Estratto dall'articolo di Luca De Vito per www.repubblica.it
"Ora faccio musica e mi sto comportando bene. Ma di quello che ho fatto io, qua in Italia, gli altri rapper non hanno fatto manco un quarto". Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, raccontava in un'intervista a Vice i suoi esordi nella microcriminalità: un lungo elenco di furti, rapine, resistenze a pubblico ufficiale, lesioni di cui ha sempre fatto vanto e che hanno alimentato la sua fama di trapper "maledetto", più noto per i reati che per la musica.
Elenco a cui aggiunge adesso l'ultimo episodio, la rissa con sparatoria di Corso Como. Nato a Lecco nel 2001 da famiglia marocchina, Zaccaria vive un'infanzia di povertà. Nel 2012 per la prima volta va in una comunità per minori a Torino: era stato colto in flagrante a rubare vestiti da un negozio. È l'anno in cui per lui finiscono le estati spensierate del bambino e cominciano quelle dei guai con la giustizia. Entra ed esce dalle comunità di mezza Italia: Rimini, Bologna, Brescia.
Da qui il suo soprannome: le cronache dei giornali locali riportavano fatti di cronaca che sembravano opera di una baby gang, senza sapere che in realtà c'era dietro soltanto lui.
LA FOTO DI GRUPPO DELLA GANG 18 - NELLE FRECCE I MEMBRI COINVOLTI NEL PESTAGGIO DEL 17ENNE A OSTIENSE
La prima volta in carcere Zaccaria ci va a 15 anni: finisce dentro per aver picchiato un poliziotto, anche se sostiene di essere stato aggredito per primo. Due mesi al minorile di Bologna e poi il trasferimento al Beccaria di Milano. Comincia a fare avanti e dietro tra carcere e comunità, scappa e viene riacciuffato, finché la pena si esaurisce. […]
Il nome di Baby Gang torna alla ribalta nell'aprile del 2021. Stavolta per un video girato in strada a San Siro insieme all'altro rapper Neima Ezza. Per quelle riprese nessuno ha chiesto i permessi e non si possono fare assembramenti per le restrizioni per il Covid, ma nonostante questo in piazza Selinunte arrivano centinaia di ragazzini radunati dal tam tam social. L'intervento delle forze dell'ordine genera un caos che finisce con guerriglia in strada e una sassaiola, per fortuna senza feriti gravi. […]
ANNUNCIO DEL VIDEO DI BABY GANG GIRATO IN CARCERE
Poco dopo arrivano le perquisizioni: Baby Gang si fa fare un video in cui si vede lui che gioca con i videogame mentre gli agenti cercano nel suo appartamento. E lo pubblica su Instagram, l'ennesima sfida. […]
Nel frattempo colleziona Daspo come se fossero medaglie: a settembre del 2021 ne arrivano tre nel giro di poche settimane, con il divieto di avvicinamento a Milano, Lecco e Riccione.
E cresce anche la sua fama come trapper: le serate nei locali si moltiplicano, i concerti sono sold out e mezza Italia lo chiama per esibirsi (anche se alcune date vengono cancellate prima dell'esibizione e dopo le segnalazioni della Polizia ai gestori delle location).
A gennaio di quest'anno viene arrestato insieme ad altri rapper, sono accusati di aver avvicinato dei giovani alle Colonne di San Lorenzo e averli bloccati e colpiti per farsi consegnare denaro e gioielli. Baby Gang finisce a San Vittore, ma le accuse non reggono: il tribunale del Riesame dà ragione al suo avvocato Nicolò Vecchioni il quale sostiene che né i riconoscimenti fatti dalle vittime né l'analisi delle celle telefoniche fossero sufficienti a giustificare una misura così forte, anche perché il volto di Zaccaria era ormai noto e le testimonianze potevano essere condizionate.
ANNUNCIO DEL VIDEO DI BABY GANG GIRATO IN CARCERE
Esce dopo neanche un mese in cella e il giorno dopo fa esplodere fuochi d'artificio davanti a San Vittore. Non solo. Dopo poco annuncia sui social di aver girato un video dentro al carcere: sono le immagini che userà per la sua clip "Paranoia", girate con un telefonino fatto entrare di nascosto. Motivo per cui sarà indagato per il reato 391 ter che punisce sia "chi indebitamente procura a un detenuto un apparecchio telefonico" sia il detenuto che lo riceve e lo usa.
Ad aprile un altro colpo di testa: è in giro con un amico in scooter, non si ferma all'alt di due poliziotti in via Costa, aggredisce gli agenti a calci e scappa. E si arriva così alla notte di luglio in Corso Como. Molto probabilmente lo stile di Baby Gang è una strategia puramente mediatica: una continua sfida alle regole e alle autorità, anche a costo di pagarne un prezzo con la giustizia, pur di alimentare l'immagine da ribelle che porta fan e follower. "Fa parte del gioco", dice Zaccaria. Solo che stavolta ci sono di mezzo le pistole.
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