Federica Angeli per La Repubblica – pubblicato il 10 febbraio 2016
Carabinieri che arrestano carabinieri. Un'indagine partita intercettando un gruppo di pusher e che ha portato all'amara scoperta. Quattro mele marce nell'Arma dei carabinieri che in cambio di informazioni non solo chiudevano un occhio e consentivano agli spacciatori di continuare indisturbati la loro attività, ma rivendevano la droga sequestrata.
Sequestri che però sulla carta non era formalizzati. Ovvero droga che passava per gli uffici dei carabinieri che poi però veniva rimessa sul mercato. Per questo stamattina all'alba sono stati ammanettati dai loro stessi colleghi. Quelli buoni. Quelli che credono che il mestiere del carabinieri sia una missione per proteggere i più deboli.
Si tratta di quattro sottufficiali del nucleo investigativo di via Selci: Antonio De Cristofare, Massimiliano Marrone, Bruno Sepe e Claudio Saltarelli. I 4 erano stati allontanati un mese fa dal reparto con una scusa e destinati ad uffici non operativi. Gli altri 5 arrestati sono spacciatori e confidenti dei militari.
Così questa mattina, i Carabinieri del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Roma hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma - Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e peculato.
carlo verdelli federica angeli foto di bacco
L'indagine trae origine dalla necessità di verificare il coinvolgimento nell'attività di cessione di stupefacenti di quattro Carabinieri, inseriti all'epoca dei fatti in una struttura investigativa deputata al contrasto dello spaccio di droga ed attualmente destinati ad un'articolazione logistica dell'Arma.
Gli approfondimenti investigativi sono stati affidati alla più prestigiosa unità investigativa della capitale, capace di neutralizzare gli insidiosi stratagemmi e le cautele attuate dai carabinieri indagati per non incorrere nel disvelamento delle loro azioni illecite. Il rigore con cui sono stati svolti gli accertamenti investigativi, la cura, la solerzia istituzionale, sempre rivolta a tutelare la sicurezza dei cittadini hanno consentito di smascherare i loschi traffici tra i quattro militari e i loro cinque complici confidenti - oggi raggiunti dal medesimo provvedimento cautelare in carcere - i quali si occupavano della custodia e della successiva commercializzazione dello stupefacente sottratto nel corso di sequestri antidroga.