Lettera di Antonello Piroso a Dagospia
"Come mai non hai commentato il caso Scurati?".
Ancora stamattina, aprendo il telefonino alle 6.00, ho trovato un messaggio whatsapp di questo tenore.
A parte il fatto che non è necessario commentare tutto, sempre e comunque, ho fatto notare che durante il weekend la mia rubrica radiofonica non va in onda, che sarei intervenuto oggi (come ho fatto: provare per credere su virginradio.it), ma che avevo scritto un tweet sabato, prendendo in prestito l'amarcord di una vecchia intervista del 2008 a Crozza, in cui in sostanza sosteneva che essere censurati è una gran botta di cuBo, dal momento che da lì in poi - Crozza non lo dice ma lo faccio io- avrai, mediaticamente parlando, la sacra aura del martire dell'arte e dell'informazione, e il tuo personaggio diventerà inscalfibile.
Ma non è per questo che approfitto dello spazio che mi concedi.
E' per segnalarti un episodio, assolutamente marginale, che però dà l'idea sulla confusione che -appare abbastanza lampante- ogni tanto regna in qualche stanza di viale Mazzini.
L'anno scorso cadevano i 40 anni dal vergognoso arresto, e dalla ancor più indegna passerella con le manette ai polsi, di Enzo Tortora.
Mi viene suggerito: perchè non riproponi, aggiornato, il monologo che avevi portato su La7 nel 2008, in occasione del 20esimo anniversario della morte di ET?
Detto, fatto. Anche perchè è una delle poche cose di cui posso andare orgoglioso, professionalmente parlando, e che andò pure bene in tv ("Quattro virgola sette televisori su 100 erano accesi sul sudore, sull'anima, sulla passione con cui Piroso ha raccontato quello che è lo scandalo italiano", nientemeno!, cit).
Massimo Levantini si offre di produrlo in teatro. Fissiamo la data del 17 giugno a Roma -il blitz scattò proprio in quel giorno del 1983-, spargo la voce incassando la disponibilità di un po' di persone a essere presenti quella sera, compresi un paio di ministri (solo che per quella data a Roma scopriamo non esserci spazi liberi, quindi scegliamo Genova, dove Tortora è nato, il che fa venire meno quelle stesse disponibilità), decidendo di riprendere il tutto con le telecamere per ricavarne 75 o 90 minuti per uno "speciale".
Qualcuno (tu per primo) ne scrive, qualcuno mi intervista, Rainews fa un servizio, il Tg5 addirittura nell'edizione delle 20 (grazie Clemente J, sempre obrigado).
Al contempo contatto - direttamente e per interposta persona (altri soggetti Rai, non politici, perchè non ci siano illazioni)- alcuni dirigenti di viale Mazzini (niente nomi, scusa: ma per indole in determinati frangenti non mi piace maramaldeggiare) che, a diverso titolo, potrebbero secondo me essere interessati all'eventuale messa in onda, tanto più che Tortora è sempre stato un uomo Rai (anche se la Rai lo licenziò due volte, giusto per non dimenticare).
Registro grande entusiasmo e virtuali pacche sulle spalle.
Ma con le mani avanti: "Basta che non sia troppo costoso...".
Fornisco ampie rassicurazioni.
Aggiungo che non hanno alcun obbligo.
Che fornirò il prodotto montato.
E poi loro, dopo averlo visionato, decideranno in completa libertà se acquisirlo oppure no, e amici più di prima.
Ottimo, mi dicono.
Sentiamoci quando il manufatto sarà pronto.
Perfetto, replico io.
E così avviene.
Faccio la serata.
Teatro stracolmo.
Alla fine di giugno annuncio che la postproduzione è terminata, e nella mia valutazione è assolutamente degno del "servizio pubblico" nell'accezione migliore del termine.
Mi viene risposto: bene! Benissimo! Ti ricontattiamo noi per vederci di persona.
Dopo di che, puff! Spariti.
Nessuna ulteriore interlocuzione.
Nada de nada.
Un silenzio catacombale.
Ma che, si fa così?, ti chiederai.
Io non so spiegarti "perchè il nostro amore appena nato è già finito" (altra cit).
Ho fatto un altro paio di tentativi, pro forma, e poi ho mollato il colpo.
Non sono un venditore di pentole, non devo "piazzare" nulla.
Ci avevano, evidentemente quanto legittimamente, ripensato.
Si erano accorti che non gli piaceva il tema della malagiustizia?
Oppure che non andavo bene io?
Oppure che il combinato disposto Tortora/Piroso era "too much"?
Boh, vai a sapere.
Ma almeno rispondere al telefono, all'email, ai messaggi, non dico per altro: per buona educazione.
Bastava un semplice: "Grazie, non siamo più interessati", anche senza vederlo.
Perchè ne parlo solo ora?
Ma è chiaro.
Perchè è anche da questi particolari che si giudica un giocatore (e pure questa è una cit, l'ultima).
ANTONIO SCURATI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE