Giampiero Mughini per Dagospia
volodymyr zelensky e vladimir putin 1
Caro Dago, mi accade poche volte ma questa volta mi è accaduto di non essere d’accordo con la sonante titolazione di un tuo pezzo, che è poi l’arma comunicativa più forte del tuo sito. Mi è accaduto di non essere d’accordo con quel “Abbiamo calato le brache” che sta in testa al tuo pezzo che fa stamane da apertura, quello in cui annunci che il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelenskiy, è finalmente disposto ad accettare un terreno di compromesso con l’invasore russo.
Ovvero accettare di dare qualcosa a Vladimir Putin, ad esempio accettare che in Crimea i russi ci si sono installati punto e basta, e non più chiedere seccamente che i russi si “ritirino come aveva fatto finora. In politica (e la guerra non è altro che la continuazione della politica) da che mondo è mondo si trova un compromesso tra le parti, in questo caso un compromesso che non violi la sovranità dell’Ucraina né l’identità che si è data a partire dal 2014, ovvero di non essere un paese satellite del gigante sovietico.
A parte che il trovare un compromesso non vedo come altrimenti si possa arrestare il bagno di sangue in Ucraina, la prolungata agonia di una guerra che il gigante sovietico non può non vincere. Ogni riferimento all’eroica resistenza della Gran Bretagna contro i bombardieri nazi dell’estate 1940 è totalmente fuori luogo. Non un solo minuto i nazi furono lì lì per vincere la battaglia d’Inghilterra, per sbarcare con probabilità di vittoria sulle coste inglesi.
Mai un solo minuto. Niente a che vedere con il rapporto di forze sui campi ucraini di oggi. Dov’è solo una distruzione che si accentua ogni giorno di più e che confesso non riesco neppure a guardare, a sopportare, comodo come me ne sto sulla poltrona di Gaetano Pesce nel guardare la televisione. Neppure un istante riesco a dire “Bravi, bravi!” agli ucraini che muoiono mentre resistono.
Non sono sopportabili neppure un istante le immagini di quella famiglia che con il loro bravo trolley se ne stava fuggendo da qualche parte e una bomba di mortaio l’ha centrata in pieno per strada, moglie, marito, le due figlie. Un’immagine atroce che è solo un millesimo di quello di atroce che sta avvenendo ogni minuto e per la prima volta in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
E laddove noi tutti eravamo convinti che dalle nostre parti non si potesse più pronunciare la parola “guerra”. La si poteva pronunciare dalle parti del Vietnam o dell’Afghanistan, non dalle parti di una nazione europea, di città che sono esattamente come le nostre, di gente che vive esattamente come noi e sulla quale sta piombando un putiferio di fuoco e di morte.
Un compromesso che faccia tacere le armi. Non c’è altra soluzione, non c’è altro stop possibile a questa tragedia. E penso che sia una fesseria quella di chi dice che appena Putin avrà ottenuto qualcosa dalla sua invasione dell’Ucraina, subito si metterà a preparare un’altra mazzata contro qualcun altro degli Stati con cui l’Urss confina. Noi ci dobbiamo convivere con l’Urss com’è oggi. Non c’è altra via di scampo. Dio santo, non c’è.
GIAMPIERO MUGHINI
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