Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, ieri sera alla puntata del “Popolo Sovrano” che andava in onda su RaiDue me la sono trovata innanzi una folta rappresentanza dei giovani italiani che stamattina sono in corteo contro “l’economia cinica ed egoista” come loro la chiamavano. Ragazzi generosi che accorrono entusiasti sulla scia delle proclamazioni della sedicenne svedese che qualcuno (ma non il mio amico Giuliano Ferrara, con il quale concordo) vorrebbe adornata del Premio Nobel per la Pace. E quei ragazzi, che agitavano un divertente cartello con su scritto “Ci siamo rotti i polmoni”, mi ricordavano il me stesso di quando avevo vent’anni ed ero un gran frequentatore di cortei di protesta, epperò con alcune e notevoli differenziazioni.
manifestazione roma per il clima
Loro ce l’hanno con “l’economia cinica ed egoista”, in buona sostanza con la società industriale e alcune delle sue grevi conseguenze sul clima e sull’ambiente terracqueo, io vivevo in un universo barbarico al di qua della società industriale e delle sue premesse. Altro che “polmoni” lesi dalle esalazioni del metano e del carbone. La mia famiglia era talmente malridotta economicamente che per un lungo periodo non potevamo permetterci neppure un frigorifero, e dunque neppure le sue esalazioni di anidride carbonica. Mia madre metteva i cibi sul balcone a tenerli in freddo al possibile. La nostra casa, costruita all’alba dei Sessanta, non aveva alcun sistema di condizionamento del caldo e del freddo. In inverno disponevamo in tutto e per tutto di una stufetta elettrica che a turno smistavamo da una stanza all’altra.
Nella mia stanzetta-studiolo io lavoravo con addosso il cappotto, e per fortuna che l’inverno catanese non era dei più agghiaccianti. D’estate andavamo a fare il bagno sulle rocce che davano sul mare, perché non avevamo i soldi di che pagare l’ingresso in uno stabilimento. Ho fatto la prima vacanza della mia vita 16 anni, in un alberghetto di terz’ordine sulla collina di Nicolosi, io, la mamma, la nonna e il cane Giotto.
Appena ho potuto sono fuggito lontano dal mare e dai fichidindia siciliani per andarmene dove c’era un abbozzo di “economia cinica ed egoista”, dove si stavano costruendo case a caterve con relativi impianti di condizionamento dell’aria, dove c’erano aziende che producevano ed esalavano gas mefitici, dove la natura immacolata veniva talvolta violata, dove l’uso dell’auto individuale (e relativo inquinamento) per il trasporto in città era già notevolmente diffuso, dove c’erano le prime manifestazioni del turismo di massa proprio ad una società affluente. Quello che ancora la metà dell’umanità non vede l’ora di poter fare.
Questa è la realtà, non le favole raccontate da una qualche e vispa sedicenne. Questa è la realtà dura e contraddittoria con la quale dobbiamo fare i conti, e al più presto. Pulire i mari, congedarci dal carbone e dal metano e tutto il resto, ma certo. Usando tutti gli strumenti prodigiosi che ci offre la società industriale. Altro che i cortei, quelli che io non posso più fare perché devo sgobbare per pagare le tasse e per pagarmi i pannelli fotovoltaici, che anche quelli non sono un dono del signore.
GIAMPIERO MUGHINI
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