dello spettacolo italiano. E, come quasi tutti i grandi comici, anche Teo Teocoli, nella vita reale, è una persona incline alla riflessione, alla solitudine, a una perenne e sottile malinconia. Ed è proprio grazie a queste doti, forse, che da più di 50 anni riesce a regalare risate ai telespettatori e alle platee teatrali. Attore, conduttore, imitatore, Teocoli cela, dietro al suo splendido sorriso, ferite vecchie e nuove. Alcune mai rimarginate del tutto.
«La mia serenità sono mia moglie Elena e le mie figlie Anna, Chiara e Paola», racconta a Oggi. «Mi hanno cosparso di zucchero e mi hanno fatto ritrovare l’equilibrio». Una stabilità emotiva che ha motivato Teo a tal punto da farlo ritornare al suo grande amore, la radio. Da qualche settimana è tutti i giorni alle 12.45, su Rtl 102.5.
Belli i tempi in cui la sveglia suonava alle 12. Ora si deve svegliare almeno un’ora prima.
(ride) «Noi “gente dello spettacolo” viviamo di notte, inevitabile svegliarsi a mezzogiorno. Da quando sono tornato in radio, mi sveglio due ore prima del solito e preparo i miei interventi mentre faccio colazione».
Le mancava il rapporto diretto con gli ascoltatori?
«Il rapporto con il pubblico va sempre tenuto in allenamento. Sono molto felice che quel visionario di Lorenzo Suraci, patron di Rtl 102.5, mi abbia voluto in onda tutti i giorni. Senza l’affetto del pubblico non ci so stare».
Ormai la trattano come un padre nobile della comicità italiana, ma nessuno in tv le affida un programma. È stato rottamato, vittima anche lei del renzismo?
«No, no… Non sono vittima di nulla, né tanto meno del renzismo. Dopo aver fatto decine e decine di trasmissioni - e dopo aver portato sul piccolo schermo i miei personaggi - sono tornato a fare teatro. E devo dire che non mi aspettavo una reazione così felice del pubblico. La gente mi vuole bene e questo significa che, nel mio piccolo, ho seminato nel modo giusto. Certo, mi piacerebbe tornare a fare un po’ di tv per arrivare a un pubblico più giovane e convincerlo a venirmi a vedere sul palcoscenico».
Parliamo della sua, di gioventù. Enzo Jannacci ha scritto una canzone basata sulla sua infanzia?
«Sì, la incise anche Milva. Si chiama Il dritto e racconta l’atmosfera della feste in casa negli Anni 60».
A questo punto Teo comincia a cantare: «Festa, nella casa popolare al tre. Paste, vino in fresco come al tabarin. Gira, gira gira il giradischi e va. Solo appoggiato in fondo al muro sta...».
È intonato...
«Magari, se lo fossi stato avrei fatto il musicista e il cantante. Mi sarebbe piaciuto, invece…»
Invece?
«Invece mi sono dovuto accontentare. Ho fatto Teocoli».
Da ragazzo ha abitato in una casa popolare. Che ricordi ha?
«La vita era molto semplice. Non tutti avevano la tv in casa, anzi erano pochissimi quelli che la possedevano. Stavamo in compagnia, le ragazze erano separate da noi maschetti, parlavamo sempre di calcio. A differenza di oggi, però, sentivamo forte il valore dell’amicizia. La sera, quando i nostri papà tornavano dal lavoro in fabbrica, giocavano a pallone con noi ragazzi».
Eravate poveri…
«Poveri, ma pieni di dignità, orgoglio e passione. Il futuro era il nostro traguardo».
Parlano tutti di insicurezza. Adriano Celentano, una delle sue imitazioni più riuscite, è stato uno dei primi personaggi famosi a esporsi in questo senso.
«Non è la prima volta che un cantante lancia questo tipo di allarme. Molti colleghi di Adriano vivono in Brianza e pagano il prezzo del loro buen retiro: sono case immerse nel verde ed è più facile, per i ladri, accedervi. Poi va detto che Adriano per natura è molto timoroso: non prende la nave né l’aereo né l’ascensore. Ed è pure terrorizzato dalla folla. Insomma, può immaginare il tipo. Va compreso».
È favorevole a tenere un’arma per legittima difesa?
«Mai. Io non terrò mai un’arma in casa mia. Troppo rischioso».
rubagotti e felice caccamo gnocchi e teocoli
Tra gli imitatori di oggi: il più bravo?
«Credo che sia una donna: Virginia Raffaele».
Il più ruffiano?
«Ruffiano è una brutta parola. Preferisco non dirlo».
Il suo erede?
(ride) «Il mio erede non ci sarà. Sono stato troppo forte».
Sente ancora qualcuno dei gruppo di Drive In?
«Di Drive In non sento più nessuno. Sono tutti scomparsi. Beruschi lo vedevo in passato ma ora non più. Greggio nemmeno. D’Angelo neppure. Era un programma un po’ artefatto, non c’era un vero rapporto umano nel gruppo di lavoro. L’unico con cui ho conservato un rapporto fino alla fine è stato Giorgio Faletti. Lui è stato un amico e le confido che mi manca molto».
Dicono che abbia un carattere difficile. Che rapporto ha con l’autocritica?
«Non ho un ego molto marcato. Ho qualche rimpianto come tutti, ma è stato così facile non fare niente, guadagnare dei soldi, divertirsi e sentire la gente che ti acclama, che lamentarsi sarebbe patetico. Sono una persona malinconica, questo sì».
Mai fatto analisi?
«No, avrei dovuto?».
Ma no. Parliamo del futuro: le offrono di presentare Sanremo. Chi vuole al suo fianco?
«Virginia Raffaele. Saremmo una coppia fortissima».
È felice?
«In questo momento della vita prevale l’incertezza, ma resisto».
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