Marco Giusti per Dagospia
Mortacci! L’ultimo film in concorso della Mostra, “Kjaerlight” (Love) di Dag Johan Haugered ha rallegrato il pubblico dei critici, già molto provato da tutte le mattonate precedenti, con una bella storia di cancro alla prostata e cosa toglie l’operazione tra erezione e piacere al maschio che la subisce. Soprattutto al maschio gay che perde, oltre alla funzione erettile, il piacere della penetrazione anale. Ahi!
Magari molti di voi a sentir questo avrebbero preferito la masterclass di Pupi Avati oggi pomeriggio (io no), ma devo dire che questo “Kjaerlight”, secondo parte di un progetto iniziato con “Sex, Dreams, Love”, altro film a puntate che passa da festival a festival, è in realtà una commedia sentimentale ambientata a Oslo in pieno agosto (portano il golfino), anche se ambientata in gran parte in un reparto di urologia, piuttosto brillante, intelligente e molto ben recitata.
Tutto ruota attorno a una dottoressa del reparto di urologia, la Marianna di Andrea Braein Hovig, e al suo amico infermiere baffuto e bonazzo Tor di Tayo Cittadella Jacobsen. I due si scontrano all’inizio perché Marianna non spiega ai pazienti quali possano essere gli effetti di un’operazione alla prostata. E già il pubblico dei critici non giovanissimi impallidiva in sala. Poi, sul traghetto dove i cittadini di Oslo fanno di tutto, i due iniziano a volersi bene e a aprirsi.
Se Marianna ha una possibile mezza storia con un geologo divorziato con due figlie bionde ma è pronta a scoparsi qualche maschio sui siti di incontri, Tor vive di scopate occasionali con altri maschi sul traghetto, ma si lega a un certo Bjorn, che si deve operare di tumore alla prostata proprio nel suo reparto. Su tutto questo pesano i dialoghi sui progetti culturali per le celebrazioni di non so quali centenari di Oslo e le letture originali sulle origini della città. Non credo abbia grandi chances di vittoria, ma il film non è affatto male. Lo distribuisce in Italia I Wonder.