Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, leggo le (numerose) commemorazioni di Roberto Gervaso, tutte intinte nel brodo della commozione e dell’ammirazione per questo specialissimo personaggio, e allibisco. Dio come cambia il mondo, e come nessuno si ricorda più com’era e chi era vent’anni fa. Quando avevo sfiorato per la prima volta Roberto e la sua squisitissima moglie Vittoria.
Pur così distanti i nostri rispettivi trascorsi umani e professionali, avevo per lui nient’altro che simpatia e a parte i bellissimi Borsalino che lui sfoggiava. Avevo letto solo un paio dei libri scritti da Gervaso in accoppiata con Montanelli (libri scritti da lui al 90 per cento), perché quelli non erano il mio genere.
Avevo invece apprezzato il libro sacrosanto su Claretta Petacci, una donna che seguì il proprio uomo sino al fondo dell’abisso. Quanto alle sue interviste pubblicate sui giornali – quelle interviste pungenti, incalzanti, tutto sugo – andavano giù come un bicchiere di seltz al limone.
Ma soprattutto c’era che me ne strafottevo altamente che lui fosse stato iscritto alla P2, per la carriera si fa questo e altro e tutti del resto hanno fatto e fanno questo e ben altro. (Lo dice uno che smise di andare a giocare a ping-pong all’Ymca perché mi avevano chiesto di iscrivermi, e io non mi sono mai iscritto a nulla.)
E questo è il punto cruciale. Perché vent’anni fa Roberto era schivato come fosse un lebbroso, e del resto un giorno andrà fatta la storia del cannibalismo con cui alcuni giornalisti “politicamente corretti” divorarono alcuni giornalisti rivali, e ne furono drammaticamente stroncati i destini professionali di alcuni galantuomini, da Roberto Ciuni all’ex direttore del Corsera Franco Di Bella. Gente su cui venne tatuata l’ombra dello spregio, del rifiuto umano e professionale. Roberto uno di questi.
Ripeto, io me ne strafottevo che lui fosse uno di quegli iscritti e i nostri rapporti non ne furono condizionati neppure un po’. Tanto che Roberto aveva un suo libro in uscita e mi chiese di andare in non ricordo quale circolo romano a presentarlo.
Cosa che feci senza esitare, io che di solito scanso le presentazioni dei libri a cominciare dai miei. Me lo ricordo come se fossi ora. Mi alzai a dire che avevo stima e simpatia umana per Roberto. Non so quanti altri lo avrebbero fatto in quel momento. Non credo tanti quante sono le dita di una mano. Vent’anni fa, ahimè quanto diversi da oggi. Addio, Roberto.
ambrogio fogar, sylva koscina e roberto gervaso
GIAMPIERO MUGHINI
roberto gervaso e la moglie vichi roberto gervaso paolo graldi (2) roberto e veronica gervaso presentazione del libro di roberto gervaso corrado calabro roberto gervaso enrico vanzina roberto gervaso andrea monorchio enrico de campora roberto gervaso franco carraro gaetano uni roberto gervaso gaetano uni e roberto gervaso Roberto Gervaso e Maria Giovanna Maglie Roberto Gervaso e Andrea Monorchio Roberto Gervaso Andrea Monorchio e Vittoria Gervaso Assunta Almirante e Roberto Gervaso roberto gervaso