L'EPOCA D'ORO DEL VAFFANCULO – DAL MEDIEVALE “PUTTANA” AL FRANCESE “MIGNOTTA”, LE PAROLACCE NON SONO MAI STATE COSÌ PRESENTI NEL DIBATTITO PUBBLICO. CE LO SPIEGA IL LINGUISTA PIETRO TRIFONE NEL SAGGIO “BRUTTE, SPORCHE E CATTIVE” - E, TRA ABUSI ED ECCESSI C’È CHI COME COSTANTINO DELLA GHERARDESCA, RICORDANDO UN INSEGNAMENTO DI DAGO, RIVENDICA L'ORGOGLIO “FROCIO” CONTRO L'ORGOGLIO GAY DEI “FIGHETTI”  

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Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera”

 

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Non accenna a tramontare la parolaccia primordiale. Andate su Google e cercate «puttana». La troverete ovunque: è il primo insulto che viene rivolto dall'uomo alla donna. Ed è il primo termine attestato dai vocabolari con la qualifica di «volgare», l'unico risalente al XII secolo.

 

Ce lo insegna il linguista Pietro Trifone in Brutte, sporche e cattive (Carocci editore), un agile studio sull'origine e l'attualità delle parolacce. Ancora prima di «puttana», per la verità, compare il sinonimo «puta» o «putta»: un «fili dele pute» è presente nell'antica iscrizione inserita all'interno di un affresco della basilica sotterranea di San Clemente a Roma, che si guadagna l'alloro di «capitale italiana del turpiloquio».

 

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Per dire prostituta, il repertorio è fantasioso: «bagascia», «baldracca», «battona», «paracula», «troia», «zoccola», «mignotta», dal francese «mignot(t)e», la favorita.

 

Sesso ed escrementi sono i due campi ai quali tradizionalmente viene associato l'insulto, ma le cose negli ultimi anni sono un po' cambiate: e se il più classico dei «vaffanculo» ha un valore poco più che espressivo-emotivo, dire «frocio» ha accresciuto la connotazione ideologica discriminatoria, mentre «negro» l'ha acquisita.

 

costantino della gherardesca 1 costantino della gherardesca 1

«Parla' froscio» designava il parlar male tipico del forestiero, probabilmente derivante da «parlare floscio», ovvero con la erre moscia francese. Un'altra interpretazione risale all'uso xenofobo di «froge» riferito alle (presunte) narici grosse dei tedeschi.

 

Fatto sta che lo stesso meccanismo ha indotto i greci a chiamare gli stranieri «barbari», cioè balbuzienti, e gli italiani a chiamare «buggeroni», cioè sodomiti, i bulgari.

 

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Il repertorio sessista è molto ampio e va da «culattone» a «recchione» a «finocchio», mentre «checca» viene sottilmente considerato più dispregiativo che volgare.

 

Pur tuttavia, qualche settimana fa Costantino della Gherardesca sul Foglio ha rivendicato l'orgoglio «frocio» contro l'orgoglio gay dei «fighetti» che ambiscono a metter su famiglia.

 

Del resto, avendo trionfalmente invaso il dibattito pubblico, l'insulto sta vivendo un'epoca d'oro. Non deve sorprendere se diventerà un motivo di vanto non solo per chi lo pronuncia ma per chi lo riceve: presto arriveranno i burini e i buzzurri fieri di esserlo. Un buon modo per uccidere la parolaccia.

 

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