Giannino della Frattina per “il Giornale”
vittorio feltri fuma una sigaretta 3
Nell' orgia dei divieti che in questi giorni ci stanno flagellando, come se non bastasse l' afflizione imposta dall' infuriare del virus, il sindaco di Milano Giuseppe Sala pensa bene di aggiungerne anche un altro. Divieto più, divieto meno, ora arriva anche quello di fumare. Non solo al chiuso, ché quello è in vigore già da tempo, ma pure all' aperto. Ben fatto, dirà qualcuno pronto a ricordarci quanto sia importante occuparsi, e sempre con maggior rigore, della nostra salute.
A maggior ragione in queste giornate nelle quali ancor più del solito stiamo capendo quanto sia importante e quanto poco basti a perderla. Ma altrettanti saranno quelli pronti a indignarsi e magari anche a ribellarsi gridando all' ennesima libertà negata, quella di sentirsi un po' tutti Humphrey Bogart, occhi negli occhi con Ingrid Bergman in Casablanca.
Niente da fare. Almeno a Milano. Perché dal prossimo primo gennaio fumare sarà assolutamente vietato alle fermate dei mezzi pubblici (nel raggio di ben 10 metri), nei parchi, nelle aree attrezzate per gioco, sport e attività per bambini, nelle aree cani, sugli spalti delle strutture sportive. E quindi negli stadi. E perfino nei cimiteri, dove finora nemmeno la vicinanza con le care salme ha dissuaso i tabagisti a rinunciare a una bella «bionda».
A stabilirlo una delibera del «Regolamento della qualità dell' aria» già approvata dalla giunta a Palazzo Marino e che dovrà approdare per la discussione in consiglio comunale già lunedì. Ultima possibilità per gli adepti di sigaretta, sigaro e pipa per sperare in un colpo di scena. Praticamente impossibile, vista la maggioranza di centrosinistra che guida la città e non sembra per nulla intenzionata ad abbandonare la crociata anti fumo.
«È un provvedimento che ha un duplice significato - ha spiegato l' assessore alla Mobilità Marco Granelli nel corso della commissione consiliare di ieri convocata in videoconferenza -, perché aiuta a ridurre il Pm10, le particelle inquinanti che sono più nocive per i polmoni, ma fa anche un' operazione di prevenzione della salute». Sarà forse vero se si parla dei bronchi dei milanesi, anche se immaginare che le sigarette incidano sulla quantità del Pm10 che opprime la metropoli ingolfata di traffico, industrie e caldaie non sempre ecologiche, appare un tantino azzardato.
Mentre meno azzardato è ricordare all' assessore che otto edifici pubblici sono ancora riscaldati a gasolio. E verrebbe da chiedere come mai se il fumo fa così male, lo Stato continui a lucrarci, imponendo un' abbondante tassazione proprio sul tabacco. «Pensiamo sia una spinta ulteriore che diamo per migliorare la salute - assicura Granelli -. E questo ha un significato maggiore adesso, con la pandemia in corso». Anticipando che si tratta di un primo passaggio «verso il 2030 quando si introdurrà il divieto di fumo all' aperto in area pubblica». Il 2030. Chi vivrà, vedrà.
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