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Mario Fabbroni per www.leggo.it
Sono alla fermata del bus, fuori dalla metro, davanti ai distributori di carburanti in modalità self service. Obbligate a vendere il loro corpo. Lo mettono mostra con vestiti succinti: anzi, il più delle volte non ne indossano affatto.
Donne e trans. Sguardi tristi e frasi inequivocabili all’indirizzo di chi passa. L’esercito del sesso a pagamento è tornato a conquistare Roma come nei tempi più bui. E non si nasconde.
Strade trasformate in vetrine a luci rosse, la Capitale proibita si offre all’imbrunire. Come in questi ultimi giorni, tra Ostiense e l’Eur lungo viale Marconi, Ponte Marconi e la Cristoforo Colombo. È un gigantesco mercato senza vergogna, che fattura alle organizzazioni criminali che lo gestiscono cifre da capogiro se i numeri delle “schiave del sesso” non ingannano.
Domenica ne abbiamo contate 52 in meno di un chilometro. Lunedì siamo tornati con le telecamere (il filmato-verità che si può vedere su leggo.it) e il nostro “contatore” ne ha fissate 24: 13 su viale Marconi e 11 sulla Colombo. Ma è solo una piccola parte di un degrado urbano cui nessuno pone argine. Inutili le segnalazioni dei cittadini (Leggo ora vi mette a disposizione una mail denuncia@leggo.it).
Tanti invocano il perduto decoro della Città Eterna, il Covid che dovrebbe suggerire ben altre precauzioni. Anche perché vanno soprattutto salvate queste ragazze finite nelle mani della criminalità e sfruttate senza pietà. Altro che piacere, sono solo macchine da soldi senza diritti. La loro vita è spesso terribile: molte vengono dall’Est, sognavano casa e figli invece del marciapiede.
E invece niente controlli, zero pattuglie delle forze dell’ordine, anche le telecamere non riprendono più clienti e targhe. Il Campidoglio e la Sindaca Raggi si voltano dall’altra parte, la gente è sfiduciata, qualcuno copre gli occhi ai bimbi in auto.
Inizia un’altra notte, e Roma farà di nuovo la stupida.
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