Francesco Grignetti per “La Stampa”
La sbornia elettorale è appena passata. E immediatamente si ricomincia a litigare dentro la maggioranza sulla Giustizia. Primo effetto: dopo ore di discussione, slitta il voto su due decreti legislativi del governo alla competente commissione della Camera. La solita faglia che divide garantisti e giustizialisti. Uno dei decreti legislativi riguarda i reati di riciclaggio e autoriciclaggio.
L'Italia è in ritardo con una direttiva europea che ci impone di allargare il perimetro del reato. Non basta che l'imputato sia consapevole di reinvestire i proventi di un reato grave. Sarà sufficiente, per incappare nel reato di riciclaggio, anche il reinvestimento dei proventi di un reato minore, persino di un reato colposo. Ma a Vittorio Ferraresi, M5S, non basta.
la ministra marta cartabia foto di bacco
La sua proposta è di equiparare il «nuovo» riciclaggio ai reati di mafia e terrorismo, nel solco della Spazzacorrotti che portava la firma del suo riferimento politico, Alfonso Bonafede. E allora chiede che in futuro se ne occupino i magistrati specializzati a livello distrettuale. E anche che si possano usare agenti sotto copertura e il trojan per intercettare.
Proposta che viene rigettata da un ampio fronte garantista, dal Pd ai liberal di centro, al centrodestra, che già digeriscono male come sarà allargato a dismisura il reato. D'altra parte, chiarisce Ferraresi nel suo parere, «si è reso necessario l'ampliamento dei reati presupposto dei reati di riciclaggio comprendendovi le contravvenzioni e, nel caso del riciclaggio, dell'autoriciclaggio e del reimpiego, anche i delitti colposi».
Enrico Costa, di Azione, non ha tardato a twittare maliziosamente: «Prima proposta M5S alla Camera dopo la scoppola elettorale. Estendere l'utilizzo del trojan». Stesso palcoscenico, qualche minuto dopo si procede a parti invertite.
In discussione è un altro decreto legislativo, a recepimento di una direttiva europea sul rafforzamento della presunzione di innocenza. Enrico Costa è il relatore. Fosse per lui, il governo concede pure troppo alla comunicazione delle procure. Perciò si facciano i comunicati quando proprio serve, «ma impersonali, senza dare nomi e foto dei magistrati che procedono».
giuseppe conte alfonso bonafede
No alle conferenze stampa e no anche ai comunicati delle forze di polizia, «sbilanciati intrinsecamente, perché danno conto solo dei primi passi di un'indagine, mai di come è finita». Ferraresi, all'opposto, vorrebbe togliere la camicia di forza alla comunicazione dei magistrati, e perciò note ufficiali e conferenze stampa siano «preferibilmente» la via maestra di informare, ma non esclusiva. Per il M5S va conservato anche il rapporto personale del magistrato con il giornalista.
Costa fa però una battaglia anche sul diritto al silenzio, anch' esso tutelato dalla direttiva europea. È un principio costituzionale, il diritto di non rispondere alle domande. Però poi la giurisprudenza ti bastona se ti avvali di questo diritto. È successo a Mimmo Lucano, per dire, che il tribunale gli abbia appena negato le attenuanti perché non ha accettato l'interrogatorio.
E Costa chiede che non incida quando si dovrebbe avere il risarcimento per ingiusta detenzione. Infine, se un atto giudiziario, salvo le richieste della procura, definisce un cittadino «colpevole» anzitempo, egli ha diritto a far correggere l'atto. Per il M5S, va consentita la piena libertà di espressione, motivazione e illustrazione del convincimento del Giudice. Contrari i garantisti.