TV IN AGON-IA - GRASSO: “LA BIGNARDI COL LIBRO DI VESPA SEMBRAVA LA FERILLI QUANDO SPONSORIZZA I SOFÀ: È QUESTO IL NUOVO? È QUESTO IL DIVERSO? ABBIAMO PRESO IN GIRO TROPPO IN FRETTA AGON CHANNEL”

Il Fatto: “Ma che strumento magnifico la tv, capace di riassegnare identità, cancellare il passato: a Piazza Pulita Giannino viene riammesso nell’olimpo degli opinionisti tv” - Solo assist per Vespa dalla Bignardi che lo chiama “Bruno”: d’altronde, “noi siamo barbarici, mica dobbiamo essere seri”...

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1. ALTRO CHE AGON CHANNEL, LA TV GENERALISTA (NON SOLO RAI) è AGONIZZANTE

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

BIGNARDI VESPA BIGNARDI VESPA

L’agonizzazione della tv italiana. Forse abbiamo irriso troppo in fretta Agon Channel, la televisione albanese che trasmette in Italia, la nuova frontiera della delocalizzazione, il suo immaginario di serie B. Robe che succedono solo in Albania, dicevamo. 
 

L’altra sera, però, quando ho visto Daria Bignardi promuovere l’ultima «fatica» di Bruno Vespa, con il pubblico in sala che sventolava il libro come se partecipasse a una convention della Mondadori, ho cominciato ad avere qualche dubbio. È questo il nuovo? È questo il diverso? La Bignardi non sembrava Sabrina Ferilli quando sponsorizza i divani e i sofà? 
 

BIGNARDI VESPA BIGNARDI VESPA

Milly Carlucci, Stefania Pezzopane e il fidanzato, Fabio Volo sono le proiezioni ideali di una scrittrice barbarica?  L’agonizzazione della tv italiana. Abbiamo avuto troppa fretta di prendere in giro Agon Channel. In fondo se la tv albanese proponesse «Forte, forte, forte» di Raffaella Carrà, o la prima incidentata puntata de «L’isola dei famosi», o il lento declino di Rai3, o le serie agiografiche di RaiFiction, o i pomeriggi con Barbara D’Urso, o le domeniche con Massimo Giletti e Paola Perego, o i dibattiti di Massimo Bernardini, o le lagne dei talk, o un Sanremo con Al Bano e Romina, saremmo anche capaci di storcere il naso e di rimpiangere Pupo e Simona Ventura. 
 

BIGNARDI VESPA BIGNARDI VESPA

L’agonizzazione della tv italiana. Naturalmente le generalizzazioni vanno prese per quello che sono e le reti generaliste italiane sono ancora in grado di offrire qualche buon programma.  Però, provocatoriamente, verrebbe da dire che ormai fanno più servizio pubblico Sky e La7 della Rai, che per trovare qualcosa di interessante bisogna surriscaldare il telecomando e arrivare alle reti digitali, che i direttori di rete sono dei capistazione o poco più… 
 

BIGNARDI VESPA BIGNARDI VESPA

P.S. Agonizzazione è un termine usato in medicina (il Tommaseo parlava di «mostro» linguistico), ma procura meno ambasce di agonia: «L’agonia misteriosa de le cose» (S. Corazzini). 

 

 

2. PRODIGI TV: VESPA DOVUNQUE GIANNINO “RIAMMESSO”

Elisabetta Ambrosi per “il Fatto Quotidiano”

   

È la sera del 28 gennaio 2015 e un povero alieno insonne si collega, da un lontano pianeta, sulle frequenze italiane dell’emittente La7, dove va in onda una trasmissione chiamata Le Invasioni barbariche. Sente una voce femminile che incita un gruppo di persone sedute.

 

OSCAR GIANNINO AD ATREJU OSCAR GIANNINO AD ATREJU

“Su, pubblico, forza, salutate Bruno come vi ho insegnato, uno, due, tre”. Vede mani alzate in una standing ovation che mostrano un libro, che viene poi piazzato in una poltroncina accanto al tavolo “come il libretto rosso di Mao”. La donna cui appartiene la voce interloquisce con l’uomo in collegamento da Roma, che sorride gongolante e si schernisce per non essere “in tenuta barbarica” (“ma tu sei barbarico dentro” risponde melliflua lei).

 

Ma insomma, pensa l’extraterrestre, chi è questo Bruno che la conduttrice dice di potere finalmente intervistare dopo undici anni di programma e al quale si chiede se il potere renda disumani, se nella sua lunga carriera si sia mai sentito “sconfitto e solo”, se ora dopo tanto successo, e alla sua veneranda età, pensi di fare spazio ai giovani? Un premio nobel per la letteratura venuto a presentare le sue memorie? Un ex presidente della repubblica straniero, magari reduce da rivoluzioni e battaglie politiche? No, è proprio il Vespa di Porta a Porta.

GRILLO BACIAMANO VESPA GRILLO BACIAMANO VESPA

 

Quello che da qualche mese sta girando le reti italiane – da Otto e mezzo a Di Martedì, da Tv Talk a Domenica In passando a S’è fatta notte di Costanzo – in veste di cronista e cane da guardia del potere, di saggista e scrittore outsider, di acuto e agile opinionista al quale chiedere gli ultimi sviluppi del patto del Nazareno o i retroscena della corsa al Quirinale.

   

D’altronde, le repubbliche passano e il maquillage, per l’autore di Italiani Voltagabbana, è tanto più necessario. Cosa di meglio dunque per un pronto restyling che andare ospite nel salotto più glamour insieme a Fabio Volo e Valeria Golino, Milli Carlucci e Geppi Cucciari?

 

Niente filmati imbarazzanti, anzi: eccolo che annuncia nel 1978 il ritrovamento del cadavere di Moro, ecco la chiamata di Wojtyla nel 1998, il contratto con gli italiani di Berlusconi prontamente compensato dal giaguaro di peluche portato a Bersani e dalla puntata di Beppe Grillo.

SELFIE A PORTA A PORTA GRILLO VESPA SELFIE A PORTA A PORTA GRILLO VESPA

 

Solo assist, utili per esaltare la perfetta forma fisica che lo fa “sentire un cinquantenne”, per rivelare che da anni fa donazioni alla carità del papa, per raccontare la bellezza di un mestiere pieno di avventure – come quando correva dietro alla jeep di Castro – e le sue ambizioni infantili di fare il falegname o il medico.

   

Ma che strumento magnifico la tv, capace di riassegnare identità, cancellare il passato, rimettere chi vi compare in pronta sintonia con lo spirito del tempo. Un po’ come lunedì a Piazza Pulita Oscar Giannino, quasi commosso per l’essere stato riammesso nell’olimpo degli opinionisti tv, ogni colpa pulita dal lavacro catodico del talk show che tutto perdona. Così Vespa non è più quello che Giorgio Bocca chiamò un “servo di regime”, né il conduttore di un programma che Claudio Petruccioli, non proprio un estremista, definì “fondato su un metodo giornalisticamente miserevole”. No, Vespa oggi è solo “Bruno”. D’altronde, “noi siamo barbarici, mica dobbiamo essere seri”.

 

 

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