LA VERSIONE DI MUGHINI - IL MIO PROBLEMA PIÙ GRANDE DA CITTADINO ITALIANO? NON È IL RITORNO MINACCIOSO DEI “FASCISTI” BENSÌ LA ROTTURA DI COGLIONI DA “CONNESSIONE”: CENTINAIA DI EMAIL, HASHTAG, TELEFONATE DI BRAVE PERSONE CHE CHIEDONO SOLDI, AMAZON - SE FOSSI UN GRANDE NARRATORE SCRIVEREI DI QUELLO CHE MI HA COMBINATO L’ACEA E NON SU QUELLE VICENDE DI ITALIANI CHE SE LA PASSANO MALE CHE INTERESSANO TANTO IL NOSTRO CINEMA

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Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

libro di giampiero mughini libro di giampiero mughini

Caro Dago, ti confesso che il mio problema più grande di cittadino italiano del terzo millennio non è il ritorno minaccioso dei “fascisti” e bensì invece la rottura di coglioni da “connessione” e pur essendo io latitante da qualsiasi social o Fecciabook che sia. Grazie alla connessione, via telefonino o via mail, è una rottura di coglioni capillare, insistita, estenuante. Mi arrivano 240-250 mail al giorno, di cui il 98 per cento da rottamare senza neppure sbirciarle.

 

Chi ti manda il suo articolo pubblicato sull’uno o l’altro giornale o giornaletto, chi te lo manda facendo in modo che ti arrivino anche i commenti su quell’articolo, un “hashtag” che mi sfrantuma le balle per giorni e giorni. Le gallerie d’arte di Udine o di Pachino o di Asti o della provincia lombarda ti mandano tre o quattro volte l’avviso di ciascuna loro inaugurazione.

 

Telefonano brave persone che vorrebbero tu andassi e pagassi in quel determinato teatro quel determinato giorno a fini di beneficenza. Mi telefonano collezionisti di provincia che vogliono una mia valutazione di quelli che ritengono tesori bibliofili in loro possesso. Mi telefona gente che vorrebbe consigliassi loro che leggere nei prossimi mesi.

giampiero mughini (2) giampiero mughini (2)

 

Compri un libro su un sito online e da quell’istante ti arrivano centinaia di loro “promozioni” e proposte. Vado in un albergo e mi stanno perseguitando da giorni con una loro dettagliatissima richiesta di una mia valutazione della loro ospitalità. Da amazon.it mi arriva la richiesta di una valutazione del mio “Che profumo quei libri” che avevo fatto inviare alla mia amica Barbara Costa, e siccome so che a lei è piaciuto clicco subito per dire che quel libro merita le cinque stellette di valutazione massima.

 

Trappola. Apro il file e la richiesta di valutazione (e relativa recensione) riguarda tutti e 20 i libri che ho comprato ultimamente da Amazon. Intontito da una tale richiesta – impegnativa quanto un articolo, solo che dovrei scriverlo gratis contraddicendo l’articolo 1 della mia personale Costituzione –, mi ritraggo subito.

 

Non parlo poi degli enti che mi vendono luce e gas e affini. Mi capita una volta di aver dormito male e che alle 9 di mattina si presentino in due, un uomo e una donna, a chiedermi se voglio modificare in meglio il mio contratto di luce e gas presso l’Acea. Mezzo morto di sonno credo che loro siano dell’Acea e che vogliano farmi pagare qualche centesimo in meno sulle luculliane fatture che saldo ogni mese. Firmo un centinaio di carte senza nemmeno leggerle.

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No, loro erano dell’Eni che a quel punto inizia un assedio terrificante e io che dico sempre sì purché non mi rompano i coglioni. A questo punto mi richiamano dall’Acea e dicono che sono troppo affezionati a me e che non vogliono perdermi. Maledetto sia il momento. Da allora Eni e Acea si contendono il mio cadavere, giorno e notte. Per adesso pago una bolletta luculliana agli uni e una altrettanto luculliana agli altri. Ovviamente non controllo mai se è giusto o no quello che mi chiedono, penso senz’altro di sì.

 

Quanto all’Acea, se fossi un grande narratore scriverei di loro e non su quelle vicende di italiani che se la passano male che interessano tanto il nostro cinema. Una volta mi arriva un loro monito perché reo di non avere pagato una bolletta da 528 euro. Vado a controllare sul mio conto in banca, era stata pagatissima. Li avverto e allego fotocopia del pagamento. Dopo un paio di mesi nuovo avviso minaccioso, nuova mia fotocopia. Il loro fax non funziona, rimando la fotocopia.

 

Continua così per anni, i loro avvisi che si fanno sempre più minacciosi, la volta che parlo con una funzionaria dell’Acea e lei è gentilissima. Gentilissima un cazzo. Una mattina mi arriva un dipendente dell’Acea che mi vuole tagliare la luce perché sono moroso di 528 euro, un dodicesimo di quello che pago in un anno.

 

bolletta bolletta

Gli mostro la fotocopia del pagamento. Lui mi dice che capisce e mi consiglia di telefonare all’Ufficio stampa dell’Acea a dirgli qual è il problema. Telefono. Parlo da collega a collega. Lui gentilissimo. Mi ritelefona dove 20 minuti. Tutto risolto. Risolto davvero. Per una volta che l’essere un giornalista serve a qualcosa.

 

GIAMPIERO MUGHINI

 

 

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