Giampiero Mughini per Dagospia
alain delon frank costello faccia d'angelo
Caro Dago, stamane ho passato due ore in uno stato di ipnosi ed è quello che mi accade sempre da quando nell'inverno del 1967 ho visto per la prima volta, quando vivevo tra Parigi e Versailles dov'ero lettore di italiano in un liceo, il film Frank Costello faccia d'angelo del regista francese Jean-Pierre Melville. Il film (lo proiettavano su Iris) dove troneggia da attore protagonista un Alain Delon la cui fascinosità è ai limiti dell'umano.
In molti lo reputano il capolavoro del regista francese, che di altri bellissimi film ne ha fatti molti e di cui temo che un odierno e giovane spettatore cinematografico non sappia nulla di nulla. E ammesso che oggi si possa dire di qualcuno che è uno "spettatore cinematografico", e non semplicemente uno che due o tre volte l'anno entra in un cinema. Oggi che a modellare l'immaginario di ciascuno di noi il cinema conta meno dei social e dei relativi influencer, parola con cui mi ci pulisco le ciabatte.
alain delon frank costello faccia d'angelo
Oggi che sarebbe impossibile fare dei film alla maniera di quelli che faceva Melville, tanto assolutamente prelibati quanto assolutamente spartani. Oggi che non esistono attori alla maniera dell'Alain Delon di mezzo secolo fa, il Frank Costello del film, uno che si poteva permettere di dire dieci parole per tutta la durata di un racconto cinematografico dove lui non faceva altro che prendere la metropolitana parigina e andare non sapevamo dove, munito in tutto e per tutto di un impermeabile e di un cappello e a volte di una piccola rivoltella tipo quella che nei giorni scorsi ha avuto a disposizione il parlamentare di Fratelli d'Italia Emanuele Pozzolo.
Oggi che non esistono più la Francia e la Parigi del 1967, una nazione e una capitale che facevano allora sentimentalmente da centro del mondo persino ad attraversarla in metropolitana. Niente, niente, niente, non c'è più niente di quanto mi ipnotizzò per la prima volta in una sala cinematografica di Versailles nel 1967 e che continua a ipnotizzarmi esattamente come allora. Credo di averlo già visto almeno quattro volte il film di Melville, e non penso che questa sia l'ultima. E ogni volta appena entra in scena il personaggio femminile che nel film funge da fidanzata di Delon, e cioè l'attrice cinematografica Nathalie Delon (che era all'epoca sua moglie e che è morta di cancro nel 2021), mi manca il fiato innanzi a una tale bellezza francese, anzi parigina.
ALAIN DELON - FRANK COSTELLO FACCIA DANGELO
E naturalmente conta non poco, nel mio stato di ipnosi innanzi al film di Melville, il pensare a quel che è divenuto, dopo l'ictus di alcuni anni fa, il Delon di oggi. Di cui sono innanzitutto i figli a dire quanto sia fisicamente malmesso e vicino a precipitare nell'abisso che chiude la vita di ognuno di noi.
Quel giorno maledetto che lui dovesse finire di vivere, di certo lo onoreranno in tv con una proiezione di Frank Costello faccia d'angelo, con lui solitario e braccato che percorre il sottosuolo di Parigi e finché non lo crivellano di colpi dai tanti che erano a volerlo morto. E' la fine del film, la fine di tutto. Com'è di tanta parte della nostra vita odierna, dove non abbiamo più nulla cui aggrapparci di quello che avevamo. Les jeux sont faits.
GIAMPIERO MUGHINI