Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, leggo solo sulle tue pagine - perché di tutte le altre pagine web me ne strafotto - di Tizio e Caio che racconta di avere avuto una storia ricca di faccende di letto con Tizia e Caia. E gran litigi e gran schiamazzi di Tizia e Caia che dicono di no, che non poteva essere, che quell’uomo era troppo “piccolo” per lei.
Allibisco e degli uni e delle altre.
Allibisco che qualcuno possa raccontare le sue cose private e strombazzarle e vantarsene, quelle cose private che stanno nascoste e silenti in fondo alla nostra anima e alla nostra memoria, e che per nessuna ragione al mondo dovrebbero venire alla superficie. Allibisco di tanta volgarità e che una tale volgarità irrompa talmente alla superficie del nostro attuale schiamazzo massmediatico. Mai e poi mai e poi mai il più minuscolo particolare della mia vita personale lo affiderei a un giornale o a un canale tv, mai e poi mai.
In quei sette anni che una fanciulla mi fece vedere i sorci verdi, mai un volta ho fatto il suo nome all’amico fraterno con cui mi vedevo un giorno sì e l’altro pure. Forse lo avrei fatto sotto tortura o forse avrei fatto come il libraio parigino Pierre Brossolette che agguantato dai tedeschi e torturato a lungo, appena intravide un varco si scaraventò giù dal quarto piano a morire pur di non svelare i nomi e gli indirizzi dei suoi compagni della Resistenza francese. Mai un nome, mai un particolare della propria vita personale. E come altrimenti potrei guardarmi allo specchio, la mattina, ed essere talmente lieto di quello che vedo.
GIAMPIERO MUGHINI